Pellegrino Artusi, l'anguilla. L'anguilla, un animale misterioso con la passione per il viaggio. Nuotando controcorrente, dal mare, raggiunge i bacini di acqua dolce,
superando dislivelli per oltre 1000 metri. E dai bacini montanari, una volta nella sua lunga vita, torna al mare e nuota dritta, ovunque ella sia, fino al mar dei Sargassi per accoppiarsi e riprodursi, là dove nessuno la conosce.
superando dislivelli per oltre 1000 metri. E dai bacini montanari, una volta nella sua lunga vita, torna al mare e nuota dritta, ovunque ella sia, fino al mar dei Sargassi per accoppiarsi e riprodursi, là dove nessuno la conosce.
490 ANGUILLA
L'Anguilla
vulgaris è un pesce dei più singolari. Benché il valligiano di Comacchio
pretenda di conoscere, da certi caratteri esterni, il maschio e la femmina non
si è riusciti ancora per quanto lo si sia studiato, a distinguerne il sesso,
forse perché la borsa spermatica del maschio è simile all'ovario della femmina.
L'anguilla
comune abita le acque dolci; ma per generare ha bisogno di scendere in mare.
Questa discesa, che chiamasi la calata, ha luogo nelle notti oscure e
principalmente nelle burrascose dei mesi di ottobre, novembre e dicembre, e n'è
allora più facile ed abbondante la pesca. Le anguille neonate lasciano il mare
ed entrano nelle paludi o nei fiumi verso la fine di gennaio e in febbraio, e
in questo ingresso, che dicesi la montata, vengono pescate alla foce de' fiumi
in gran quantità col nome di cieche e la piscicoltura se ne giova per
ripopolare con esse gli stagni ed i laghi, nei quali, se manca la comunicazione
con le acque salse del mare, non si possono riprodurre.
Recenti
studi nello stretto di Messina hanno rilevato che questo pesce, e i murenoidi
congeneri, hanno bisogno di deporre le uova negli abissi del mare a una
profondità non minore di 500 metri, e che, a similitudine delle rane, subiscono
una metamorfosi. Il Leptocephalus brevirostris che ha l'aspetto di una foglia
di oleandro, trasparente come il vetro, ritenuto finora una specie a sé, non è
che il primo periodo di vita, la larva di questo essere, che poi si trasforma
in anguilla capillare, le così dette cieche le quali quando rimontano i fiumi
in cerca delle acque dolci, non sono lunghe mai meno di cinquanta millimetri.
Delle vecchie anguille poi, che sono scese al mare, non si sa che ne avvenga;
forse restando nella profonda oscurità degli abissi marini, muoiono sotto a
quella enorme pressione, o si modificano per adattarsi all'ambiente in cui si
trovano.
Un'altra
singolarità dei murenoidi in genere è quella del loro sangue, che iniettato nel
torrente della circolazione dell'uomo è velenoso e mortale, mentre cotto e
mangiato è innocuo.
L'anguilla,
per la conformazione speciale delle sue branchie, a semplice fessura, per la
sua forma cilindrica e per le squamme assai minute e delicate può vivere molto
tempo fuori dell'acqua: ma ogni qualvolta si sono incontrate a strisciar sulla
terra, il che avviene specialmente di notte, si sono viste proceder sempre
nella direzione di un corso d'acqua, per tramutarsi forse da un luogo ad un altro,
o per cercare, nei prati circostanti alla loro dimora, il cibo che consta di
piccoli animali.
Sono
celebri le anguille delle valli di Comacchio, paese della bassa Romagna, il
quale si può dire viva della pesca di questo pesce che, fresco o marinato, si
spaccia non solo in Italia, ma si spedisce anche fuori. È così produttivo quel
luogo che in una sola notte buia e burrascosa dell'ottobre 1905 furono pescati
chilogrammi 150.000 di anguille, e più meraviglioso ancora è il risultato
finale della pesca di quell'annata che troverete descritto alla ricetta n. 688.
In
alcuni luoghi d'Italia chiamassi capitoni quando son grosse, e bisatti quando
son piccole ed abitano tutti i fiumi di Europa meno quelli che si versano nel
Mar Nero, non eccettuato il Danubio e i suoi affluenti.
La
sola differenza di forma tra l'anguilla d'acqua dolce e quella di mare,
conosciuta col nome di conger o congro, è che la prima ha la mascella superiore
più breve dell'inferiore e l'individuo prende meno sviluppo, imperocché
trovansi dei conger fin di tre metri di lunghezza. Forse, da questo grosso
pesce serpentiniforme, è derivata la favola del serpente di mare, sostenuta un
tempo anche da persone degne di fede che ne esageravano la grandezza,
probabilmente per effetto di allucinazione.
491 ANGUILLA ARROSTO
Potendo,
preferite sempre le anguille di Comacchio che sono le migliori d'Italia se non
le superano quelle del lago di Bolsena rammentate da Dante.
Quando
l'anguilla è grossa e si voglia cuocere allo spiedo è meglio spellarla.
Tagliatela a rocchi lunghi tre centimetri ed infilateli tra due crostini con
qualche foglia di salvia oppure di alloro se non temete che questo, pel suo
odore troppo acuto, vi torni a gola. Cuocetela in bianco a fuoco moderato e per
ultimo datele una bella fiammata per farle fare la crosticina croccante. Per
condimento sale soltanto e spicchi di limone quando si manda in tavola.
L'anguilla
mezzana, a parer mio, riesce più gustosa cotta in gratella con la sua pelle, la
quale, rammollita con agro di limone quando è portata in tavola, può offrire,
succhiandola, un sapore non sgradito. Per condimento sale e pepe soltanto. I
Comacchiesi, per la gratella adoperano anguille mezzane, le spellano se sono un
po' grosse, le ripuliscono soltanto se sottili, le inchiodano con la testa
sopra un'asse, le sparano con un coltello tagliente, levano la spina e così
aperte con le due mezze teste, le mettono in gratella, condite solo di sale e
pepe a mezza cottura. Le mangiano bollenti.
L'anguilla
richiede nel pasteggiare vino rosso ed asciutto.
492 ANGUILLE ALLA FIORENTINA
Prendete
anguille di mezzana grandezza, sbuzzatele e spellatele praticando una incisione
circolare sotto alla testa, che terrete ferma con un canovaccio onde non
isgusci per l'abbondante mucosità di questo pesce, e tirate giù la pelle che
verrà via tutta intera. Allora tagliatela a pezzi lunghi un dito o poco meno,
che condirete con olio, sale e pepe, lasciandoli stare per un'ora o due.
Per
cuocerle servitevi di una teglia o di un tegame di ferro, copritene il fondo
con un velo d'olio, due spicchi d'aglio interi e foglie di salvia; fate
soffriggere per un poco e, presi i pezzi dell'anguilla uno alla volta,
involgeteli nel pangrattato e disponeteli nel tegame uno accanto all'altro versando
lor sopra il resto del condimento. Cuoceteli fra due fuochi e quando avranno
preso colore, versate nel tegame un gocciolo d'acqua.
La
carne di questo pesce, assai delicato e gustoso, riesce alquanto indigesta per
la sua soverchia oleosità.
493 ANGUILLA IN UMIDO
Meglio
è che per questo piatto le anguille siano grosse anzi che no, e, senza
spellarle, tagliatele a pezzetti corti. Tritate un battuto piuttosto generoso
di cipolla e prezzemolo, mettetelo al fuoco con poco olio, pepe e sale e quando
la cipolla avrà preso colore gettateci l'anguilla. Aspettate che abbia
succhiato il sapore del soffritto per tirarla a cottura con sugo di pomodoro o
conserva sciolta nell'acqua. Procurate che vi rimanga dell'intinto in
abbondanza se volete servirla in tavola sopra a crostini di pane arrostito
appena. Sentirete un manicaretto delicato, ma non confacente a tutti gli
stomachi.
494 ANGUILLA COL VINO
Prendete
un'anguilla di circa mezzo chilogrammo, o più d'una, dello stesso peso in complesso,
non essendo necessario per questo piatto che siano grosse; strofinatele con la
rena per nettarle dalla mucosità, lavatele e tagliatele a rocchi. Ponete in un
tegame uno spicchio d'aglio tagliato a fettine, tre o quattro foglie di salvia
tritata all'ingrosso, la corteccia di un quarto di limone e non molto olio.
Mettetelo al fuoco e, quando il soffritto avrà preso colore, collocateci le
anguille e conditele con sale e pepe. Allorché l'umido comincia a scemare
andate scalzandole con la punta di un coltello onde non si attacchino e
rosolate che siano versateci sugo di pomodoro o conserva, e rivoltatele.
Rosolate anche dall'altra parte, versateci un buon dito di vino rosso o bianco
asciutto mischiato a due dita d'acqua, copritele e lasciatele finir di cuocere
a fuoco lento. Mandatele in tavola con alquanto del loro intinto e servitele a
quattro persone, a cui potranno bastare.
495 ANGUILLA
IN UMIDO ALL'USO DI COMACCHIO
I
Comacchiesi non fanno mai uso d'olio per condir l'anguilla in qualunque modo
essa venga cucinata, il che si vede anche da questo umido che potrebbe pur
chiamarsi zuppa o cacciucco di anguille. Infatti codesto pesce contiene tanto
olio in sé stesso che l'aggiungerne guasta anziché giovare. La prova fattane
avendo corrisposto alla ricetta favoritami, ve la descrivo tal quale.
"Per
un chilogrammo di anguille prendete tre cipolle, un sedano, una bella carota,
prezzemolo e la buccia di mezzo limone. Tagliate tutto, meno il limone, a pezzi
grossi e fate bollire con acqua, sale e pepe. Tagliate le anguille a rocchi,
lasciando però i rocchi uniti tra loro da un lembo di carne. Prendete un
pentolo adatto e fategli in fondo uno strato di anguilla cui sopraporrete uno
strato delle verdure dette di sopra e quasi cotte (gettando via il limone), poi
un altro strato d'anguilla, un altro di verdura, ecc., fin che ce ne cape.
Coprite tutto coll'acqua dove le verdure bollirono; mettete il pentolo ben
turato a bollire adagio, scuotendolo, girandolo, ma non frugando mai col
mestolo perché spappolereste ogni cosa. Noi usiamo circondare il pentolo di
cenere e brace fin più che a mezzo, davanti a un fuoco chiaro di legna, sempre
scuotendo e girando. Quando i rocchi, che erano uniti per un lembo, si staccano
l'un dall'altro, son presso che cotti. Aggiungete allora un buon cucchiaio di
aceto forte, conserva di pomodoro e assaggiate il brodo per correggerlo di sale
e di pepe (siate generosi); fate dare altri pochi bollori e mandate magari il
pentolo in tavola, perché è vivanda di confidenza. Servite in piatti caldi, su
fette di pane". Avverto io che qui si tratta di anguille mezzane e non
ispellate, che le cipolle, se sono grosse, due bastano e che due bicchieri
d'acqua saranno sufficienti per cuocere le verdure. Le fette del pane sarà bene
di asciugarle al fuoco senza arrostirle.
496 ANGUILLA COI PISELLI
Mettetela
in umido come quella del n. 493 e quando è cotta levatela asciutta per cuocere
i piselli nel suo intinto. Rimettetela poi fra i medesimi per riscaldarla e
servitela. Qui non ha luogo sugo di pomodoro, ma acqua se occorre.
Consigliate da La Cucina Economica
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il tuo contributo