Pellegrino Artusi, i crostini. La difficile arte di mangiare con le mani. Quell'abilità disinvolta che si perde con la pubertà andrebbe sempre e comunque esercitata, per tutta la vita.
108 CROSTINI DI CAPPERI
Capperi
sotto aceto, grammi 50.
Zucchero
in polvere, grammi 50.
Uva
passolina, grammi 30.
Pinoli,
grammi 20.
Candito,
grammi 20.
I
capperi tritateli all'ingrosso, l'uva passolina nettatela dai gambi e lavatela
bene, i pinoli tagliateli per traverso in tre parti, il prosciutto foggiatelo a
piccolissimi dadi e il candito riducetelo a pezzettini. Mettete al fuoco, in
una piccola casseruola, un cucchiaino colmo di farina e due del detto zucchero
e quando questa miscela avrà preso il color marrone, versate nella medesima
mezzo bicchier d'acqua mista a pochissimo aceto. Quando avrà bollito tanto che
i grumi siensi sciolti, gettate nella casseruola tutti gli ingredienti in una
volta e fateli bollire per dieci minuti, assaggiandoli nel frattempo, per
sentire se il sapore dolce e forte sta bene; non v'ho precisato la quantità di
aceto necessaria, perché tutte le qualità di aceto non hanno la stessa forza.
Quando il composto è ancora caldo distendetelo sopra fettine di pane fritte in
olio buono o semplicemente arrostite appena. Potete servire questi crostini
diacci anche a metà del pranzo, per eccitare l'appetito dei vostri commensali.
Il miglior pane per questi crostini è quello in forma all'uso inglese.
109 CROSTINI DI TARTUFI
Prendete
a preferenza i bastoncini di pane e tagliateli a fette diagonali: in mancanza
di essi preparate fettine di pane a forma elegante, arrostitele appena e così a
bollore ungetele col burro. Sopra di esse distendete i tartufi preparati nel
modo descritto al n. 269 e bagnateli coll'intinto che resta.
110 CROSTINI DI FEGATINI DI POLLO
Sapete
già che ai fegatini va levata la vescichetta del fiele senza romperla,
operazione questa che eseguirete meglio operando dentro a una catinella
d'acqua. Mettete i fegatini al fuoco insieme con un battutino composto di uno
scalogno, e in mancanza di questo di uno spicchio di cipollina bianca, un
pezzetto di grasso di prosciutto, alcune foglie di prezzemolo, sedano e carota,
un poco d'olio e di burro, sale e pepe; ma ogni cosa in poca quantità per non
rendere il composto piccante o nauseante. A mezza cottura levate i fegatini
asciutti e, con due o tre pezzi di funghi secchi rammolliti, tritateli fini
colla lunetta. Rimetteteli al fuoco nell'intinto rimasto della mezza cottura e
con un poco di brodo finite di cuocerli, ma prima di servirvene legateli con un
pizzico di pangrattato fine e uniteci un po' d'agro di limone.
Vi
avverto che questi crostini devono esser teneri e però fate il composto
alquanto liquido, oppure intingete prima, appena appena, le fettine di pane nel
brodo.
111 CROSTINI DI FEGATINI DI POLLO CON LA SALVIA
Fate
un battutino con pochissima cipolla e prosciutto grasso e magro. Mettetelo al fuoco
con un pezzetto di burro e quando sarà ben rosolato gettateci i fegatini
tritati fini insieme con delle foglie di salvia (quattro o cinque per tre
fegatini potranno bastare). Conditeli con sale e pepe e, tirato che abbiano
l'umido, aggiungete un altro poco di burro e legateli con un cucchiaino di
farina; poi bagnateli col brodo per cuocerli, ma prima di ritirarli dal fuoco
versateci tre o quattro cucchiaini di parmigiano grattato e assaggiateli se
stanno bene di condimento.
I
crostini formateli di midolla di pane raffermo, grossi poco meno di un
centimetro e spalmateli generosamente da una sola parte col composto quando non
sarà più a bollore. Dopo diverse ore, allorché sarete per servirli, o soli o
per contorno all'arrosto, frullate un uovo misto a un gocciolo d'acqua e,
prendendo i crostini a uno a uno, fate loro toccar la farina dalla sola parte
del composto, poi immergeteli nell'uovo e buttateli in padella dalla parte del
composto medesimo.
112 CROSTINI DI BECCACCIA
Sbuzzate
le beccacce e levatene le interiora gettando via soltanto la estremità del
budello che confina coll'ano. Unite alle medesime i ventrigli, senza vuotarli;
qualche foglia di prezzemolo e la polpa di due acciughe per ogni tre interiora.
Sale non occorre. Tritate il tutto ben fine colla lunetta, poi mettetelo al
fuoco con un pezzetto di burro e una presa di pepe, bagnandolo con sugo di
carne.
Spalmate
con questo composto fettine di pane a forma gentile, arrostite appena, e
mandate questi crostini in tavola accompagnati dalle beccacce che avrete cotto
arrosto con qualche ciocchettina di salvia e fasciate con una fetta sottile di
lardone.
113 CROSTINI DIVERSI
Il
pane che meglio si presta per questi crostini è quello bianco fine, in forma,
all'uso inglese. Non avendone, prendete pane di un giorno, con molta midolla, e
riducetelo a fette quadre, grosse un centimetro, che spalmerete co' seguenti
composti ridotti come ad unguento:
CROSTINI
DI CAVIALE. Tanto caviale e tanto burro mescolati insieme; e se il caviale è
duro lavorateli un poco al fuoco, con un mestolo, a moderato calore.
Se
invece del burro vorrete servirvi di olio, aggiungete qualche goccia d'agro di
limone e immedesimate bene i tre ingredienti.
CROSTINI
DI ACCIUGHE. Lavate le acciughe e togliete loro la spina e le lische; poi
tritatele colla lunetta, aggiungete burro in proporzione, e stiacciate il
composto con la lama di un coltello da tavola per ridurlo una pasta omogenea.
CROSTINI
DI CAVIALE, ACCIUGHE E BURRO. Mi servirei delle seguenti proporzioni, salvo a
modificarle secondo il gusto:
Burro,
grammi 60.
Caviale,
grammi 40.
Acciughe,
grammi 20.
Fate
un miscuglio di tutto e lavoratelo per ridurlo fine e liscio.
114 SANDWICHS
Possono
servir di principio alla colazione o di accompagnamento a una tazza di the.
Prendete pane finissimo di un giorno, o pane di segale, levategli la corteccia
e tagliatelo a fettine grosse mezzo centimetro e all'incirca lunghe 6 e larghe
4. Spalmatele di burro fresco da una sola parte e appiccicatele insieme
mettendovi framezzo una fetta sottile o di prosciutto cotto grasso e magro, o
di lingua salata.
115 CROSTINI DI FEGATINI E ACCIUGHE
Fegatini
di pollo, n. 2.
Acciughe,
n. 1.
Cuocete
i fegatini nel burro e quando l'avranno tirato bagnateli con brodo; unite una
presa di pepe, ma punto sale. Quando sono cotti tritateli fini insieme
coll'acciuga lavata e nettata; poi rimettete il battuto nel tegamino dove sono
stati cotti i fegatini, aggiungete un altro po' di burro, scaldate il composto
al fuoco senza farlo bollire, e spalmate con esso delle fettine di midolla di
pane fresco.
116 CROSTINI DI MILZA
Milza
di castrato, grammi 120.
Acciughe,
n. 2.
Levate
la pelle alla milza e cuocetela col burro e sugo di carne. In mancanza di
questo, servitevi di un battutino di poca cipolla, olio, burro, sale, pepe e
spezie per condimento. Tritate poi ben fine questi ingredienti insieme colle
acciughe, rimetteteli al fuoco nell'intinto che resta, unendovi un cucchiaino
di pangrattato per legarli insieme, e, senza farli più bollire, spalmate con
essi delle fettine di pane, fatte prima asciugare al fuoco senz'arrostire ed
unte col burro.
117 CROSTINI FIORITI
Questi
crostini sono di facile fattura, belli a vedersi e discretamente buoni.
Tagliate
della midolla di pane finissimo alla grossezza di un centimetro, dandole la
forma di mandorle o di quadretti. Spalmateli di burro fresco e distendeteci
sopra due o tre foglie di prezzemolo, contornandole con filetti di acciuga, in
forma di biscioline.
118 BACCALÀ MONTEBIANCO
Com'è
bizzarra la nomenclatura della cucina! Perché montebianco e non montegiallo,
come apparisce dal suo colore quando questo piatto è formato? E i Francesi come
hanno potuto, facendosi belli di un traslato de' più arditi, stiracchiare il
vocabolo corrispondente in Brandade de morue? Brandade, dicono essi, deriva da
brandir, muovere, scuotere, vibrare una spada, un'alabarda, una lancia ed armi
simili, e infatti qui si brandisce; ma che cosa? Un povero mestolo di legno.
Non si può negare che i Francesi non siano ingegnosi in tutto!
Comunque
sia, è un piatto che merita tutta la vostra attenzione, perché il baccalà così
trattato perde la sua natura triviale e diventa gentile in modo da poter
figurare, come principio o tramesso, in una tavola signorile.
Baccalà
polputo, ammollito, grammi 500.
Olio
sopraffino, grammi 200.
Panna
o latte eccellente, decilitri l.
La
detta quantità nettata dalla spina, dalle lische, dalla pelle e dai nerbetti,
che si presentano come fili, rimarrà al pulito grammi 340 circa.
Dopo
averlo così curato, pestatelo nel mortaio e poi ponetelo in una casseruola,
insieme con la panna, sopra a un fuoco non troppo ardente, rimestando
continuamente. Quando avrà assorbito la panna, o latte che sia, cominciate a
versar l'olio a centellini per volta, come fareste per la maionese, sempre lavorandolo
molto con l'arma brandita, cioè col mestolo, onde si affini e non impazzisca.
Levatelo quando vi parrà cotto al punto e servitelo freddo con un contorno di
tartufi crudi tagliati a fette sottilissime, oppure con crostini di pane
fritto, o crostini di caviale. Se è venuto bene non deve ributtar l'olio quando
è nel piatto.
Questa
quantità potrà bastare per otto persone.
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