La guerra santa della guida St.Michelin
Da ieri un nuovo astro brilla nel firmamento delle tre stelle Michelin: Enrico Crippa. Il giovane chef che opera ad Alba, farcito di talento, ha entusiasmato tutto il popolo dei gourmet. Ma c’è qualcuno che lo sta studiando da tempo. E in gran segreto. Nelle sale più nascoste dei sacri palazzi, di là dal Tevere, il
La strategia si riassume in cinque punti 1. Creare una guida alternativa con tre croci o tre tiare al posto delle tre stelle e chiamarla St.Michelin. 2. Creare un nuovo ufficio apostolico, il Propaganda Cibo, con a capo il cardinal Bocuse, lontano parente del tristellato francese. 3. Depenalizzare il peccato di gola. 4. Organizzare un servizio catering di classe per i pellegrini (es. degustazione di fromages des Pyrénées a Lourdes con chutney di pesche e assoluzione plenaria o verticale di capesante sulla via di Santiago con visita alle cantine locali). 5. Contrastare l’ortodossia culinaria.
Quest’ultimo punto è quello che ha fatto sobbalzare i vaticanisti più accorti. Un alto prelato, dopo la quarta bottiglia di Châteauneuf-du-Pape, ha fatto capire che sarebbe in atto una lotta intestina tra due visioni della chiesa gourmand. Da una parte la tradizione con suor Madaleine, seguace di Suor Germana e autrice del libro-denuncia: Una lefrebvriana in cucina. Dall’altra le frange più moderniste della chiesa che chiedono una nuova trasparenza sulle materie prime, le cotture a bassa temperatura e la stagionalità dei prodotti. E invocano un’enciclica per chiedere perdono ai morti sul rogo, vittime di una tecnica di cottura decisamente sbagliata e addirittura cancerogena. Non è sfuggita agli osservatori più acuti una mini-sommossa delle guardie svizzere al grido di: più rösti meno pajata. Ma la domanda più inquietante è: perché la Germania ha più tre stelle Michelin dell’Italia? Non è che San Pietro c’entri qualcosa?
Testi e disegni di Gianluca Biscalchin
Cibology credits 2012 – testi & disegni © Gianluca Biscalchin
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