Cappelletti Pop. Ormai è diventata una vera e propria ossessione, ovunque vada e chiunque incontri, indago, interrogo e chiedo la propria personalissima ricetta dei 'cappelletti'.
Ognuno di loro ha quella 'perfetta', quella che ti fa 'sentire il ripieno e non la pasta, quella 'che non te li fa scivolare viscidamente in bocca', quella 'che era della nonna della nonna'. Insomma, migliaia, a sentir loro, le uniche, inequivocabilmente 'giuste'. La realtà è che dietro ad ogni angolo c'è la migliore, quella che ti fa sentire veramente a casa, e poi perchè non apprezzare anche quelle che escono dal seminato della tradizione, che ti fanno sperimentare nuove esperienze papillari. Vi assicuro che a volte ringrazio me stessa per aver osato e aver cucinato cose che avrebbero orripilato le donne della mia famiglia.
Alle soglie del natale ho incrociato verbalmente, dopo anni di silenzio, Anita, la sorella di mia madre, la 'ziona' d'America, quella bizzarra e divertente che è passata sempre, veloce come una meteora, sui cieli della nostra famiglia. E' stato bello ritrovarla ormai ottantenne, ancora 'on the road', impegnata in un lungo viaggio che la porterà da un capo all'altro delle Americhe, a trovare gli amici di un tempo, naturalmente quelli rimasti, ma soprattutto a farsene di nuovi. E per tutti loro cucina, con la sua macchina Imperia sempre al seguito, tagliatelle e cappelletti. Da brava Emiliana di un tempo segue la tradizione, ma da persona intelligente e curiosa, anche no. Così mi scrive:
Ognuno di loro ha quella 'perfetta', quella che ti fa 'sentire il ripieno e non la pasta, quella 'che non te li fa scivolare viscidamente in bocca', quella 'che era della nonna della nonna'. Insomma, migliaia, a sentir loro, le uniche, inequivocabilmente 'giuste'. La realtà è che dietro ad ogni angolo c'è la migliore, quella che ti fa sentire veramente a casa, e poi perchè non apprezzare anche quelle che escono dal seminato della tradizione, che ti fanno sperimentare nuove esperienze papillari. Vi assicuro che a volte ringrazio me stessa per aver osato e aver cucinato cose che avrebbero orripilato le donne della mia famiglia.
Alle soglie del natale ho incrociato verbalmente, dopo anni di silenzio, Anita, la sorella di mia madre, la 'ziona' d'America, quella bizzarra e divertente che è passata sempre, veloce come una meteora, sui cieli della nostra famiglia. E' stato bello ritrovarla ormai ottantenne, ancora 'on the road', impegnata in un lungo viaggio che la porterà da un capo all'altro delle Americhe, a trovare gli amici di un tempo, naturalmente quelli rimasti, ma soprattutto a farsene di nuovi. E per tutti loro cucina, con la sua macchina Imperia sempre al seguito, tagliatelle e cappelletti. Da brava Emiliana di un tempo segue la tradizione, ma da persona intelligente e curiosa, anche no. Così mi scrive:
'Cara Alessandra ti posso dare la mia
ricetta per il ripieno dei cappelletti.
500 gr.di macinato di
manzo (mai vitello), 250 gr. di salsicce piccanti, 250 gr. di
mortadella, un uovo intero e un rosso, parmigiano a volontà, pepe, noce
moscata, poco sale (che ho quasi eliminato), mescolare e cuocere.'
Potrebbe sembrare l'ennesimo ripieno, uno di tanti, invece la salsiccia piccante all'interno, lo rende unico ed esclusivo, mi incuriosisce e me lo fa apprezzare, sembra una variante ideata da un artista della Pop Art, osservatore ma trasgressivo. Sarebbero piaciuti a Andy Warhol e Keith Haring?
La
cucina economica ha interpretato la ricetta di Anita in versione Pop cappelletti piccanti in brodo di cappone e ortiche
Per
i cappelletti
Naturalmente
preparate il ripieno come dalle indicazioni di Anita, fondamentale la salsiccia
piccante, non la dimenticate. Per la sfoglia preparate l'impasto tradizionale, potete vedere quello di Pellegrino Artusi, aggiungendo l'ortica sbollentata e tritata finemente. Preparate i cappelletti
come di consueto, io li preferisco piccoli con la sfoglia non troppo sottile.
Per
il brodo
Preparate
un bel brodo pesante, di manzo, o meglio cappone. Lasciatelo sobbollire per
tutto il tempo necessario, nel frattempo mondate altre ortiche, bastano un paio
di manciate, solo le foglie più piccole e tenere. In un padellino antiaderente
con pochissimo olio, fatele appassire, con uno spicchietto d'aglio che poi
toglierete e del peperoncino sbriciolato. Fatele andare finchè la loro acqua si
sarà completamente asciugata. Aggiungetele al vostro brodo appena prima di
cuocervi i cappelletti. Servite con una spolverata abbondante di formaggio
Parmigiano Reggiano 36 mesi, ed una grattatina di scorza di limone.
Ciao Ale , hai una zia fantastica e , se è quella della foto che rievoca l'urlo di Munch , mi piacerebbe conoscerla ! Questa sera ho una cena con amici qui in montagna, dove sono bloccata per un mese in convalescenza da fratturetta di caviglia e sperimenterò questa interessante formula di cappelletti. Io pure possiedo una splendida Imperia che, seppur elettrica, è identica a quelle tradizionali. Domani ti darò notizie sul risultato della cena. Un abbraccio e un caro saluto alla zia d'America ! Laudomia
RispondiEliminaGrazie Laudomia i cappelletti di Anita sono veramente speciali, sappimi dire dopo averli provati. presto.
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