Pellegrino Artusi e le sue conserve, anche quella di rose. Tutte le rose producono
fiori adatti a essere utilizzati in cucina. Ci sono rose che hanno
solo 5 petali, altre che spesso
superano i cento petali per fiore. Ci sono rose che hanno un profumo intenso e persistente, altre non profumano affatto o hanno un profumo troppo delicato, altre ancora emettono un "odore" a volte persino sgradevole. Conoscere le rose è fondamentale per ottenere i migliori risultati. Sarà meglio la rosa gallica officinalis o la rosa Ardoisee de Lyon , la Baronne Prevost o la Cardinal de Richelieu?
superano i cento petali per fiore. Ci sono rose che hanno un profumo intenso e persistente, altre non profumano affatto o hanno un profumo troppo delicato, altre ancora emettono un "odore" a volte persino sgradevole. Conoscere le rose è fondamentale per ottenere i migliori risultati. Sarà meglio la rosa gallica officinalis o la rosa Ardoisee de Lyon , la Baronne Prevost o la Cardinal de Richelieu?
740 CONSERVA DI AZZERUOLE
Le
azzeruole, che in alcuni paesi chiamassi pomi reali, sono frutta che maturano
verso la fine di settembre; ve ne sono delle rosse e delle bianche. Per la
conserva preferite le bianche e scegliete le più grosse e le più mature, cioè
quelle che hanno perduto il colore verdastro.
Azzeruole,
chilogrammi l.
Zucchero
bianco, grammi 800.
Acqua,
decilitri 7.
Gettate
le azzeruole nell'acqua bollente col loro gambo attaccato, fatele bollire per
dieci minuti e, ancora calde, con la punta di un temperino levate loro i
noccioli dalla parte del fiore e se qualcuna si sforma rassettatela con le dita
e sbucciatele senza levare il gambo. Sciogliete lo zucchero nei 7 decilitri di
acqua, che può servire anche quella dove hanno bollito, versateci le azzeruole
e quando lo sciroppo, preso col mestolo, comincia a dar cenno di cadere a
goccie levatele col loro liquido e conservatele in vasi. Restano come candite e
sono molto buone.
741 CONSERVA SODA DI COTOGNE
Le
mamme provvide dovrebbero far buon conto delle conserve di frutta non
foss'altro per appagar qualche volta la golosità dei loro bambini, spalmandole
sopra fette di pane.
Alcuni
suggeriscono di mettere le cotogne al fuoco colla buccia onde conservino più
fragranza; ma non mi sembra cosa necessaria perché dell'odore questo frutto ne
dà ad esuberanza e poi ci si risparmia l'incomodo di passarle.
Mele
cotogne, nette dalla buccia e dal torsolo, grammi 800.
Zucchero
bianco fine, grammi 500.
Sciogliete
lo zucchero al fuoco con mezzo bicchiere di acqua, fatelo bollire un poco e
lasciatelo da parte.
Tagliate
le mele cotogne a sottilissime fette e mettetele al fuoco con un bicchiere
d'acqua in una casseruola di rame. Tenetele coperte, ma rimestatele spesso
cercando di tritarle e schiacciarle col mestolo. Quando saranno divenute tenere
per cottura, versateci il già preparato sciroppo di zucchero, mescolate spesso
e lasciate bollire a casseruola scoperta finché la conserva sia fatta, il che
si conosce quando comincia a cadere a stracci presa su col mestolo.
742 CONSERVA
LIQUIDA DI COTOGNE
Fatta
nella seguente maniera si può conservar liquida per distenderla sul pane.
Tagliate
le cotogne a spicchi, levate la parte dura del torsolo, lasciate loro la buccia
e dopo averle pesate mettetele al fuoco coperte d'acqua.
Quando
saranno ben cotte passatele e rimettetele al fuoco con l'acqua ove hanno
bollito e tanto zucchero bianco in polvere quanto era il loro peso da crude,
aspettando di versarlo quando sono in bollore. Rimestate spesso e allorché
(versatane qualche gocciola in un piatto) non la vedrete scorrer troppo,
levatela.
743 CONSERVA
DI ARANCI
Aranci,
n. 12.
Un
limone di giardino.
Zucchero
bianco fine, quanto è il peso degli aranci.
Acqua,
metà del peso degli aranci.
Rhum
genuino, quattro cucchiaiate.
Con
le punte di una forchetta bucate tutta la scorza degli aranci, poi teneteli in
molle per tre giorni cambiando l'acqua sera e mattina. Il quarto giorno
tagliateli a metà ed ogni metà a filetti grossi mezzo centimetro circa,
gettandone via i semi. Pesateli e solo allora regolatevi per lo zucchero e per
l'acqua nelle proporzioni indicate. Metteteli al fuoco da prima colla sola
acqua e dopo dieci minuti di bollitura aggiungete il limone tagliato come gli
aranci. Subito dopo versate lo zucchero e rimestate continuamente finché il
liquido non avrà ripreso il forte bollore, perché altrimenti lo zucchero
precipita al fondo e potrebbe attaccarsi alla casseruola.
Per
cogliere il punto della cottura, versatene a quando a quando qualche goccia su
di un piatto, soffiateci sopra e se stenta a scorrere levatela subito.
Aspettate che sia tiepida per aggiungere il rhum, e versatela nei vasi per
custodirla come tutte le altre conserve di frutta, avvertendovi che questa ha
il merito di possedere una virtù stomatica.
Del
limone si può fare anche a meno.
744 CONSERVA DI ARANCI FORTI
Vediamo
se mi riesce di appagare anche coloro che desiderano sapere come regolarsi se
si trattasse di conserva di aranci forti, i quali sanno tanto di amaro.
Fate
bollire gli aranci forti nell'acqua finché si lascino passar facilmente da
parte a parte con uno stecco. Tolti dall'acqua bollente gettateli nella fredda
e teneteceli per due giorni, cambiando spesso l'acqua. Tagliateli poi come i
precedenti, nettandoli dai semi e da quei filamenti bianchi che si trovano
nell'interno. Dopo pesateli e metteteli al fuoco senz'acqua con grammi 150 di
zucchero bianco fine per ogni 100 grammi di frutto. Fate bollire adagio e state
attenti che lo sciroppo non si condensi troppo, ché altrimenti gli aranci
induriscono.
745 CONSERVA
DI ROSE
La
rosa, questa regina dei fiori, che in Oriente ha la sua splendida reggia, fra i
molti suoi pregi non sapevo che avesse pur quello singolare di trasformarsi in
una buona e profumata conserva.
Fra
le tante sue specie e varietà, quella che io apprezzo e ammiro di più è la rosa
dalla borraccina poiché, quando i suoi boccioli cominciano a schiudersi e li
considero bene, risvegliano in me, come probabilmente negli altri, l'idea
simbolica della pudica verginella e forse furono essi che ispirarono
all'Ariosto le bellissime ottave:
La
verginella è simile alla rosa,
Ch'in
bel giardin sulla nativa spina
Mentre
sola e sicura si riposa,
Né
gregge né pastor se le avvicina:
L'aura
soave e l'alba rugiadosa,
L'acqua,
la terra al suo favor s'inchina;
Giovani
vaghi e donne innamorate
Amano
averne e seni e tempie ornate.
Ma
non sì tosto dal materno stelo
Rimossa
viene, e dal suo ceppo verde,
Che
quanto avea dagli uomini e dal cielo
Favor,
grazia e bellezza, tutto perde.
La
vergine che 'l fior, di che più zelo
Che
de' begli occhi e della vita aver de',
Lascia
altrui corre, il pregio ch'avea innanti
Perde
nel cor di tutti gli altri amanti.
Una
buona e vecchia signora, la cui memoria porto scolpita nel cuore, coltivava a
preferenza questa specie di rose nel suo giardino, e sapendo la mia
predilezione per quei vaghi e poetici fiori, ogni anno a maggio me ne donava.
La stagione più opportuna per fare questa conserva è quando le rose sono in
piena fioritura dai 15 di maggio ai 10 di giugno. Occorrono rose dette maggesi,
che sono di colore roseo ed odorose. Sfogliatele e recidete ad ogni foglia la
punta gialliccia che trovasi in fondo alla medesima gettandola via e, per far
questa operazione con meno perdita di tempo, prendete con la sinistra tutto il
ciuffo, ossia la corolla della rosa, e con la destra, armata di forbici,
tagliatela giro giro poco più sopra della base del calice. Ecco le dosi:
Zucchero
bianco, fine, grammi 600.
Foglie
di rose al netto, grammi 200.
Acqua,
decilitri 6.
Un
mezzo limone.
Breton,
un cucchiaino.
Ponete
le rose in una catinella con grammi 200 del detto zucchero e il sugo del mezzo
limone e con le mani strofinatele, tritatele più che potete per ridurle quasi
una pasta. Sciogliete al fuoco il resto dello zucchero nell'acqua suddetta e
gettatecele per farle bollire fino a che lo sciroppo sia condensato, il che si
conosce se, prendendone una goccia fra le dita, comincia ad appiccicare; ma
badate che non arrivi a fare il filo. Prima di ritirarle dal fuoco date loro il
colore col breton, del quale potete fare anche a meno, se al bel colore non ci
tenete. E il breton un liquido vegetale rosso, innocuo, così chiamato dal suo
inventore, per colorire ogni sorta di dolci.
Codesto,
che vi ho descritto, è il modo più semplice e da me preferito per fare la
conserva di rose, ma le foglie rimangono durettine. Volendole più tenere
bisognerebbe farle bollir prima nell'acqua indicata per cinque minuti, levarle,
strizzarle e pestarle nel mortaio il più possibile coi 200 grammi dello zucchero
e il sugo del limone, poi sciogliere nella stessa acqua il rimanente zucchero,
gettarvi le rose pestate e pel resto regolarsi come si è detto.
Quando
la conserva è diaccia ponetela nei vasetti per conservarla come tutte le altre
consimili.
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