Pellegrino Artusi, caffè, the, cioccolata. C'è un ora giusta per ogni cosa. Appena svegli, col piede che non riesce a scollarsi dal materasso, il nostro corpo ci richiede a gran voce gran
dosi di caffeina, in pochi minuti vogliamo/dobbiamo passare dallo stato letargico lasciatoci dal sonno alla massima efficienza e con una voce che sembra uscita dal film 'L'esorcista', riusciamo a dire solo...caffèèèèè, nero, forte. Ma la giornata prosegue fuori, scatta l'ora del cappuccino, col caffè doppio, macchiato caldo e con una schiuma che sembra uscita da una vasca da bagno, e non si dimentichi il cornetto! Ma se siete in Sicilia questa è l'ora della granita di caffè con la pastarella, da gustare lentamente, seduti al tavolino del bar, con stampata in faccia l'aria rilassata di chi non ha nient'altro da fare che godersi il passeggio. Poi ora dell'aperitivo, ora del brunch, tramezzino al volo, altro caffè e via di corsa fino alla pausa pomeridiana. Thè assolutamente, pettegolando con le amiche, ma cioccolata, scura dolce e forte nel tètè à tètè con l'amica in crisi.
775 CAFFÈ-LATTE GELATO
Nei
grandi calori estivi si può gustar con piacere un caffè col latte condensato a
granita, nelle proporzioni seguenti:
Latte,
un litro.
Caffè,
mezzo litro.
Zucchero,
grammi 300 che, messo nel latte, potete sciogliere al fuoco.
Versate
il composto nella sorbettiera, come per i gelati in genere, e servitelo, quando
sarà assodato, in tazze o bicchierini.
776 CAFFÈ
V'è
chi ritiene il caffè originario della Persia, chi dell'Etiopia e chi
dell'Arabia Felice; ma di qualunque posto sia, è certamente una pianta
orientale sotto forma di un arboscello sempre verde il cui fusto si innalza dai
4 ai 5 metri e non acquista per ordinario più di 5 ad 8 centimetri di diametro.
Il miglior caffè è pur sempre quello di Moka, il che potrebbe convalidare
l'opinione esser questo veramente il suo luogo nativo. Si dice che un prete
musulmano, a Yemen, avendo osservato che quelle capre le quali mangiavano le
bacche di una pianta di quelle contrade, erano più festevoli e più vivaci delle
altre, ne abbrustolì i semi, li macinò e fattane un'infusione scoprì il caffè
tal quale noi lo beviamo.
Questa
preziosa bibita che diffonde per tutto il corpo un giocondo eccitamento, fu
chiamata la bevanda intellettuale, l'amica dei letterati, degli scienziati e
dei poeti perché, scuotendo i nervi, rischiara le idee, fa l'immaginazione più
viva e più rapido il pensiero.
La
bontà del caffè mal si conosce senza provarlo, e il color verde, che molti
apprezzano, spesso gli vien dato artificialmente.
La
tostatura merita un'attenzione speciale poiché, prescindendo dalla qualità del
caffè, dipende dalla medesima la più o meno buona riuscita della bibita. Meglio
è dargli il calore gradatamente e perciò è da preferirsi la legna al carbone,
perché meglio si può regolare. Quando il caffè comincia a crepitare e far fumo,
scuotete spesso il tostino e abbiate cura di levarlo appena ha preso il color
castagno-bruno e avanti che emetta l'olio; quindi non disapprovo l'uso di
Firenze, nella qual città, per arrestarne subito la combustione, lo si distende
all'aria; e pessima giudico l'usanza di chiuderlo tosto fra due piatti, perché
in codesto modo butta l'olio essenziale e l'aroma si sperde. Il caffè perde
nella tostatura il 20 per cento del suo peso, cosicché gr. 500 devono tornare
gr. 400.
Come
diverse qualità di carne fanno il brodo migliore, così da diverse qualità di
caffè, tostate separatamente, si ottiene un aroma più grato. A me sembra di
ottenere una bibita gratissima con gr. 250 di Portorico, 100 di San Domingo e
150 di Moka. Anche gr. 300 di Portorico con 200 di moka danno un ottimo
resultato. Con gr. 15 di questa polvere si può fare una tazza di caffè
abbondante; ma quando si è in parecchi, possono bastare gr. 10 a testa per una
piccola tazza usuale. Tostatene poco per volta e conservatelo in vaso di
metallo ben chiuso, macinando via via quel tanto che solo abbisogna, perché
perde facilmente il profumo.
Coloro
a cui l'uso del caffè cagiona troppo eccitamento ed insonnia, faranno bene ad
astenersene od usarne con moderazione; possono anche correggerne l'efficacia
con un po' di cicoria od orzo tostato. L'uso costante potrebbe neutralizzare
l'effetto, ma potrebbe anche nuocere, essendovi de' temperamenti tanto
eccitabili da non essere correggibili, e a questo proposito un medico mi
raccontava di un campagnuolo il quale, quelle rare volte che prendeva un caffè,
era colto da un'indisposizione che presentava tutti i sintomi di un
avvelenamento. Ai ragazzi poi l'uso del caffè sarebbe da vietarsi
assolutamente.
Il
caffè esercita un'azione meno eccitante ne' luoghi umidi e paludosi ed è forse
per questa ragione che i paesi ove se ne fa maggior consumo in Europa sono il
Belgio e l'Olanda. In Oriente, ove si usa di ridurlo in polvere finissima e
farlo all'antica per beverlo torbo, il bricco, nelle case private, è sempre sul
focolare.
Su
quanto dice il prof. Mantegazza, cioè che il caffè non favorisce in modo alcuno
la digestione, io credo che sia necessario di fare una distinzione. Egli forse
dirà il vero per coloro a cui il caffè non eccita punto il sistema nervoso; ma
quelli a cui lo eccita e porta la sua azione anche sul nervo pneumogastrico, è
un fatto innegabile che digeriscono meglio, e l'uso invalso di prendere una
tazza di buon caffè dopo un lauto desinare n'è la conferma. Preso poi la
mattina a digiuno pare che sbarazzi lo stomaco dai residui di una imperfetta
digestione e lo predisponga a una colazione più appetitosa. Io, per esempio,
quando mi sento qualche imbarazzo allo stomaco non trovo di meglio, per
ismaltirlo, che andar bevendo del caffè leggermente indolcito ed allungato
coll'acqua, astenendomi dalla colazione.
E
se noiosa ipocondria t'opprime
O
troppo intorno alle vezzose membra
Adipe
cresce, de' tuoi labbri onora
La
nettarea bevanda ove abbronzato
Fuma
ed arde il legume a te d'Aleppo
Giunto,
e da Moka che di mille navi
Popolata
mai sempre insuperbisce.
Venezia
pe' suoi rapporti commerciali in Oriente fu la prima a far uso del caffè in
Italia, forse fin dal secolo XVI; ma le prime botteghe da caffè furono colà
aperte nel 1645; indi a Londra e poco dopo a Parigi ove una libbra di caffè si
pagava fino a 40 scudi.
L'uso
si andò poi via via generalizzando e crescendo fino all'immenso consumo che se
ne fa oggigiorno; ma due secoli addietro il Redi nel suo Ditirambo cantava:
Beverei
prima il veleno
Che
un bicchier che fosse pieno
Dell'amaro
e reo caffè.
e
un secolo fa, pare che l'uso in Italia ne fosse tuttora ristretto se a Firenze
non si chiamava ancora caffettiere, ma acquacedrataio colui che vendeva
cioccolata, caffè e altre bibite.
Goldoni,
nella commedia La sposa persiana, dice per bocca di Curcuma, schiava:
Ecco
il caffè, signore, caffè in Arabia nato,
E
dalle carovane in Ispaan portato.
L'arabo
certamente sempre è il caffè migliore;
Mentre
spunta da un lato, mette dall'altro il fiore.
Nasce
in pingue terreno, vuol ombra, o poco sole.
Piantare
ogni tre anni l'arboscel si suole.
Il
frutto non è vero, ch'esser debba piccino,
Anzi
dev'esser grosso, basta sia verdolino,
Usarlo
indi conviene di fresco macinato,
in
luogo caldo e asciutto, con gelosia guardato.
...
A farlo vi vuol poco;
Mettervi
la sua dose, e non versarlo al fuoco.
Far
sollevar la spuma, poi abbassarla a un tratto
Sei,
sette volte almeno, il caffè presto è fatto.
777 THE
La
coltivazione del the è quasi esclusiva della China e del Giappone ed è per
quegli Stati uno de' principali prodotti di esportazione. I the di Giava, delle
Indie e del Brasile sono giudicati di qualità assai inferiore.
Le
sue foglioline, accartocciate e disseccate per esser messe in commercio, sono
il prodotto di un arbusto ramoso e sempre verde che non si eleva in altezza più
di due metri. La raccolta della foglia ha luogo tre volte all'anno: la prima
nell'aprile, la seconda al principio dell'estate e la terza verso la metà dell'autunno.
Nella
prima raccolta le foglie, essendo piccole e delicatissime, perché spuntate da
pochi giorni, danno il the imperiale, che rimane sul luogo per uso dei grandi
dell'impero; la terza raccolta in cui le foglie hanno preso il massimo
sviluppo, riesce di qualità inferiore.
Tutto
il the che circola in commercio si divide in due grandi categorie: the verde e
the nero. Queste poi si suddividono in molte specie: ma le più usitate sono il
the perla, il souchong, e il pekoe a coda bianca il cui odore è il più
aromatico e il più grato. Il the verde essendo ottenuto con un'essiccazione più
rapida che impedisce la fermentazione, è più ricco di olio essenziale, quindi
più eccitante e però è bene astenersene o usarlo in piccola dose frammisto al
nero.
Nella
China l'uso del the risale a molti secoli avanti l'êra cristiana; ma in Europa
fu introdotto dalla Compagnia olandese delle Indie orientali sul principio del
secolo XVI; Dumas padre dice che fu nel 1666 sotto il regno di Luigi XIV che il
the, dopo una opposizione non meno viva di quella sostenuta dal caffè,
s'introdusse in Francia.
Il
the si fa per infusione e ritiensi che meglio riesca nelle theiere, di metallo
inglese. Un cucchiaino colmo è dose più che sufficiente per una tazza comune.
Gettatelo nella theiera, che avrete prima riscaldata con acqua a bollore e
versategli sopra tant'acqua bollente che lo ricopra soltanto e dopo cinque o
sei minuti, che bastano per sviluppare la foglia, versate il resto dell'acqua
in ebollizione, mescolate e dopo due o tre minuti l'infusione è fatta. Se la
lasciate lì troppo, diventa scura e di sapore aspretto perché si dà tempo a
sciogliere l'acido tannico delle foglie che è un astringente; però, se durante
la prima operazione avete modo di tener la theiera sopra il vapore dell'acqua
bollente, estrarrete dal the maggior profumo, ma se paresse troppo forte si può
allungare con acqua bollente.
L'uso
del the in alcune provincie d'Italia, specie ne' piccoli paesi, è raro tuttora.
Non sono molti anni che io mandai un giovane mio servitore ai bagni della
Porretta per vedere se imparava qualche cosa dell'abile maestria dei cuochi
bolognesi; e se è vero quanto egli mi riferì, capitarono là alcuni forestieri
che chiesero il the; ma di tutto essendovi fuorché di questo, fu subito ordinato
a Bologna. Il the venne, ma i forestieri si lagnarono che l'infusione non
sapeva di nulla. O indovinate il perché? Si faceva soltanto passar l'acqua
bollente attraverso le foglie che si ponevano in un colino. Il giovine, che
tante volte lo aveva fatto in casa mia, corresse l'errore e allora fu trovato
come doveva essere.
Anche
il the eccita i nervi e cagiona l'insonnia; ma la sua azione, nella maggior
parte de' casi, è meno efficace di quella del caffè e direi anche meno poetica
ne' suoi effetti perché a me sembra che il the deprima e il caffè esalti. Però
la foglia chinese ha questo di vantaggio sopra la grana d'Aleppo, e cioè, che
esercitando un'azione aperitiva sulla pelle, fa sopportare meglio il freddo nel
rigido inverno; per questo, chi può fare a meno di pasteggiar col vino nella
colazione alla forchetta, troverebbe forse nel the, solo o col latte, una
bevanda delle più deliziose. Io uso un the misto: metà Souchong e metà Pekoe.
778 CIOCCOLATA
Non
è facil cosa il contentar chiunque e meno che mai in questa materia, tanti e sì
vari essendo i gusti delle persone. Non avrei potuto supporre che un signore
avesse notato in questo mio libro una lacuna che il tormentava. "Come si
fa - diceva egli - a spender tante parole in lode del caffè e del the e non rammentare
il cibo degli Dei, la cioccolata che è la mia passione, la mia bibita
prediletta?". Dirò a quel signore che dapprima non ne avevo parlato
perché, se avessi dovuto raccontarne la storia e le adulterazioni dei
fabbricanti nel manipolarla, troppo mi sarei dilungato e perché tutti, più o
men bene, una cioccolata a bere la sanno fare.
L'albero
del cacao (Theobroma caccao) cresce naturalmente nell'America meridionale, in
particolare al Messico ove si utilizzavano i suoi frutti, come cibo e come
bevanda, da tempo immemorabile ed ove fu conosciuto dagli Spagnuoli la prima
volta che vi approdarono.
Le
due qualità più stimate sono il cacao Caracca e il Marignone che mescolate
insieme nelle debite proporzioni, dànno una cioccolata migliore. Per garantirsi
sulla qualità non c'è che sfuggire l'infimo prezzo e dare la preferenza ai
fabbricanti più accreditati. Per una tazza abbondante non occorrono meno di
grammi 60 di cioccolata, sciolta in due decilitri di acqua; ma possono bastare
grammi 50 se la preferite leggera, e portar la dose fino a grammi 80 se la
desiderate molto consistente.
Gettatela
a pezzetti nella cioccolatiera con l'acqua suddetta e quando comincia ad esser
calda rimuovetela onde non si attacchi e si sciolga bene. Appena alzato il
bollore ritiratela dal fuoco e per cinque minuti frullatela. Poi fate che alzi
di nuovo il bollore e servitela. Come alimento nervoso eccita anch'essa
l'intelligenza ed aumenta la sensibilità; ma, ricca d'albumina e di grasso
(burro di cacao), è molto nutritiva, esercita un'azione afrodisiaca e non è di
tanto facile digestione, perciò si usa aromatizzarla con cannella o vainiglia.
Chi ha lo stomaco da poterla tollerare "la cioccolata conviene - dice il
professor Mantegazza - ai vecchi, ai giovani deboli e sparuti, alle persone
prostrate da lunghe malattie e da abusi della vita". Per chi lavora assai
col cervello e non può stancare il ventricolo di buon mattino con una
succolenta colazione, il cacao offre un eccellente cibo mattutino.
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