Pellegrino Artusi, la Frittata a sgonfiotto ed altre rustiche. Una
delle preparazioni più diffuse della tradizione popolare italiana è la frittata ed in particolare quella di cipolle. E'
698 FRITTATA A SGONFIOTTO OSSIA MONTATA
È
l'omelette soufflée de' Francesi che può servire come piatto dolce di ripiego,
se non v'è di meglio, e quando rimangono chiare d'uovo.
Zucchero
in polvere, grammi 100.
Rossi
d'uovo, n. 3.
Chiare,
n. 6.
Odore
della scorza di limone.
Sbattete
prima per diversi minuti i rossi collo zucchero, poi montate le chiare ben sode
ed unite le une e gli altri insieme mescolando adagino. Ungete un vassoio che
regga al fuoco con burro diaccio, versate nel medesimo il composto in modo che
vi faccia la colma e ponetelo subito nel forno da campagna tenuto pronto ben
caldo. Dopo cinque minuti che è nel forno fategli alcune incisioni col coltello
e spolverizzatelo di zucchero a velo, quindi terminate di cuocerlo, al che si
richiederanno dieci o dodici minuti in tutto. Badate che non bruci alla
superficie e mandatela subito in tavola. Perché gonfi meglio, alcuni aggiungono
un poco d'agro di limone nel composto.
699 GNOCCHI DI LATTE
Dose
per sei persone.
Latte,
un litro.
Zucchero,
grammi 240.
Amido
ridotto in polvere, grammi 120.
Rossi
d'uovo, n. 8.
Odore
di vainiglia.
Mescolate
il tutto nel modo stesso che fareste per una crema e mettetelo al fuoco in una
casseruola, girando continuamente il mestolo. Quando il composto sarà divenuto
sodo, tenetelo ancora qualche minuto al fuoco e poi versatelo in una teglia o
in un piatto all'altezza di un dito e mezzo e tagliatelo a mandorle quando sarà
diacciato. Disponete questi taglioli uno sopra l'altro con simmetria su di un
vassoio di rame o di porcellana che regga al fuoco, intramezzandoli con alcuni
pezzetti di burro, e rosolateli alquanto nel forno da campagna per servirli
caldi.
700 CIARLOTTA
Fate
una crema con:
Latte,
decilitri 2.
Zucchero,
grammi 30.
Farina,
mezza cucchiaiata.
Uova,
n. 1.
Odore
di scorza di limone.
Fate
uno sciroppo con:
Acqua,
decilitri 2.
Zucchero,
grammi 50,
lasciando
bollire lo zucchero nell'acqua per dieci minuti; quando è diaccio strizzategli
dentro un limone. Prendete grammi 300 di pan di Spagna e col medesimo, tagliato
a fette, con conserve di frutta e con la detta crema, riempite uno stampo da
budino ben lavorato. Per ultimo versateci dentro il detto sciroppo per
inzuppare il pan di Spagna, o savoiardi che siano, e dopo diverse ore
sformatelo e servitelo.
È
una dose che potrà bastare per otto persone.
701 CIARLOTTA DI MELE
Mele
reinettes, grammi 500.
Zucchero
in polvere, grammi 125.
Midolla
di pane raffermo, quanto basta.
Burro
fresco di buona qualità, quanto basta.
Un
pezzetto di cannella intera.
Mezzo
limone.
Si
preferiscono le mele reinettes perché morbide ed odorose; in mancanza di
queste, servitevi di altra qualità consimile. Se questa marmellata si dovesse
conservar lungo tempo, ci vorrebbe il doppio di zucchero; ma trattandosi di
adoperarla subito, un quarto del peso delle mele in natura è a sufficienza.
Sbucciate
le mele, tagliatele a quarti, levate i semi e le logge che li contengono e
gettatele in acqua fresca dove sia stato spremuto il limone. Levate quindi
questi quarti di mela asciutti, e tagliateli per traverso a fette sottili, che
porrete al fuoco in una casseruola, senz'acqua e col pezzetto di cannella.
Quando cominciano a liquefarsi, aggiungete lo zucchero e mescolate, muovendole
spesso finché non siano cotte, il che si conosce facilmente. Allora levate la
cannella e servitevene come appresso.
Disfate
al fuoco il burro e quando è a bollore, cioè ben caldo, intingetevi tante fette
di midolla di pane quante occorrono, grosse meno di un centimetro, le quali
avrete preparate innanzi. Con esse coprite il fondo di uno stampo liscio e
tondo e foderatene le pareti, in modo che non restino vuoti. Versate nel mezzo
la marmellata e copritela delle stesse fette di pane intinte nel burro.
Cuocetela come i budini, con fuoco sopra, avvertendo che per la cottura basta
di rosolare appena il pane, e servitela calda.
È
un dolce che si può complicare e variare quanto si vuole. Si può, ad esempio,
fare un buco in mezzo alla marmellata e riempirlo di conserva di albicocche, si
può intramezzare la marmellata con altre conserve od anche disporla a suoli con
le stesse fette di pane.
Si
potrebbe anche incassarla nella pasta frolla.
702 MIGLIACCIO DI ROMAGNA
Se
il maiale volasse
Non
ci saria danar che lo pagasse,
diceva
un tale; e un altro: "Il maiale, colle sue carni e colle manipolazioni a
cui queste si prestano, vi fa sentire tanti sapori diversi quanti giorni sono
nell'anno". Al lettore il decidere quale dei due sproloqui sia il più
esatto: a me basta darvi un cenno delle così dette nozze del maiale, perché
anche questo immondo animale fa ridere, ma solo, come l'avaro, il giorno della
sua morte.
In
Romagna le famiglie benestanti e i contadini lo macellano in casa, circostanza
in cui si sciala più dell'usato e i ragazzi fanno baldoria. Questa è anche
l'occasione opportuna per ricordarsi agli amici, a' parenti, alle persone colle
quali si abbia qualche dovere da compiere, imperocché ad uno, per esempio, si
mandano tre o quattro braciole della lombata, ad un altro un'ala di fegato, ad
un terzo un piatto di buon migliaccio; e la famiglia che queste cose riceve, si
rammenta di fare, alla sua volta, altrettanto. "È pane da rendere e farina
da imprestare", direte voi; ma frattanto son usi che servono a tener deste
le conoscenze e le amicizie fra le famiglie.
Dopo
tale preambolo, venendo a nocco, ecco la ricetta del migliaccio di Romagna il
quale, per la sua nobiltà, non degnerebbe di riconoscere neppur per prossimo
quello di farina dolce che girondola per le strade di Firenze:
Latte,
decilitri 7.
Sangue
di maiale disfatto, grammi 330.
Sapa,
oppure miele sopraffine, grammi 200.
Mandorle
dolci sbucciate, grammi 100.
Zucchero,
grammi 100.
Pangrattato
finissimo, grammi 80.
Candito,
grammi 50.
Burro,
grammi 50.
Spezie
fini, due cucchiaini.
Cioccolata,
grammi 100.
Noce
moscata, un cucchiaino.
Una
striscia di scorza di limone.
Pestate
in un mortaio le mandorle insieme col candito, che avrete prima tagliato a
pezzetti, bagnatele di tanto in tanto con qualche cucchiaino di latte e
passatele per istaccio. Ponete il latte al fuoco con la buccia di limone, che
poi va levata, e fatelo bollire per dieci minuti; uniteci la cioccolata
grattata, e quando questa sarà sciolta, levatelo dal fuoco e lasciatelo
freddare un poco.
Poi
versate nello stesso vaso il sangue, già passato per istaccio, e tutti gli
altri ingredienti serbando per ultimo il pangrattato, del quale, se fosse
troppo, si può lasciare addietro una parte.
Mettete
il composto a cuocere a bagno-marla e rimuovetelo spesso col mestolo onde non
si attacchi al vaso. La cottura e il grado di densità che fa d'uopo, si
conoscono dal mestolo che, lasciato in mezzo al composto, deve rimanere ritto.
Se ciò non avviene, aggiungete il resto del pangrattato, supposto non l'abbiate
versato tutto. Pel resto regolatevi come alla Torta di ricotta n. 639, cioè
versatelo in una teglia foderata di Pasta matta n. 153 e, quando sarà ben
diaccio, tagliatelo a mandorle. Cuocete poco la pasta matta per poterla tagliar
facilmente e non lasciate risecchire il migliaccio al fuoco, ma levatelo quando
si estrae pulito un fuscello di granata immersovi.
Se
vi servite del miele invece della sapa, assaggiate avanti di aggiungere lo
zucchero onde non riesca troppo dolce, e notate che uno de' pregi di questo
piatto è che sia mantecato, cioè di composizione ben fine.
Il
timore di non essere inteso da tutti, nella descrizione di queste pietanze, mi
fa scendere spesso a troppo minuti particolari, che risparmierei volentieri.
Nonostante
pare che ciò non basti perché una cuoca di un paese di Romagna mi scrisse:
"Ho fatto ai miei padroni il migliaccio che sta stampato nel suo
pregiatissimo Manuale di cucina; è piaciuto assai, solo che le mandorle col
candito non ho saputo come farle passare per lo staccio: avrebbe la bontà
d'indicarmelo?".
Grato
alla domanda io le risposi: "Non so se sappiate che si trovano, per uso di
cucina, degli stacci appositi di crine, forti e radi, e di fil di ferro
finissimo. Con questi, un buon mortaio e olio di schiena si possono passare
anche le cose più difficili".
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