Pellegrino Artusi, l' aragosta ed altre cose. L’aragosta
è ritenuta da sempre il cibo afrodisiaco per antonomasia. Gli
alimenti afrodisiaci non sono certamente un' invenzione moderna. La loro
origine risale fin dalle antichità, dalla cultura Egiziana, Greca, Romana.
Questo finchè non cominciarono a circolare le prime automobili, da quel momento, le più lussuose hanno velocemente conquistato il primo posto tra gli afrodisiaci.
476 ARIGUSTA
L'aragosta
o arigusta è un crostaceo dei più fini e delicati, comune sulle coste del
Mediterraneo. È indizio della freschezza e della buona qualità delle ariguste,
degli astaci e de' crostacei in genere, il loro peso in proporzione della
grossezza; ma sempre è da preferirsi che siano vivi ancora, o almeno che diano
qualche segno di vitalità, nel qual caso si usa ripiegare la coda dell'arigusta
alla parte sottostante e legarla avanti di gettarla nell'acqua bollente per
cuocerla.
A
seconda della sua grossezza fatela bollire dai 30 ai 40 minuti; ma prima aromatizzate
l'acqua in cui deve bollire con un mazzetto composto di cipolla, carote,
prezzemolo e due foglie d'alloro, aggiungendo a questo due cucchiai di aceto e
un pizzico di sale. Lasciate che l'arigusta diacci nel suo brodo e quando la
levate, sgrondatela dall'acqua strizzandone la coda e dopo averla asciugata
strofinatela con qualche goccia d'olio per renderla lucida.
Mandatela
in tavola con una incisione dal capo alla coda per poterne estrarre facilmente
la polpa e, se non si volesse mangiare condita semplicemente con olio e agro di
limone, accompagnatela con la salsa maionese o con altra salsa piccante; ma
potete servirla pur anche con una salsa fatta con lo stesso pesce nel seguente
modo:
Levate
la polpa della testa e questa tritatela ben fine con un rosso d'uovo assodato e
alcune foglie di prezzemolo. Ponete il composto in una salsiera, conditelo con
pepe, poco o punto sale e diluitelo con olio fine e l'agro di mezzo limone, o
aceto.
477 COTOLETTE DI ARIGUSTA
Prendete
un'arigusta del peso di grammi 650 circa, lessatela come è indicato nella
ricetta precedente, poi sgusciatela per estrarne tutta la parte interna che
triterete all'ingrosso con la lunetta. Fate una besciamella nelle proporzioni e
come quella del n. 220 e quando la ritirate dal fuoco gettateci dentro
l'arigusta, salatela e dopo aver mescolato bene il composto, versatelo in un
piatto e lasciatelo, per qualche ora, raffreddar bene
Quando
sarete per formare le cotolette dividete il composto in dieci parti eguali e
facendole toccare il pangrattato modellatele fra la palma delle mani alla
grossezza un po' più di mezzo dito; tuffatele nell'uovo frullato, panatele
ancora e friggetele nell'olio. Delle lunghe corna dell'arigusta fatene dieci
pezzi che infilerete nelle cotolette quando le mandate in tavola onde facciano
fede della nobile materia di cui le cotolette sono composte. Possono bastare
per cinque persone ed è un piatto molto delicato.
478 CONCHIGLIE RIPIENE
È
un piatto delicato di pesce che può servire per principio a una colazione.
I
gusci delle conchiglie marine per quest'uso devono essere, nella parte concava,
larghi quanto la palma di una mano onde ognuno, col contenuto suo, possa
bastare a una persona. Appartengono al genere Pecten Iacobaeus, Pettine, detto
volgarmente cappa santa perché si usava dai pellegrini. La carne di questa
conchiglia, buona a mangiarsi, è molto apprezzata pel suo delicato sapore. In
qualche casa signorile usansi conchiglie d'argento e allora possono servire
anche per gelati, ma in questo caso, trattandosi di pesce, mi sembrano più
opportune quelle naturali marine.
Prendete
la polpa di un pesce fine lessato, benché possa prestarsi anche il nasello, il
muggine e il palombo, e con questa dose, che potrà bastare per riempire sei
conchiglie, formate il seguente composto:
Pesce
lesso, grammi 130.
Parmigiano
grattato, grammi 20.
Farina,
grammi 20.
Burro,
grammi 20.
Rossi
d'uovo, n. 2.
Latte,
decilitri 2 1/2.
Fate
una besciamella col latte, il burro e la farina e quando la ritirate dal fuoco
uniteci il parmigiano e, non più a bollore, i rossi d'uovo e il pesce tritato,
condendolo con sale e pepe. Versatelo nelle conchiglie unte prima col burro
diaccio, rosolatelo appena nel forno da campagna e servitelo.
Si
potrebbero riempir le conchiglie anche con la polpa del pollo lesso tritato
conservando le stesse proporzioni.
479 STORIONE
Mi
permetta il lettore di fare un po' di storia su questo pesce interessantissimo.
Lo
storione appartiene all'ordine dei Ganoidi, da Ganus che vuol dire lucente, per
la lucentezza delle squame, e al sott'ordine dei Chondrostei per avere lo
scheletro cartilagineo. Costituisce la famiglia degli Acipenser che si
qualifica appunto per questi due distintivi e per la pelle a cinque serie
longitudinali di placche a smalto. È un pesce che ha la bocca posta alla faccia
inferiore del capo, priva di denti e in forma di succhiatoio protrattile, con
cirri nasali ossia tentacoli, per cercare sotto le acque, nel fango, il
nutrimento che pare consista di piccoli animalucci.
Sono
animali molto in pregio per le loro carni, per le uova che costituiscono il
caviale e per l'enorme vescica natatoria con cui si forma l'ittiocolla o colla
di pesce. In primavera rimontano i fiumi per deporre le uova in luoghi
tranquilli lungo le sponde.
L'Italia
ne alberga diverse specie, la più stimata delle quali, come cibo, è l'Acipenser
sturio (storione comune); lo si riconosce pel muso acuto, pel labbro inferiore
carnoso e nel mezzo diviso, non che pei cirri nasali semplici e tutti eguali tra
loro. Frequenta a preferenza le foci del Ticino e del Po ove, non è gran tempo,
ne fu pescato uno che pesava Kg. 215; ma la specie che prende maggior sviluppo
è l'Acipenser huso, il quale raggiunge fino a due metri e più di lunghezza, con
ovaia grandi un terzo dell'animale, ed è questa particolarmente che somministra
il caviale e l'ittiocolla. Il primo è formato dalle uova crude degli storioni,
passate per setaccio onde levarne i filamenti che le inviluppano, indi salate e
fortemente compresse; la seconda preparasi sulle spiagge del mar Caspio o sulle
coste dei fiumi che vi sboccano, ma più che altrove ad Astrachan. Non farà
meraviglia la quantità straordinaria che se ne trova in commercio (servendo
l'ittiocolla a molti usi) se si considera che talvolta nel Volga si pescano da
quindici a ventimila storioni al giorno; e di là, cioè dalle provincie
meridionali della Russia, ci viene anche il caviale. Fu annunziato che dei
pescatori dei Danubio presero, non ha guari, uno storione del peso di otto
quintali e che la spoglia di questo enorme pesce, lungo metri 3,30, figura nel
Museo di Vienna.
Fra
le specie estinte si annovera il Magadictis, che raggiungeva la lunghezza di 10
a 12 metri.
480 STORIONE IN FRICANDÒ
Lo
storione è buono in tutte le maniere: lesso, in umido, in gratella. Quanto
all'umido, potete trattarlo nel seguente modo: prendetene un pezzo grosso del
peso almeno di grammi 500, spellatelo e steccatelo con lardelli di lardone
conditi avanti con sale e pepe; poi legatelo in croce, infarinatelo, mettetelo
al fuoco con olio e burro e conditelo ancora con sale e pepe. Quando sarà
rosolato da tutte le parti bagnatelo con brodo per tirarlo a cottura e prima di
levarlo strizzategli sopra un limone per mandarlo in tavola col suo sugo.
486 CICALE
RIPIENE
Non
crediate che voglia parlarvi delle cicale che cantano su per gli alberi;
intendo dire invece di quel crostaceo, squilla (Squilla mantis), tanto comune
nell'Adriatico e colà cognito col nome di cannocchia.
È
un crostaceo sempre gustoso a mangiarsi; ma migliore assai quando in certi mesi
dell'anno, dalla metà di febbraio all'aprile, è più polputo del solito, e
racchiude allora un cannello rosso lungo il dorso, detto volgarmente cera o
corallo, il quale non è altro che il ricettacolo delle uova di quel pesce. È
buono lesso, entra con vantaggio, tagliato a pezzi, nella composizione di un
buon cacciucco ed eccellente è in gratella, condito con olio, pepe e sale; se
lo aggradite anche più appetitoso, sparatelo lungo il dorso, riempitelo con un
battutino di pangrattato, prezzemolo e odore d'aglio e condite tanto il ripieno
che il pesce con olio, pepe e sale.
487 CICALE FRITTE
Alla
loro stagione, cioè quando hanno la cera, com'è detto al numero precedente, si
possono friggere nel seguente modo e ne merita il conto.
Dopo
averle lavate, lessatele in poca acqua, coperte da un pannolino con un peso
sopra; 15 minuti di bollitura ritengo siano sufficienti. Sbucciatele dopo cotte
e, messa a nudo la polpa, tagliatela in due pezzi, infarinatela, doratela
nell'uovo frullato e salato, e friggetela nell'olio.
488 CICALE IN UMIDO
Se
non vi rincresce di adoperare le unghie, d'insudiciarvi le dita e di bucarvi
fors'anche le labbra, eccovi un gustoso e piacevole trastullino.
Prima
di cuocerle tenete le cicale nell'acqua fresca, che così non iscolano, anzi
rigonfiano. Fate un battuto con aglio, prezzemolo e olio; rosolato che sia
collocateci le cicale intere e conditele con sale e pepe. Quando avranno preso
il condimento bagnatele con sugo di pomodoro o conserva e servitele sopra a
fette di pane asciugate al fuoco. Prima di mandarle in tavola fate loro
un'incisione con le forbici lungo il dorso per poterle sbucciare più
facilmente.
489 SPARNOCCHIE
Le
cicale mi rammentano le sparnocchie che, a prima vista, le rassomigliano; ma
esaminato bene questo crostaceo ha la forma di un grosso gambero di mare del
peso comunemente di 50 o 60 grammi. È di sapore più delicato dell'arigusta e,
come questa, si usa mangiarlo lesso; ma perché non perda sapore meglio è di
arrostirlo in gratella, senza condimento alcuno, e dopo sgusciarlo e condirlo
con olio, pepe, sale ed agro di limone. Le sparnocchie piccole si possono
anche, come i gamberi, infarinare e friggerle così naturali, oppure nel modo
indicato per le cicale.
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