Pellegrino Artusi, paste e pastelle. "Amurter
la spoja" significa impastare farina e uova e ottenere un miscuglio della
consistenza giusta, non troppo duro e non troppo morbido, tanto da essere
lavorato, tirato, con il matterello. La
brava "sfoglina" ottiene una sfoglia rotonda e sottile che poi può
essere tagliata a forma di tagliatelle o altro oppure essere utilizzata per i
vari tipi di pasta ripiena, tortellini e cappelletti.
153 PASTA MATTA
Si
chiama matta non perché sia capace di qualche pazzia, ma per la semplicità
colla quale si presta a far la parte di stival che manca in diversi piatti,
come vedrete. Spegnete farina con acqua e sale in proporzione e formate un pane
da potersi tirare a sfoglia col matterello.
154 PASTA SFOGLIA
La
bellezza di questa pasta è che, gonfiando, sfogli bene e riesca leggiera,
quindi è di difficile fattura per chi non vi ha molta pratica. Bisognerebbe
vederla fare da un maestro capace; ma nonostante mi proverò di insegnarvela
alla meglio, se mi riesce.
Farina
fine o d'Ungheria, grammi 200.
Burro,
grammi 150.
Oppure:
Farina,
grammi 300.
Burro,
grammi 200.
Spegnete
d'inverno la farina con acqua calda, ma non bollente; sale quanto basta, una
cucchiaiata di acquavite e burro quanto una noce, levandolo dai suddetti 150 o
200 grammi.
Formato
che ne avrete un pane non troppo sodo né troppo tenero, lavoratelo moltissimo,
mezz'ora almeno, prima colle mani, poi gettandolo con forza contro la
spianatoia. Fatene un pane rettangolare, involtatelo in un canovaccio e
lasciatelo un poco in riposo. Frattanto lavorate il burro, se è sodo, con una
mano bagnata nell'acqua, sopra la spianatoia per renderlo pastoso e tenero
tutto ugualmente; poi formatene un pane come quello della farina e gettatelo in
una catinella d'acqua fresca. Quando la pasta sarà riposata, levate il burro
dall'acqua, asciugatelo con un pannolino e infarinatelo tutto per bene.
Spianate
la pasta col matterello soltanto quanto è necessario per rinchiudervi dentro il
pane di burro. Questo si pone nel mezzo e gli si tirano sopra i lembi della
pasta unendoli insieme colle dita e procurando che aderisca al burro in tutte
le parti onde non resti aria framezzo. Cominciate ora a spianarla prima colle
mani, poi col matterello assottigliandola la prima volta più che potete,
avvertendo che il burro non isbuzzi. Se questo avviene gettate subito, dove il
burro apparisce, un po' di farina, e di farina spolverizzare pure spesso la
spianatoia e il matterello a ciò che la pasta scorra e si distenda sotto al
medesimo. Eseguita la prima spianatura, ripiegate la pasta in tre, come
sarebbero tre sfoglie soprammesse e di nuovo spianatela a una discreta
grossezza. Questa operazione ripetetela per sei volte in tutto, lasciando di
tratto in tratto riposare la pasta per dieci minuti. All'ultima, che sarebbe la
settima, ripiegatela in due e riducetela alla grossezza che occorre, cioè
qualcosa meno di un centimetro. Eccettuata quest'ultima piegatura, procurate di
dare alla pasta, ogni volta che la tirate, la forma rettangolare, tre volte più
lunga che larga, e se apparissero delle gallozze, per aria rimasta, bucatele
con uno spillo.
Meglio
della spianatoia comune, servirebbe una tavola di marmo che è più fredda e più
levigata. Nell'estate è necessario il ghiaccio, tanto per assodare il burro
prima di adoperarlo, quanto per tirar meglio la pasta, il che si ottiene
passando il ghiaccio, quando occorra, sopra la pasta stessa entro a un
canovaccio ben fitto o, meglio, messa fra due piatti coperti di ghiaccio.
Con
la pasta sfoglia si fanno, come sapete, i vol-au-vent, i pasticcini con
marmellata o conserve, e torte ripiene di marzapane. Se volete servirvi dei
pasticcini per tramesso, allora riempiteli con un battuto delicato di carne,
fegatini e animelle; ma in tutte le maniere queste paste vanno dorate col rosso
d'uovo alla superficie ma non sugli orli per non impedire il rigonfiamento.
Se
servono per dolce, spolverizzatele calde con zucchero a velo.
155 PASTA SFOGLIA A METÀ
Metà
burro del peso della farina e di più un pezzetto dentro la pasta. Pel resto
vedi il numero precedente.
156 PASTELLA PER LE FRITTURE
Farina,
grammi 100.
Olio
fine, una cucchiaiata.
Acquavite,
una cucchiaiata.
Uova,
n. l.
Sale,
quanto occorre.
Acqua
diaccia, quanto basta.
Spegnete
la farina col rosso d'uovo e cogli altri ingredienti, versando l'acqua a poco
per volta per farne una pasta non troppo liquida. Lavoratela bene col mestolo,
per intriderla, e lasciatela in riposo per diverse ore. Quando siete per
adoperarla aggiungete la chiara montata. Questa pastella può servire per molti
fritti e specialmente per quelli di frutta ed erbaggio.
157 PASTELLA PER FRITTI DI CARNE
Stemperate
tre cucchiaini colmi di farina con due cucchiaini d'olio, aggiungete due uova,
una presa di sale e mescolate bene.
Questo
composto prenderà l'aspetto di una crema scorrevole e servirà per dorare i
fritti di cervello, schienali, animelle, granelli, testicciole d'agnello, testa
di vitella di latte e simili. Queste cose, quali più, quali meno, secondo la
natura loro, scottatele tutte, compresi il cervello e gli schienali che
bollendo assodano; salate l'acqua e aggiungete un pizzico di sale e una presa
di pepe quando le ritirate dall'acqua. I granelli tagliateli a filetti nella
loro lunghezza; gli schienali teneteli lunghi mezzo dito all'incirca; le
animelle, se sono d'agnello, lasciatele intere; i cervelli fateli a tocchetti
grossi quanto una noce, e tenetevi per le teste a un volume alquanto maggiore.
Gettate i pezzi nella pastella dopo averli infarinati e friggeteli nello
strutto vergine o nell'olio.
Questi
fritti bianchi si uniscono spesso a fegato o a cotolette di vitella di latte.
Il fegato tagliatelo a fette sottilissime, le cotolette battetele colla costola
del coltello o tritate la carne con la lunetta per riunirla dopo a forma
elegante; tanto l'uno che le altre li condirete con sale e pepe, li metterete
in infusione nell'uovo frullato e dopo qualche ora, prima di friggerli, li
involterete nel pangrattato fine, ripetendo l'operazione anche due volte se
occorre. Accompagnate sempre questi fritti con spicchi di limone.
158 PASTA PER PASTICCI DIACCI DI CARNE
Farina,
grammi 250.
Burro,
grammi 70.
Sale,
un pizzico generoso.
Latte,
quanto basta per intriderla e ridurla di giusta consistenza.
Non
occorre lavorarla soverchiamente: formatene un pane e lasciatelo in riposo per
circa mezz'ora involtato in un panno umido e infarinato.
Questa
dose potrà bastare per un pasticcio anche più grande di quello di cacciagione
descritto alla ricetta n. 370.
159 PASTA PER PASTICCI DI CACCIAGIONE
Per
questa pasta vedi il Pasticcio di lepre descritto al n. 372.
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