Pellegrino Artusi, i fritti di carne da Bologna a Roma. Come si fa a non guardare con una punta di stizzosa invidia, gli uomini di strada che all'ora del desinare aprono cartocci, di carni fritte, di fegati grassi, e senza alcuna vergogna li addentano voraci, portandoseli alla bocca colle mani.
203 FRITTO NEGLI STECCHINI
Fegatini
grossi di pollo, n. 2.
Lingua
salata, grammi 40.
Gruviera,
grammi 40.
I
fegatini cuoceteli nel burro e conditeli con sale e pepe. Dopo cotti tagliateli
in 12 pezzetti e lo stesso fate del gruviera e della lingua. Prendete 12
stecchini da denti ed infilate nei medesimi i suddetti 36 pezzi; prima la
lingua, in mezzo il gruviera e in cima il fegatino a una certa distanza tra
loro. Poi, servendovi della besciamella del n. 220 intonacate con la medesima i
tre pezzetti in modo che restino ben coperti; indi passateli nell'uovo
frullato, panateli e friggeteli.
Potete
ai detti ingredienti aggiungere, volendo, pezzetti di animelle cotte come i
fegatini e pezzetti di tartufi crudi.
204 AGNELLO IN FRITTATA
Spezzettate
una lombata d'agnello, che è la parte che meglio si presta per questo piatto, e
friggetela nel lardo vergine; poco basta, perché in quel posto la carne è
piuttosto grassa. A mezza cottura condite l'agnello con sale e pepe e quando
sarà totalmente cotto versateci quattro o cinque uova frullate e leggermente
condite anch'esse con sale e pepe. Mescolate, badando che le uova assodino
poco.
205 POLLO DORATO I
Prendete
un pollastro giovane, vuotatelo, levategli la testa e le zampe, lavatelo bene e
tenetelo nell'acqua bollente per un minuto. Poi tagliatelo a pezzi nelle sue
giunture, infarinatelo, conditelo con sale e pepe e versategli sopra due uova
frullate. Dopo mezz'ora almeno di infusione involtate i pezzi nel pangrattato,
ripetendo per due volte l'operazione se occorre e cuoceteli a brace in questa
maniera: prendete una sauté o una teglia di rame stagnata, ponete in essa olio,
o meglio lardo vergine, e quando comincia a grillettare buttate giù i pezzi del
pollo facendoli rosolare da ambedue le parti a moderato calore onde la cottura
penetri nell'interno. Serviteli bollenti con spicchi di limone. L'ala di
tacchino, che lessa è la parte più delicata, si presta egualmente bene per
essere tagliata a pezzetti e così cucinata.
La
punta del petto e le zampe dei polli, compreso il tacchino, possono darvi una
norma della tenerezza delle loro carni perché, quando invecchiano, la punta del
petto indurisce e non cede alla pressione delle dita, e le zampe, da nere che
erano, si fanno giallastre.
206 POLLO DORATO II
Dopo
averlo trattato come il precedente, tagliatelo a pezzi più piccoli,
infarinatelo, immergetelo in due uova frullate e salate a buona misura;
friggetelo in padella, conditelo ancora un poco con sale e pepe, e servitelo
con spicchi di limone.
207 PETTI DI POLLO ALLA SCARLATTA
Da
un petto di cappone o di una grossa pollastra potrete cavare sei fette sottili,
che in un pranzo basteranno per quattro o cinque persone. Cuocetele col burro e
conditele con sale e pepe.
Fate
una besciamella con: burro, grammi 20; farina, grammi 40; latte, decilitri 2.
Quando
è cotta uniteci grammi 50 di lingua salata tritata fine con la lunetta e,
diaccia che sia, spalmate con la medesima i petti di pollo da tutte le parti.
Tuffateli poi nell'uovo frullato, un solo uovo sarà sufficiente, panateli e
rosolateli nel burro o nel lardo alla sauté, e serviteli con spicchi di limone
208 POLLO ALLA CACCIATORA
Trinciate
una grossa cipolla e tenetela per più di mezz'ora nell'acqua fresca, indi
asciugatela e gettatela in padella con olio o lardo. Quando è cotta mettetela
da parte. Spezzettate un pollastro, friggetelo nell'unto che resta e, rosolato
che sia, uniteci la detta cipolla, conditelo con sale e pepe e annaffiatelo con
mezzo bicchiere di San Giovese od altro vino rosso del migliore e alquanto sugo
di pomodoro e, dopo cinque minuti di bollitura, servitelo. Vi avverto che non è
piatto per gli stomachi deboli.
209 POLLO FRITTO COI POMODORI
Ogni
popolo usa per friggere quell'unto che si produce migliore nel proprio paese.
In Toscana si dà la preferenza all'olio, in Lombardia al burro, e nell'Emilia
al lardo che vi si prepara eccellente, cioè bianchissimo, sodo e con un odorino
di alloro che consola annusandolo. Da ciò la strage inaudita, in quella
regione, di giovani pollastri fritti nel lardo, coi pomodori.
Nelle
fritture di grasso io preferisco il lardo perché mi sembra dia un gusto più
grato e più saporito dell'olio. Il pollo si taglia a piccoli pezzi, si mette in
padella così naturale con sufficiente quantità di lardo, condendolo con sale e
pepe. Quando è cotto si scola dall'unto superfluo e vi si gettano i pomodori a
pezzetti dopo averne tolti i semi. Si rimesta continuamente finché i pomodori
siensi quasi strutti e si manda in tavola.
210 FEGATO COL VINO BIANCO
Il
vino, come condimento, non è molto nelle mie grazie, ammenoché non si tratti di
vino da bottiglia e di certi piatti in cui è necessario pel carattere loro
speciale. Ma poiché i gusti sono tanti diversi, che quel che non piace ad uno
potrebbe piacere ad altri, eccovi un piatto col vino.
Tagliate
il fegato a fette sottili e così naturale friggetelo in padella con olio e
burro. Frullate in un pentolino un cucchiaio di farina con vino bianco ottimo
ed asciutto, per formare un intriso molto liquido; quando il fegato sarà a due
terzi di cottura versateglielo sopra. Finite di cuocerlo e conditelo con sale e
pepe.
211 FEGATO ALLA CACCIATORA
Se
il fegato fosse grammi 300 circa, trinciate tre grosse cipolle e tenetele in
molle nell'acqua fresca per un'ora o due. Sgrondata dall'acqua, gettate la
cipolla in padella per asciugarla; asciutta che sia versateci il lardo per
friggerla, e quando avrà preso il color marrone uniteci il fegato tagliato a
fette sottili. Lasciatelo soffriggere alquanto, frammisto alla cipolla; versate
poi nella padella poco meno di mezzo bicchiere di vino rosso buono e dopo
cinque minuti, movendolo sempre, servitelo condito con sale e pepe. Non è
piatto per gli stomachi delicati.
216 TESTICCIUOLA D'AGNELLO
La
testicciola d'agnello, quando non si voglia mangiar lessa, io non conosco che due
modi di cucinarla; fritta e in umido (vedi n. 321). Per friggerla tanto sola
che col cervello, vedi la Pastella per fritti di carne, n. 157.
217 CORATELLA D'AGNELLO ALLA BOLOGNESE
Tagliate
il fegato a fettine e il pasto a pezzetti e così naturali buttateli in padella
con del lardo. Quando la coratella sarà quasi cotta scolatela da tutto l'unto e
gettatevi dentro un pezzetto di burro; continuate a friggere e poco dopo
versate in padella sugo di pomodoro o conserva sciolta nell'acqua o nel brodo.
Conditela con sale e pepe, mandatela in tavola con questa sua salsa, e state
sicuri che sarà lodata.
218 FRITTO D'AGNELLO ALLA BOLOGNESE
Il
meglio posto dell'agnello per friggere è la lombata: ma può servire benissimo
anche la spalla, compreso il collo. Spezzettatelo e friggetelo come la
coratella del numero precedente.
219 CONIGLIO FRITTO
La
ripugnanza che molti in Italia sentono pel coniglio (Lepus cuniculus) non mi
sembra giustificata. È una carne di non molta sostanza e di poco sapore al che
si può supplire coi condimenti; ma è tutt'altro che cattiva e non ha odore
disgustoso, anzi è sana e non indigesta come quella d'agnello. Si offre poi
opportuna per chi non avendo mezzi sufficienti a procurarsi carne di manzo, è
costretto a cibarsi di legumi ed erbaggi. Il miglior modo è di friggerlo come
la coratella del n. 217.
Dicono
poi che il coniglio lesso fa un brodo eccellente.
La
domesticità del coniglio rimonta ad un'epoca assai antica, giacché Confucio,
500 anni avanti l'era cristiana, parla di questi animali, come degni di essere
immolati agli Dei, e della loro propagazione.
220 COTOLETTE IMBOTTITE
Formate
delle cotolette di vitella di latte oppure di petti di pollo o di tacchino,
tagliate sottili e, se tenete a dar loro una forma elegante, tritatele e riunitele
dopo, schiacciandole. Se trattasi di vitella di latte basteranno grammi 170 di
magro senz'osso, per ottenerne 6 o 7. Soffriggetele, così a nudo, nel burro,
salatele e mettetele da parte.
Fate
una besciamella con grammi 70 di farina, 20 di burro e 2 decilitri di latte e
appena tolta dal fuoco, salatela, gettateci una cucchiaiata di parmigiano e un
rosso d'uovo mescolando bene. Quando sarà diaccia spalmate con questa le
cotolette da ambedue le parti alla grossezza di uno scudo pareggiandola colla lama
di un coltello da tavola intinto nell'olio, poi immergetele nell'uovo frullato,
panatele e rosolatele friggendole nell'olio o nello strutto.
Servitele
con spicchi di limone.
221 BRACIOLINE DI VITELLA DI LATTE ALL'UCCELLETTO
Prendete
carne magra di vitella di latte, tagliatela a bracioline sottili e battetele
bene con la costola del coltello. Ponete al fuoco in una casseruola o nella
sauté olio e burro in proporzione con alcune foglie intere di salvia e quando
queste avranno soffritto un poco gettateci le bracioline, conditele con sale e
pepe e quando avranno bollito a fuoco vivo per cinque o sei minuti spremeteci
del limone e mandatele in tavola.
È
un piatto da servire per colazione.
222 SALTIMBOCCA ALLA ROMANA
Li
ho mangiati a Roma, alla trattoria Le Venete, e perciò posso descriverli con
esattezza.
Sono
bracioline di vitella di latte, condite leggermente con sale e pepe, sopra
ognuna delle quali si pone mezza foglia di salvia (una intera sarebbe di
troppo) e sulla salvia una fettina di prosciutto grasso e magro. Per tenere
unite insieme queste tre cose s'infilzano con uno stecchino da denti e si
cuociono col burro alla sauté; ma vanno lasciate poco sul fuoco dalla parte del
prosciutto perché questo non indurisca. Come vedete è un piatto semplice e sano.
Con
300 grammi di magro ne otterrete 11 o 12 e potranno bastare per tre o quattro
persone.
Le
bracioline tenetele alla grossezza di mezzo dito, e prima di prepararle
bagnatele e spianatele.
Potete
servirle con un contorno qualunque.
223 BOCCONI DI PANE RIPIENI
Se
scrivessi in francese, seguendo lo stile ampolloso di quella lingua, potrei
chiamare questi bocconi: bouchées de dames; e allora forse avrebbero maggior
pregio che col loro modesto nome.
Prendete
un fegatino o due, di pollo, qualche animella e, se lo avete, un ventriglio di
pollo o di tacchino, che non guastano; ma quest'ultimi, che sono duri,
lessateli prima a metà e levatene il tenerume. Tritate il tutto colla lunetta,
mettetelo al fuoco con un battutino di cipolla, prosciutto, un pezzetto di
burro e conditelo con poco sale, pepe, e odore di noce moscata o di spezie.
Quando comincia a grillettare versate un cucchiaino scarso di farina, mescolate
perché s'incorpori e poi bagnatelo con sugo di carne o col brodo. Fate bollire
e quindi versateci dentro a poco per volta un uovo frullato e, rimestando
sempre, lasciate che il composto assodi. Ritiratelo dal fuoco, aggiungete un
pizzico di parmigiano e versatelo in un piatto.
Ora
prendete una pagnotta di pane raffermo, tagliatela a fette grosse un centimetro
scarso, levatene la corteccia e fatene dei dadi larghi come un pezzo da 10
centesimi o poco più. Mettete abbondantemente il composto sopra ai medesimi da
una sola parte, e questa, mezz'ora prima di friggere, infarinatela, e
distendete i pezzetti di pane sopra un vassoio. Versate loro sopra dell'uovo
frullato in abbondanza onde il pane s'inzuppi e il composto resti coperto e ben
dorato: gettateli in padella dalla parte del composto stesso.
Vi
prevengo che questo fritto fa molta comparita, talché colle rigaglie di un
pollo, e due o tre animelle di agnello, potrete ottenere una ventina di bocconi
i quali misti a un fritto di cervello o d'altro piaceranno molto. Si può fare
anche a meno delle animelle; l'odore dei tartufi, se li avete, non potrà far che
bene.
224 FRITTO ALLA GARISENDA
Signore
che vi dilettate alla cucina non mettete questo fritto nel dimenticatoio,
perché piacerà ai vostri sposi e, per gl'ingredienti che contiene, forse sarete
da essi rimeritate. Prendete pane raffermo, non troppo spugnoso, levategli la
corteccia e tagliatelo a mandorle o a quadretti di quattro centimetri circa per
ogni lato, tutti di un'eguale misura. Distendete sopra ad ognuno prima una
fetta di prosciutto grasso e magro, poi fettine di tartufi e sopra a questi una
fetta di cacio gruviera. Coprite il ripieno con altrettanti pezzetti di pane
che combacino premendoli insieme perché stieno uniti; ma tagliate ogni cosa
sottile onde i pezzi del fritto non riescano troppo grossolani.
Ora
che lo avete preparato, bagnatelo leggermente col latte diaccio e quando lo
avrà assorbito tuffate ogni pezzo nell'uovo frullato indi nel pangrattato
ripetendo due volte l'operazione onde anche gli orli restino dorati e chiusi.
Friggetelo nel lardo o nell'olio e servitelo solo o misto a qualche altro
fritto.
225 CERVELLO, ANIMELLE, SCHIENALI, TESTICCIUOLA,
ECC.
Per
questi fritti, vedi la Pastella per fritti di carne, n. 157.
Consigliate da La Cucina Economica
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