MFK Fisher. "Prima si mangia, poi facciamo tutto il resto." Mary Frances Kennedy, MFK Fisher come molti di noi la conoscono, nella prefazione di 'The Gastronomical Me',
uno dei suoi successi letterari, si descrive così: «Come la maggior parte delle persone, io sono affamata. Mi sembra che i nostri tre bisogni primari, cibo, sicurezza e amore, sono così intrecciati e legati tra di loro che non possiamo pensare solamente a uno di essi senza gli altri due....»
E così è stato, perchè possiamo dire che Mary ha vissuto la sua vita appassionatamente intrecciando e curando con amore tutte queste cose. La poetessa degli appetiti scrive di cibo così come altri scrivono d’amore, solo decisamente meglio, fin da quando, ancora studentessa scoprirà le gioie della cucina e della cultura
francese, che riporterà nelle lunghe lettere che scrive a casa, alla madre e
alle sorelle: «... la cucina di questi posti è una religione e un’arte questo cibo francese. E io sono già
un’ardente seguace di questa fede».
Quando si decide di vivere, come prima cosa bisogna abbandonarsi alla vita e seguirne gli andamenti, sempre e comunque senza euforie o disperazione. Questo ha fatto, giovanissima si è sposata ed è emigrata, poi un nuovo amore la travolge e le dà la consapevolezza di quanto ha scritto sopra, nei momenti buoni e in quelli meno.
Comincia a raccontare perchè le piace quello che vede e sente, e lo esterna con passione, Mary scrive come cucina, conosce
bene gli ingredienti e ha compreso appieno la ricetta, bisogna solo aspettare
l’istante giusto per iniziare ed ecco allora che la scrittura giunge fluida, senza
sforzi, nata dalla padronanza degli strumenti così come da una pratica assidua
e costante: «scrivo come parlo, ma ho necessità di scrivere per, e a, qualcuno
che amo». Confesserà al suo psichiatra che scrivere è, per lei, un modo di
fare l’amore, e da questo forse deriva la sensualità della sua prosa, con una
sua musicalità intima e avvolgente, che cattura il lettore facendogli
desiderare non solo di poter assaggiare quei piatti, ma di poter udire gli
stessi suoni, le stesse conversazioni, catturare gli stessi istanti dell’“Arte
del mangiare”.
Molti mariti e molti amori si sono susseguiti nella sua lunga vita e penso che per ognuno di loro abbia scritto, raccontandosi nei suoi molti capolavori. Nei suoi libri non parla solo di un piatto o di una ricetta, parla di incontri, atmosfere, ricordi, le ricette, se vi sono, sono appuntate qua e là, come per caso.
Negli anni la sua fama
cresce così tanto, nel mondo letterario e gastronomico, che lei si trova, insieme
all’amica Julia Child, al centro di un vero e proprio culto di devoti della
buona scrittura, della buona tavola o di entrambe, che non finirà neanche alla
sua morte, nel 1992, a ottantaquattro anni.
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