Cioccolato spalmabile? Tutta la verità. Non sempre siamo in grado di giudicare la qualità di un prodotto industriale. Lo assaggiamo, è buonissimo, poi leggiamo l'elenco degli ingredienti, e arrivano i sudorini freddi.
Mmm che cioccolato,
dammi il cucchiaino,
fai assaggiare un
pochettino,
ma che bontà, ma che bontà,
ma che cos'è questa robina
qua,
ma che bontà, ma che
bontà,
ma che gustino questa roba
qua,
ma che bontà, ma che
bontà,
ma che cos'è questa robina
qua,
ma che bontà, ma che
bontà,
ma che gustino questa roba
qua,
Cioccolato svizzero?
No?
Cacao della Bolivia?
No?
Ma che cosa sarà mai
questa robina qua.
Cacca!?!?
Era molto più semplice quando tutto era o buono o cattivo, si mangiava un cioccolato autarchico col sapore di cicoria e sembrava buonissimo poi è arrivata lei.....
Adesso, nei momenti di crisi glicemica o esistenziale, si apre la dispensa e si recupera il barattolo, nascosto, in fondo all'armadietto, lontano da tutti ma soprattutto da se stessi, del cioccolato spalmabile, che tutti conosciamo, di cui, a scanso di grane, non faccio il nome. Ma prima del 20 aprile 1964, giorno in cui fu prodotto ed aperto il primo barattolo, come si rallegravano le merende di grandi e piccini?
Era almeno dagli anni Venti che i Ferrero ci provavano, a creare una merenda economica, al cioccolato, da mangiare col pane. Più che hai bambini allora avevano pensato agli operai, generazioni di lavoratori abituati a pane e frittata, avrebbero dovuto, secondo il loro parere, portarsi da casa fettone di pane spalmate di cioccolato. Bene, perchè dalle idee sbagliate a volte nascono quelle geniali.
Cominciarono col sostituire il cioccolato autarchico, che si mangiava a quei tempi in Piemonte, con un pastone fatto con poco cacao e molte nocciole, tritate fino a essere ridotte in polvere: il gianduia. Le nocciole, naturalmente, perchè erano e sono abbondantissime in Piemonte e spesso i contadini non sapevano che farsene. E questo finchè, nel 1945, cercando di migliorare il prodotto si aggiunse il burro di cacao ottenendo una pasta lucida e morbida, che si poteva fare a fette, al sapor di cioccolato, ma soprattutto, che costava pochissimo. Nell’Italia stremata dalla guerra nessuno aveva soldi da buttar via in dolcezze e voluttà. Gli ingredienti erano più o meno quelli odierni: zucchero, nocciole, grassi vegetali e cacao. Il Giandujot, o Pasta gianduja, arrivò nei negozi nel 1946 ad un prezzo di 4-5 volte inferiore del cioccolato tradizionale; il Nocciolato, una specie di marmellata solida in pani, avvolti nella stagnola, da vendere a peso e tagliare a fette per imbottire i panini.
Il
passo successivo fu quello di rendere la pasta al cioccolato da affettabile a
spalmabile. La leggenda vuole che nella calda estate del 1949, la pasta gianduja si sciogliesse e che alcuni intraprendenti negozianti cominciassero a venderla come crema da spalmare
sul pane. A
quel punto Ferrero ritoccò la formula e rese la pasta più morbida, facendo sì
che si potesse spalmare sempre, a prescindere dalla temperatura esterna. Nell’impasto il burro di cacao, fu sostituito da una miscela di olii vegetali. Che olii? Quello rimane il segreto che rende unico ed inimitabile il loro cioccolato spalmabile.
La
cucina economica vi insegna come fare in casa il vostro cioccolato spalmabile alle nocciole
Ingredienti
100 g zucchero
di canna
100 g nocciole
sgusciate
360 g cioccolato
fondente
180 ml latte
Versate in
una casseruola capiente le nocciole e tostatele a fuoco lento per 10
minuti, mescolando di tanto in tanto. Polverizzate lo zucchero fino a ottenere una
consistenza quasi impalpabile. Aggiungete le nocciole tostate e frullate a
velocità massima. Trascorso qualche minuto, aiutandovi con una spatola,
eliminate il composto dalle pareti del mixer e riprendete a triturare. Ripetete
questa operazione a intervalli regolari finchè le nocciole e lo
zucchero assumeranno dapprima una consistenza solida, poi si inizierà a creare
una vera e propria crema di nocciole. Si deve ottenere un composto omogeneo e denso, a quel punto aggiungete il cioccolato sminuzzato
grossolanamente e continuate a frullare. Dopo qualche minuto unite a filo il
latte fino al completo assorbimento. Spostate
la salsa così ottenuta in un pentolino e cuocete a bagno maria, mescolando con una frusta, fino a ottenere una consistenza densa, per circa 20 minuti. Lasciate raffreddare, non completamente, poi, invasate in un barattolo sterilizzato. La consistenza
ottimale si avrà solo al completo raffreddamento della crema che potrà
essere servita il giorno successivo alla preparazione.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il tuo contributo