Pellegrino Artusi, l'idolo delle signorine di buona famiglia. Ciascuna di loro anelava ad un buon matrimonio, arrivandoci per tempo, perchè la benchè minima ombra di zitellaggine potesse sfiorarle. E proprio per questo scopo si preparavano a lungo, negli anni della giovinezza, studiando con meticolosa sollecitudine l'arte della gestione della casa. Credo che ognuna di loro possedesse una copia del libro 'l'arte del mangiare bene', famoso ricettario di Pellegrino Artusi. Un validissimo e sempre disponibile consigliere in cucina.
55 TORTELLI
Ricotta
o raviggiolo, oppure l'una e l'altro uniti, grammi200.
Parmigiano,
grammi 40.
Uova
intere n.1 e un rosso.
Odore
di noce moscata e di spezie.
Un
pizzico di sale.
Un
po' di prezzemolo tritato.
Si
chiudono in una sfoglia fatta come quella dei cappelletti e tagliata con un
disco rotondo alquanto più grande. Io mi servo del disco n. 195. Si possono
lasciare colla prima piegatura a mezza luna, ma è da preferirsi la forma dei
cappelletti. Si cuociono nell'acqua salata a sufficienza, si levano asciutti e
si condiscono a cacio e burro.
Con
questa dose ne otterrete 24 o 25 e possono bastare, essendo grandi, per tre
persone.
59 FARINATA GIALLA DI MAGRO
Come
minestra ordinaria, si può collocare fra le buone. Mettete al fuoco con acqua
proporzionata quattro decilitri di fagioli bianchi, che tanti bastano per
quattro persone. Dopo cotti passateli dallo staccio e il passato mescolatelo
nella broda degli stessi fagioli e nella medesima mettete a bollire, per due
ore circa, mezza palla tritata di cavolo bianco o verzotto che condirete con
sale, pepe e foglie di pepolino, detto altrimenti timo.
Ponete
un tegame al fuoco con olio a buona misura e due spicchi d'aglio interi
sbucciati; quando questi saranno ben rosolati gettateli via e aggiungete all'olio
sugo di pomodoro, o conserva sciolta nell'acqua e anche qui un altro poco di
sale e pepe; bollito che abbia alquanto, versate anche questo condimento nella
pentola ov'è la broda e il cavolo. Per ultimo, quando questo sarà cotto,
versate con una mano, a poco per volta, la farina di granturco; coll'altra
mescolate bene, onde non si formino bozzoli, e giunta che sia a una certa
consistenza, cioè alquanto liquida, fatela bollire ancora un poco e servitela.
60 SEMOLINO DI MAGRO
Questa
minestra non si può, a tutto rigore, dirsi di magro se c'entrano le uova, il
burro, e il parmigiano; ma può venire opportuna quando manca il brodo. Cuocere
il semolino nell'acqua e prima di levarlo dal fuoco salatelo, scioglietevi
dentro un pezzo di burro proporzionato alla quantità del semolino ed
aggraziatelo con un poco di sugo di pomodoro o conserva. Disfate nella zuppiera
due o tre uova miste a parmigiano grattato e versateci il semolino. Se trattasi
di minestra per una persona soltanto può bastare un solo rosso d'uovo con due
cucchiaiate di parmigiano.
89 GNOCCHI DI PATATE
La
famiglia de' gnocchi è numerosa. Vi ho già descritto gli gnocchi in brodo del
n. 14: ora v'indicherò gli gnocchi di patate e di farina gialla per minestra e
più avanti quelli di semolino e alla romana per tramesso o per contorno, e
quelli di latte per dolce.
Patate
grosse e gialle, grammi 400.
Farina
di grano, grammi 150.
Vi
noto la proporzione della farina per intriderli, onde non avesse ad accadervi
come ad una signora che, me presente, appena affondato il mestolo per muoverli
nella pentola non trovò più nulla; gli gnocchi erano spariti. - O dov'erano
andati? - mi domandò con premurosa curiosità un'altra signora, a cui per ridere
raccontai il fatto, credendo forse che il folletto li avesse portati via.
-
Non inarchi le ciglia, signora - risposi io - ché lo strano fenomeno è
naturale: quelli gnocchi erano stati intrisi con poca farina e appena furono
nell'acqua bollente si liquefecero.
Cuocete
le patate nell'acqua o, meglio, a vapore e, calde bollenti, spellatele e
passatele per istaccio. Poi intridetele colla detta farina e lavorate alquanto
l'impasto colle mani, tirandolo a cilindro sottile per poterlo tagliare a
tocchetti lunghi tre centimetri circa. Spolverizzateli leggermente di farina e,
prendendoli uno alla volta, scavateli col pollice sul rovescio di una
grattugia. Metteteli a cuocere nell'acqua salata per dieci minuti, levateli
asciutti e conditeli con cacio, burro e sugo di pomodoro, piacendovi.
Se
li volete più delicati cuoceteli nel latte e serviteli senza scolarli; se il
latte è di buona qualità, all'infuori del sale, non è necessario condimento
alcuno o tutt'al più un pizzico di parmigiano.
90 GNOCCHI DI FARINA GIALLA
Quando
vi sentite una certa ripienezza prodotta da esuberanza di nutrizione, se
ricorrete a una minestra di questi gnocchi potrete, per la loro leggerezza e
poca sostanza, neutralizzarla; e più ancora se farete seguire ad essa un piatto
di pesce di facile digestione.
La
farina, per quest'uso, è bene sia macinata grossa; se no è meglio ricorrere al
semolino fine di granturco, che ora trovasi in commercio. Salate l'acqua e,
quando bolle, versate colla mano sinistra la farina un po' per volta e col
mestolo nella destra, mescolate continuamente. È necessario che questa farina
bolla molto, e quando essa è ristretta in modo da reggere bene sul mestolo,
gettatela, con un coltello da tavola, a tocchetti entro a un vassoio e ad ogni
strato conditela con cacio, burro, sugo di pomodoro o conserva sciolta
nell'acqua. Colmatene il vassoio e mandatela calda in tavola.
Se
poi vi piacessero più conditi potete trattarli come la polenta con le salsicce
del n. 232 o come i maccheroni alla bolognese del n. 87.
91 PAPPARDELLE ALL'ARETINA
Non
ve le do come piatto fine, ma per famiglia può andare.
Prendete
un'anatra domestica, mettetela in casseruola con un pezzetto di burro,
conditela con sale e pepe e, quando avrà preso colore, aggiungete un battuto,
tritato ben fine, di prosciutto, cipolla, sedano e carota. Lasciatelo struggere
sotto l'anatra, rivoltandola spesso; poi levate via buona parte dell'unto come
cosa indigesta, e tiratela a cottura con brodo ed acqua versata poca per volta,
ma in quantità tale che vi resti il sugo per condire la minestra di
pappardelle.
Procuratevi
un pezzetto di milza di vitella o di manzo, apritela e raschiatene col coltello
la parte interna per metterla a bollire sotto l'anatra quando questa sarà cotta
e servirà per ingrediente al sugo a cui non sarà male aggiungere anche pomodoro
e odore di noce moscata. Tirate una sfoglia di tutte uova, grossetta come
quella delle tagliatelle e colla rotellina smerlata tagliate le strisce più
larghe di un dito. Cuocetele poco e conditele col detto sugo, col fegatino
dell'anatra a pezzetti, parmigiano e un poco di burro se occorre. Queste
pappardelle servono per minestra e l'anatra per secondo piatto.
97 RAVIOLI
Ricotta,
grammi 300.
Parmigiano
grattato, grammi 50.
Uova,
n. 2.
Bietola
cotta, quanta ne sta in un pugno. Odore di noce moscata e spezie.
Sale,
quanto basta.
La
ricotta passatela, e se è sierosa strizzatela prima in un tovagliolo. La
bietola nettatela dai gambi, lessatela senz'acqua, strizzatela bene e tritatela
fine colla lunetta Fate un impasto di tutto, prendete il composto a cucchiaiate
e mettendolo sopra a della farina, che avrete distesa sulla spianatoia, avvolgetelo
bene dandogli la forma tonda e bislunga delle crocchette. Con questa dose
farete circa due dozzine di ravioli. Per cuocerli gettateli in acqua, non
salata, che bolla forte e levateli colla mestola forata perché restino
asciutti. Conditeli o col sugo o a cacio e burro e serviteli per minestra o per
contorno a un umido di carne.
Siccome
la cottura ne è sollecita, bastando che assodino, cuoceteli pochi alla volta
onde non si rompano.
98 RAVIOLI ALL'USO DI ROMAGNA
I
Romagnoli, per ragione del clima che richiede un vitto di molta sostanza e un
poco fors'anche per lunga consuetudine a cibi gravi, hanno generalmente gli
ortaggi cotti in quella grazia che si avrebbe il fumo negli occhi, talché
spesse volte ho udito nelle trattorie: - Cameriere, una porzione di lesso; ma
bada, senza spinaci. - Oppure: - Di questi (indicando gli spinaci) ti puoi fare
un impiastro sul sedere. - Esclusa quindi la bietola o gli spinaci, eccovi la
ricetta dei ravioli all'uso di Romagna:
Ricotta,
grammi 150.
Farina,
grammi 50.
Parmigiano
grattato, grammi 40.
Uova,
uno e un rosso.
Sale,
quanto basta.
Fate
tutto un impasto e versatelo sulla spianatoia sopra un velo di farina per
dargli la forma cilindrica che taglie rete in quattordici o quindici pezzi
eguali foggiandoli a modo. Lessateli poi per due o tre minuti in acqua non
salata e conditeli con cacio e sugo di carne, oppure serviteli per contorno a
uno stracotto o a un fricandò.
99 RAVIOLI ALLA GENOVESE
Questi,
veramente, non si dovrebbero chiamar ravioli, perché i veri ravioli non si
fanno di carne e non si involgono nella sfoglia.
Mezzo
petto di cappone o di pollastra.
Un
cervello d'agnello con alcune animelle
Un
fegatino di pollo.
Mettete
queste cose al fuoco con un pezzetto di burro e quando cominciano a prender
colore tiratele a cottura col sugo di carne. Levatele asciutte e tritatele
finissime colla lunetta insieme con una fettina di prosciutto grasso e magro;
poi aggiungete pochi spinaci lessati e passati, parmigiano grattato, noce
moscata e due rossi d'uovo. Mescolate, e chiudeteli come i cappelletti all'uso
di Romagna n. 7, o in modo più semplice; con questa dose ne farete sessanta
circa.
Cuoceteli
nel brodo per minestra, o asciutti con cacio e burro, oppure col sugo.
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