Pellegrino Artusi, zuppe varie anche di rane. Fu in Italia e Francia che durante l’alto Medioevo si affermò l'uso di mangiare rane, identificate come un cibo povero di magro, la cui pesca era liberamente concessa ai contadini delle zone ricche d’acqua. La
tradizione lombarda vuole che siano catturate nei mesi il cui nome contenga la
lettera "R". In passato si credeva che le rane nascessero dalla terra
fecondata dagli acquazzoni estivi, oppure che fossero concepite dalla pioggia
direttamente nel cielo, il loro gracidare era visto come una lode a Dio.
56 ZUPPA DI PURÈ DI PISELLI DI MAGRO
Piselli
freschi sgranati, grammi 400.
Prosciutto
grasso e magro, grammi 40.
Burro,
grammi 40.
Una
cipolla novellina non più grossa di un uovo.
Una
piccola carota.
Un
pizzico tra prezzemolo, sedano e qualche foglia di basilico.
Tritate
fine il prosciutto con un coltello e fate un battuto con questo e con gli altri
ingredienti. Mettetelo al fuoco col burro, poco sale e una presa di pepe.
Allorché sarà rosolato versate l'acqua che giudicherete sufficiente per bagnare
la zuppa e quando essa avrà alzato il bollore gettate giù i piselli per
cuocerli insieme con due fette di pane fritte nel burro; poi passate ogni cosa
per istaccio.
Ottenuto
in questo modo un purè per sei persone, bagnate col medesimo il pane che avrete
già messo in pronto come nei purè di grasso.
57 ZUPPA DI FAGIUOLI
Si
dice, e a ragione, che i fagioli sono la carne del povero, e infatti quando
l'operaio frugandosi in tasca, vede con occhio malinconico che non arriva a
comprare un pezzo di carne bastante per fare una buona minestra alla
famigliola, trova nei fagioli un alimento sano, nutriente e di poca spesa. C'è
di più; i fagioli restano molto in corpo, quetano per un pezzo gli stimoli
della fame; ma... anche qui c'è un ma, come ce ne sono tanti nelle cose del
mondo, e già mi avete capito. Per ripararvi, in parte, scegliete fagioli di
buccia fine o passateli; quelli dall'occhio hanno meno degli altri questo
peccato.
Per
rendere poi la zuppa di fagioli più grata al gusto e più saporita, dato che
debba essere una quantità sufficiente a quattro o cinque persone, fatele un
soffritto in questa proporzione: prendete un quarto di cipolla, uno spicchio
d'aglio, un pizzico di prezzemolo e un bel pezzo di sedano bianco. Tritate
finissimi questi odori colla lunetta e metteteli al fuoco con olio a buona
misura; siate generosi a pepe. Quando il soffritto avrà preso colore, unitevi
due ramaioli della broda dei fagioli, aggiungete un poco di sugo di pomodoro o
di conserva, fateli alzare il bollore e versatelo nella pentola de' fagioli.
Per
chi aggradisce nella zuppa un poco d'erbaggio può mettete in questa il cavolo
nero, prima lessato e fatto bollire alquanto nel liquido del soffritto
suddetto. Ora non resta che bagnare il pane, già preparato avanti con fette
arrostite, grosse un dito e poi tagliate a dadi.
58 ZUPPA TOSCANA DI MAGRO ALLA CONTADINA
Questa
zuppa che, per modestia, si fa dare l'epiteto di contadina, sono persuaso che
sarà gradita da tutti, anche dai signori, se fatta con la dovuta attenzione.
Pane
bruno raffermo, di pasta molle, grammi 400.
Fagioli
bianchi, grammi 300.
Olio,
grammi 150.
Acqua,
litri due.
Cavolo
cappuccio o verzotto, mezza palla di mezzana grandezza.
Cavolo
nero, altrettante in volume ed anche più.
Un
mazzo di bietola e un poco di pepolino.
Una
patata.
Alcune
cotenne di carnesecca o di prosciutto tagliate a strisce.
Mettete
i fagioli al fuoco con l'acqua suddetta unendovi le cotenne. Già saprete che i
fagioli vanno messi ad acqua diaccia e se restano in secco vi si aggiunge acqua
calda. Mentre bollono fate un battuto con un quarto di una grossa cipolla e due
spicchi d'aglio, due pezzi di sedano lunghi un palmo e un buon pizzico di
prezzemolo. Tritatelo fine, mettetelo al fuoco con l'olio soprindicato e quando
avrà preso colore versate nel medesimo gli erbaggi tagliati all'ingrosso, prima
i cavoli, poi la bietola e la patata tagliata a tocchetti. Conditeli con sale e
pepe e poi aggiungete sugo di pomodoro o conserva, e se nel bollire restassero
alquanto asciutti bagnateli con la broda dei fagioli. Quando questi saranno
cotti gettatene una quarta parte, lasciati interi, fra gli erbaggi unendovi le
cotenne; gli altri passateli dallo staccio e scioglieteli nella broda, versando
anche questa nel vaso dove sono gli erbaggi. Mescolate, fate bollire ancora un
poco e versate ogni cosa nella zuppiera ove avrete già collocato il pane
tagliato a fette sottili e copritela per servirla dopo una ventina di minuti.
Questa
quantità può bastare per sei persone; è buona calda e meglio diaccia.
61 ZUPPA DI LENTICCHIE
Se
Esaù vendé la primogenitura per un piatto di lenticchie, bisogna dire che il
loro uso, come alimento, è antichissimo, e che egli o n'era ghiotto all'eccesso
o soffriva di bulimia. A me sembra che il sapore delle lenticchie sia più
delicato di quello de' fagioli in genere, e che, quanto a minaccia di
bombardite, esse siano meno pericolose dei fagioli comuni ed eguali a quelli
dall'occhio.
Questa
zuppa potete farla nella stessa guisa della zuppa di fagioli; però la broda
delle lenticchie e dei fagioli dall'occhio si presta bene anche per una
minestra di riso, che si prepara e si condisce nello stesso modo; soltanto
bisogna tener la broda più sciolta perché il riso ne tira molta. Per regolarvi
meglio circa alla densità, aspettate che il riso sia cotto per aggiungere nella
broda la quantità che occorre di lenticchie passate.
62 ZUPPA DI MAGRO COLLE TELLINE
Regolatevi
come per il risotto colle telline n. 72.
Due
spicchi d'aglio e il quarto di una cipolla potranno bastare se trattasi di una
quantità sufficiente a sette od otto persone, e senza bisogno di ricorrere a
burro e parmigiano sentirete una zuppa eccellente, se saprete tirar bene il
soffritto. Il pane arrostitelo a fette che taglierete a dadi. Anche qui ci sta
bene qualche pezzetto di funghi secchi.
64 ZUPPA DI RANOCCHI
Certi
usi del mercato di Firenze non mi vanno. Quando vi nettano i ranocchi, se non
ci badate, gettano via le uova che sono le migliori. Le anguille si spellano.
Le cosce e le lombate di castrato si vogliono vendere intere. Delle interiora
del maiale si serba il fegato e la rete; di quelle della vitella di latte, il
fegato e le animelle; il resto, compreso il polmone che, essendo tenero
potrebbe servire, come in altri paesi, a fritto misto, si cede ai frattagliai
che ordinariamente vendono queste frattaglie ai brodai. Forse in mano loro
cascherà anche la così detta trippa di vitella di latte non avendola mai vista
su quel mercato; ma essa in Romagna si dà per giunta, e al tempo dei piselli,
messa arrosto morto con un pezzo di lombata, riesce tanto buona da preferirsi a
questa.
Avanti
di descrivervi la zuppa di ranocchi voglio dirvi qualche cosa di questo anfibio
dell'ordine de' batraci (rana esculenta), perché, veramente, merita di essere
notata la metamorfosi ch'esso subisce. Nel primo periodo della loro esistenza
si vedono i ranocchi guizzare nelle acque in figura di un pesciolino tutto
testa e coda che gli zoologi chiamano girino. Come i pesci, respira per
branchie prima esterne, in forma di due pennacchietti, poscia interne, e
nutrendosi in questo stato di vegetali ha l'intestino come quello di tutti gli
erbivori, comparativamente ai carnivori, assai più lungo. A un certo punto del
suo sviluppo, circa a due mesi dalla nascita, perde, per riassorbimento, la
coda, sostituisce alle branchie i polmoni e mandando fuori gli arti, cioè le
quattro zampe che prima non apparivano, si trasforma completamente e diventa
una rana. Nutrendosi allora di sostanze animali, ossia di insetti, l'intestino
si accorcia per adattarsi a questa sorta di cibo. È dunque erronea l'opinione
volgare che i ranocchi siano più grassi nel mese di maggio perché mangiano il
grano.
Gli
anfibi tutti, i rospi compresi, sono a torto perseguitati dal volgo essendo
essi di grande utilità all'agricoltura, agli orti e ai giardini in ispecie, per
la distruzione de' vermi, delle lumache e de' tanti insetti di cui si cibano.
La pelle del rospo e della salamandra trasuda, è vero, un umore acre e
velenoso; ma in sì piccola dose rispetto alla mucosità a cui si unisce, che non
può recare nessun nocumento. Ed è appunto per questa mucosità, che la
salamandra secerne in gran copia, che la medesima, potendo reggere per qualche
istante all'ardore del fuoco, diede origine alla favola che tale anfibio sia dotato
della virtù di restare incolume in mezzo alle fiamme.
Il
brodo dei ranocchi essendo rinfrescante e dolcificante viene raccomandato nelle
malattie di petto, nelle infiammazioni lente degl'intestini ed è opportunamente
usato sul finire delle malattie infiammatorie e in tutti quei casi in cui
l'infermo ha bisogno di un nutrimento non stimolante.
Le
carni bianche, come quelle dei ranocchi, agnelli, capretti, pollastri, fagiani,
ecc., essendo povere di fibrina e ricche di albumina, convengono alle persone
di apparecchio digestivo delicato e molto impressionabili e a chi non affatica
i muscoli col lavoro materiale.
Ma
veniamo alla zuppa di ranocchi: due dozzine di ranocchi, se sono grossi,
potrebbero forse bastare per quattro o cinque persone, ma meglio è abbondare.
Levate
loro le cosce e mettetele da parte. Fate un battuto abbondante con due spicchi
d'aglio, prezzemolo, carota, sedano e basilico se vi piace: se avete in orrore
l'aglio, servitevi di cipolla. Mettetelo al fuoco con sale, pepe e olio a buona
misura e quando l'aglio comincia a prender colore gettate giù i ranocchi.
Rimoveteli di quando in quando onde non s'attacchino, e, tirato che abbiano
buona parte dell'umido, buttate dentro pomodori a pezzi o, mancando questi,
conserva allungata coll'acqua. Fate bollire ancora, e per ultima versate
l'acqua occorrente per bagnare la zuppa, tenendo il tutto sul fuoco fin tanto
che i ranocchi siano cotti e disfatti. Allora passate ogni cosa dal lo staccio,
premendo bene onde non restino che le ossicine. Mettete a bollire le cosce,
lasciate addietro, in un poco di questo brodo passato e disossatele quando
saranno cotte per mescolarle nella zuppa insieme con pezzetti di funghi secchi
fatti rammollire. Il pane arrostitelo a fette che taglierete a dadi piuttosto
grossi.
65 ZUPPA COL BRODO DI MUGGINE
Uno
dei pesci che meglio si presta per ottenere un buon brodo è il muggine che
nell'Adriatico comincia ad essere bello e grasso nell'agosto e raggiunge colà
il peso di oltre due chilogrammi. In mancanza di questo può servire l'ombrina,
il ragno ed il rospo le cui carni, se non daranno il brodo saporito del
muggine, saranno in compenso di qualità più fine e più digeribile.
Se
trattasi di una zuppa per sette od otto persone prendete un muggine, ossia una
baldigara (come chiamasi in alcuni paesi di mare), del peso di un chilogrammo
almeno, raschiategli via le squame, vuotatelo e lessatelo con acqua in
proporzione.
Fate
un battuto alquanto generoso con cipolla, aglio, prezzemolo, carota, sedano e
mettetelo al fuoco con olio, sale e pepe. Quando avrà preso colore fermatelo
con sugo di pomodoro e fatelo bollire col brodo del pesce.
Poi
questo brodo colatelo e con un po' del medesimo cuocete una piccola quantità di
sedano, carota e funghi secchi, che servono per dare odore, il tutto tagliato a
pezzetti.
Il
pane per la zuppa arrostitelo e tagliatelo a dadi, poi mettetelo nella zuppiera
e versateci sopra il brodo bollente insieme coi detti odori, servendola in
tavola con parmigiano a parte.
La
famiglia delle mugginidee ha lo stomaco a forti pareti muscolari a simiglianza
del ventriglio degli uccelli, e il rospo di mare, Lofus pescatorius, della
famiglia delle lofidee, con una pinna inargentata e movibile del capo attira i
piccoli pesci per divorarli. Chiamasi in alcuni luoghi volgarmente grattale ed
è anch'esso in pregio pel brodo da bagnare la zuppa.
66 ZUPPA ALLA CERTOSINA
Grammi
500 di pesce minuto di diverse specie potranno bastare per una zuppa da
servirsi a quattro o cinque persone.
Fate
un battuto con un quarto di cipolla, prezzemolo e sedano; mettetelo al fuoco
con olio, e colorito che sia, versateci il pesce, bagnandolo quando è asciutto
con acqua, sugo di pomodoro o conserva; sale e pepe per condimento. Lasciatelo
cuocer bene e poi versate l'acqua occorrente per la zuppa: un litro o poco più
fra prima e dopo potrà bastare. Passate il tutto dallo staccio o da un colino,
strizzando bene, e rimettetelo al fuoco per fargli alzare il bollore e per
versarlo adagio adagio nella zuppiera, ove avrete disfatte avanti due uova con
tre cucchiaiate di parmigiano. Prima di mandare la zuppa in tavola, gettateci
il pane, il quale, a piccoli dadi, può essere soltanto arrostito, oppure fritto
nell'unto che più vi aggrada: burro, olio o lardo. Le uova col parmigiano, se
non vi dispiace di vederle rapprese a stracci, si possono anche frullare a
parte e versarle nella pentola, mescolandole fortemente, quando il brodo è a
bollore.
Si
dice che il Granduca di Toscana, avendo trovata eccellente questa zuppa in un
convento di frati, mandò colà il suo cuoco ad impararla; ma il cuoco, benché
molto abile fosse, non riusciva a farla buona come quella dei frati, perché
questi non volevano far sapere al Granduca che usavano il brodo di cappone
invece dell'acqua.
67 PASTINE O CAPELLINI SUL BRODO DI OMBRINA
L'ombrina,
per essere un pesce de' più fini, lessata naturalmente, cioè senza odori di
sorta, vi somministra un brodo che, quasi come quello di carne, si presta per
una minestra leggiera di magro.
Le
seguenti dosi saranno sufficienti per tre persone e forse anche per quattro.
Ombrina,
grammi 500.
Pastine
o capellini, grammi 120.
Burro,
grammi 30.
Acqua,
un litro.
Mettete
al fuoco l'ombrina nella detta acqua diaccia, e salatela. Quando è cotta
passate il brodo dal colino ed in esso cuocete la minestra aggraziandola col
sugo di pomodoro per occultare il puzzo del pesce; indi versatela nella
zuppiera ove avrete collocato il pezzo del burro. Servitela con parmigiano a
parte come si usa per le minestre di grasso.
68 ZUPPA DI PURÈ DI PISELLI SECCHI
Dato
che i piselli siano mezzo litro metteteli al fuoco in due litri d'acqua e
frattanto fate un soffritto con mezza cipolla, una carota, due pezzi di sedano
lunghi un dito e qualche gambo di aneto, se lo avete, e, tritato il tutto,
mettetelo al fuoco con un pezzo di burro e fategli prendere il rosso. Versate
allora i piselli mezzo cotti e scolati dall'acqua conditeli con sale e pepe e
fate loro suzzare tutto il soffritto, poi versate sugo di pomodoro e l'acqua
degli stessi piselli per tirarli a cottura. Passate ogni cosa per istaccio e,
se il purè riescisse troppo denso, aggiungete acqua calda; assaggiatelo per
aggiungere un altro pezzetto di burro che probabilmente occorre. Il pane
tagliatelo a quadrettini e friggetelo nel burro.
Se
vi porrete attenzione sentirete una minestra che sembra fatta sul brodo.
Questa
dose potrà servire per dieci o dodici persone.
107 MINESTRA DI ERBE PASSATE
Prendete
un mazzo di bietola, uno di spinaci, un cesto (cespo) di lattuga e uno spicchio
di cavolo cappuccio. Alla bietola togliete le costole più grosse, trinciate
tutte queste erbe all'ingrosso e tenetele per alcune ore nell'acqua fresca.
Fate
un battuto con un quarto di cipolla e tutti gli odori, cioè, prezzemolo,
sedano, carota e qualche foglia di basilico, oppure di aneto; mettetelo al
fuoco con un pezzetto di burro e quando sarà ben colorito, versate sul medesimo
le dette erbe alquanto grondanti, insieme con alcuni pomodori a pezzi e con una
patata tagliata a fette. Condite con sale e pepe e lasciate bollire
rimescolando spesso. Quando le erbe saranno ristrette, versate acqua calda e
fatele cuocer tanto che divengan disfatte. Allora passatele per istaccio, sul
quale rimarrà lo scarto di bucce e filamenti, e servitevi del sugo passato per
cuocervi del riso o per bagnare una zuppa; ma prima assaggiatelo, per
aggiungere condimento, e specialmente del burro, che sarà quasi sempre
necessario.
Le
dette minestre servitele con parmigiano a parte, ma vi prevengo di non tenerle
troppo dense onde non sembrino impiastri.
Consigliate da La Cucina Economica
Auguri per una felice Epifania e per anno ricco di sole buone notizie... BUON 2014 :* <3
RispondiEliminaAuguri anche a te per un magnifico 2014
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