Pellegrino Artusi, frittelle, bombe e krapfen. Chi non si ricorda il sapore indimenticabile del Krapfen mangiato sulla spiaggia, all'uscita dal bagno mattutino. Lo zucchero grosso, e dico grosso, perchè ora la tendenza è di usare lo zucchero velo, che scricchiola sotto i denti, la pasta soffice, leggermente unta in superficie, e poi la crema, sempre buona e perfetta anche nelle giornate più torride di agosto. Mi ritengo una persona fortunata per aver avuto la possibilità di assaggiare i Krapfen degli anni '60.
178 FRITTELLE DI RISO I
Latte,
mezzo litro.
Riso,
grammi 100.
Farina,
grammi 100.
Uva
sultanina, grammi 50.
Pinoli
tritati alla grossezza del riso, grammi 15.
Uova,
tre rossi e una chiara.
Burro,
quanto una noce.
Zucchero,
due piccoli cucchiaini.
Rhum,
una cucchiaiata.
Odore
di scorza di limone.
Lievito
di birra, grammi 30.
Un
pizzico di sale.
Preparate
il lievito di birra come pei Krapfen n. 182, intridendolo con grammi 40 della
detta farina.
Cuocete
il riso nel latte in modo che riesca sodo e però lasciate da parte alquanto
latte per aggiungerlo se occorre; ma per evitare che si attacchi, rimestate
spesso e ritirate la casseruola sopra un angolo del fornello.
Tolto
dal fuoco e tiepido che sia versateci il lievito già rigonfiato, le uova, il
resto della farina, cioè i 60 grammi rimasti, i pinoli, il rhum, e un altro po'
di latte se occorre; dopo averlo lavorato alquanto, uniteci l'uva e rimettete
la casseruola vicino al fuoco onde lieviti a moderatissimo calore tutto il
composto. Quando avrà rigonfiato, gettatelo in padella a cucchiaiate per formar
frittelle che riusciranno grosse e leggiere. Spolverizzatele di zucchero a velo
quando avranno perduto il primo bollore e servitele calde.
179 FRITTELLE DI RISO II
Queste
sono più semplici delle descritte al numero precedente e riescono anch'esse
buone e leggiere.
Cuocete
molto, o meglio moltissimo, in mezzo litro circa di latte, grammi 100 di riso
dandogli sapore e grazia con burro quanto una noce, poco sale, un cucchiaino
scarso di zucchero e l'odore della scorza di limone. Diaccio che sia aggiungete
una cucchiaiata di rhum, tre rossi d'uovo e grammi 50 di farina. Mescolate bene
e lasciate riposare il composto per diverse ore. Allorché sarete per friggerlo
montate le chiare quanto più potete, aggiungetele mescolando adagio e gettatelo
in padella a cucchiaiate. Spolverizzatele al solito di zucchero a velo e
servitele calde.
180 FRITTELLE DI SEMOLINO
Latte,
mezzo litro.
Semolino,
grammi 130.
Burro,
quanto una noce.
Rhum,
una cucchiaiata.
Odore
di scorza di limone.
Sale,
quanto basta.
Uova,
n. 3.
Cuocete
il semolino nel latte, salatelo quando è cotto e, diaccio che sia, aggiungete
le uova e il rhum. Friggetele nell'olio o nel lardo e mandatele in tavola
spolverizzate di zucchero a velo.
Questa
quantità può bastare per quattro o cinque persone.
181 FRITTELLE DI TONDONE
Se
non sapete cosa sia un tondone, chiedetelo a Stenterello che ne mangia spesso
perché gli piace.
Farina,
grammi 250.
Uova,
n. 6.
Acqua,
decilitri 3.
Un
pizzico di sale.
Odore
di scorza di limone.
Stemperate
la farina con la detta acqua versata a poco per volta e salatela. Gettate
questo intriso in padella per cuocerlo in bianco con burro, olio o lardo e
quando è assodato da una parte voltatelo con un piatto dall'altra, ed eccovi il
tondone.
Ora
pestatelo nel mortaio con l'odore suddetto e rammorbiditelo con le uova: due a
un tratto, le altre quattro una alla volta con le chiare montate, lavorando
molto il composto. Friggetelo a cucchiaiate per ottener le frittelle che,
gonfiando molto, prendono l'aspetto di bombe. Spolverizzatele di zucchero a
velo.
Al
composto potete unire, piacendovi, grammi 100 di uva malaga, ma allora questa
tenetela prima in molle per ventiquattr'ore nell'acqua fresca e dopo toglietele
i semi. Potranno bastare per sei persone, o per quattro se fate la metà della
dose.
182 KRAPFEN I
Proviamoci
di descrivere il piatto che porta questo nome di tedescheria ed andiamo pure in
cerca del buono e del bello in qualunque luogo si trovino; ma per decoro di noi
stessi e della patria nostra non imitiamo mai ciecamente le altre nazioni per
solo spirito di stranieromania.
Farina
d'Ungheria, grammi 150.
Burro,
grammi 40.
Lievito
di birra, quanto una grossa noce.
Uova,
uno intero e un rosso.
Zucchero,
un cucchiaino.
Sale,
una buona presa.
Prendete
un pugno della detta farina, ponetela sulla spianatoia e, fattale una buca in
mezzo, stemperateci dentro il lievito di birra con latte tiepido e formatene un
pane di giusta sodezza, sul quale inciderete un taglio in croce per poi
conoscer meglio se ha rigonfiato. Ponete questo pane in un tegamino o in una
cazzarolina nel cui fondo sia un sottilissimo strato di latte, copritela e
lasciatela vicino al fuoco onde il pane lieviti a moderatissimo calore: vedrete
che basterà una ventina di minuti. Lievitato che sia mettetelo in mezzo alla
farina rimasta ed intridetela colle uova, col burro liquefatto, collo zucchero
e col sale. Se questo pastone riesce troppo morbido, aggiungete tanta farina da
ridurlo in modo che si possa distendere col matterello alla grossezza di mezzo
dito. Così avrete una stiacciata dalla quale con un cerchio di latta taglierete
tanti dischi della grandezza di quello soprassegnato [figura05].
Ammesso
che ne facciate 24, prendete un uovo o altro arnese di forma consimile e colla
punta del medesimo pigiate nel mezzo di ognuno dei dischi per imprimergli una
buca [figura06]. In 12 di detti dischi ponete un cucchiaino di un battutino
tirato col sugo e la besciamella, composto di fegatini, animelle, prosciutto,
lingua salata, odore di tartufi o di funghi, il tutto tagliato a piccoli dadi.
Bagnate
i dischi all'intorno con un dito intinto nell'acqua e sopra ciascuno
sovrapponete un altro disco dei 12 rimasti vuoti; quando saranno tutti coperti
premete sopra ai medesimi un altro cerchio di latta di dimensione eguale a
quello qui delineato, onde si formi un'incisione tutto all'ingiro.
Ora
che avete questi 12 pasticcini ripieni bisogna lievitarli, ma a lieve calore, e
ciò otterrete facilmente ponendoli vicino al fuoco, o dentro a una stufa.
Quando saranno rigonfiati bene friggeteli nel lardo o nell'olio in modo che
siano ricoperti dall'unto e serviteli caldi come fritto o piatto di tramesso,
il quale, per la sua apparenza e bontà sarà giudicato piatto di cucina fine.
Se
volete che servano per dolce non avrete altro a fare che riempirli di una crema
alquanto soda o di conserva di frutta, spolverizzandoli, dopo cotti, di
zucchero a velo.
Per
un'altra ricetta di questi Krapfen, vedi il n. 562.
183 BOMBE E PASTA SIRINGA
Questa
ricetta che può servire ugualmente bene per le bombe e per la pasta siringa, è
un po' faticosa, ma non è di difficile esecuzione.
Acqua,
grammi 150.
Farina
d'Ungheria o finissima, grammi 100.
Burro,
quanto una noce.
Sale,
una presa.
Odore
di scorza di limone.
Uova,
n. 2 e un rosso.
Mettete
al fuoco l'acqua col burro e il sale e quando bolle versate la farina tutta a
un tratto e rimestatela forte. Tenete la pasta sul fuoco fino a che la farina
sia ben cotta (10 minuti) rimovendola sempre; poi levatela dalla casseruola e
stiacciatela alla grossezza di un dito perché si diacci bene.
Cominciate
a lavorarla per tempo da prima con un rosso d'uovo e quando l'ha incorporato
aggiungete una chiara ben montata, poi un altro rosso e, lavorandola sempre col
mestolo, un'altra chiara montata e così di seguito se la dose fosse doppia o
tripla della presente. A forza di lavorarlo il composto deve riuscire in ultimo
fine come un unguento. Se si tratta di bombe gettatelo in padella a cucchiaini
dandogli la forma rotonda; se desiderate la pasta siringa fatelo passare per la
canna a traverso a un disco stellato, come la figura riportata qui sopra
[figura07], e tagliatelo via via alla lunghezza di 9 a 10 centimetri. Quando
avrà perduto il primo bollore spolverizzatela di zucchero a velo. Il doppio di
questa dose potrà bastare per otto o dieci persone.
Queste
bombe possono anche servire come fritto composto praticandovi una piccola
incisione quando son cotte per introdur nell'interno un poco di battuto
delicato di carne; ma allora non vanno spolverizzare di zucchero.
184 BOMBE COMPOSTE
Queste
bombe devono essere scoppiate la prima volta a Bologna. La carica che
contengono di cacio e mortadella me lo fanno supporre. Comunque sia,
aggraditele perché fanno onore all'inventore.
Acqua,
grammi 180.
Farina,
grammi 120.
Formaggio
gruviera, grammi 30.
Burro,
quanto una noce.
Mortadella
di Bologna, grammi 30.
Uova,
n. 3.
Un
pizzico di sale.
Mettete
l'acqua al fuoco col burro e col sale e quando comincia a bollire gettate in
essa il formaggio a pezzettini e subito la farina tutta in un tratto rimestando
forte. Tenete la pasta al fuoco 10 minuti circa rimuovendola sempre, poi
lasciatela diacciare. Lavoratela moltissimo ed a riprese col mestolo gettandovi
un uovo per volta, prima il rosso poi la chiara montata, e quando sarete per
friggerla aggiungete la mortadella a dadi larghi un centimetro e grossettini.
Qualora l'impasto riuscisse un po' troppo sodo per la qualità della farina, o
perché le uova erano piccole, aggiungetene un altro e ne otterrete tante che
basteranno per sei persone. Se queste bombe sono venute bene, le vedrete
gonfiare e rimaner vuote dentro, ma ci vuol forza in chi le lavora.
Servitele
calde per contorno a un fritto di carne o di fegato, oppure miste a qualunque
altro fritto.
185 BOMBE DI SEMOLINO
Latte,
3 decilitri, pari a grammi 300.
Semolino
di grana fine, grammi 130.
Burro,
quanto una noce.
Zucchero,
un cucchiaino.
Sale,
quanto basta.
Odore
di scorza di limone.
Uova,
n. 3.
Mettete
al fuoco il latte col burro e lo zucchero e quando comincia a bollire versate
il semolino a poco a poco onde non abbia a far bozzoli. Tenetelo sul fuoco fino
a che non sia ben sodo, agitandolo sempre col mestolo perché non si attacchi al
fondo. Ritiratelo dal fuoco, salatelo e subito scocciategli dentro il primo
uovo, poi quando sarete per friggerlo, gli altri due, uno alla volta, montando
le chiare e lavorandolo sempre molto col mestolo. Quando lo gettate in padella
dategli la forma di pallottole le quali rigonfieranno per divenir bombe
leggerissime che vanno spolverizzare di zucchero a velo, perduto che abbiano il
forte calore. Usate fuoco leggero e dimenate la padella.
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