Pellegrino Artusi, fritti di carne, di verdure ma anche crescente e crocchette. Non c'è 'dandy' che resista al richiamo malizioso delle crocchette appena fatte. La crosticina ruvida racchiude la magica pozione di patate, prosciutto e formaggio, che ti strega al primo morso, costringendoti a mangiarle tutte, fino all'ultima briciola, per poi pulirti, le dita unticcie, sul bavero di pelliccia, con somma soddisfazione.
173 FEGATO DI MAIALE FRITTO
Gli
animali superiori sono forniti di una glandola biancastra (il pancreas) che,
collocata fra il fegato e la milza, sbocca col suo condotto escretore nel
duodeno. L'umor pancreatico, di natura alcalina, vischioso come l'albumina,
contribuisce con la bile, a sciogliere le sostanze alimentari; ma la sua azione
è più specialmente rivolta a convertire le sostanze grasse in una emulsione che
le rende più digeribili. Codeste secrezioni, i succhi gastrici e la saliva
contribuiscono poi tutti insieme a compiere una digestione perfetta. Per la sua
somiglianza alle glandole salivari (le comuni animelle) e pel suo delicato
sapore, il pancreas è conosciuto da molti col nome di animella del fegato; in
Toscana, quello del maiale, vien chiamato stomachino.
A
mio parere, per sentire il vero gusto del fegato di maiale bisogna friggerlo
naturale, a fette sottili, nel lardo vergine e mescolato collo stomachino a
pezzetti. In questa maniera va levato dalla padella con un poco del suo unto,
condito con sale e pepe e mentre è ancora bollente gli va strizzato sopra un
limone, il cui agro serve a smorzare il grassume. Le fette sottili di fegato si
possono anche infarinare prima di friggerle.
174 GRANELLI FRITTI
Ho
sentito dire che quando nella Maremma toscana viene il giorno della castratura
dei puledri, s'invitano gli amici ad un pranzo ove il piatto che fa i primi
onori è un magnifico fritto di granelli. Del sapore di quelli non posso dir
nulla non avendoli assaggiati, benché del cavallo, ed anche dell'asino, chi sa
quante volte, senza saperlo, voi ed io ne avremo mangiato.
Vi
parlerò bensì di quelli di montone che per bontà non devono valer di meno,
perché offrono un gusto come di animelle, ma più gentile ancora.
Lessateli
in acqua salata, poi fate loro un'incisione superficiale per il lungo onde
togliere l'involucro esteriore che è composto, come dicono i fisiologi, della
tunica e dell'epididimo.
Tagliateli
a filetti sottili, salateli ancora un poco, infarinateli bene, passateli
nell'uovo sbattuto e friggeteli.
175 FRITTO COMPOSTO ALLA BOLOGNESE
A
questo fritto si potrebbe più propriamente dare il nome di crocchette fini.
Prendete un pezzo di magro di vitella di latte stracottata, un piccolo cervello
lessato o cotto nel sugo, e una fettina di prosciutto grasso e magro. Tritate
ogni cosa colla lunetta e poi pestatela ben fine nel mortaio. Dopo aggiungete
un rosso d'uovo o un uovo intero, secondo la quantità, e un poco di besciamella
n. 137. Mettete il composto al fuoco e rimestando sempre lasciate che l'uovo si
cuocia.
Aggiungete
per ultimo parmigiano grattato, l'odore della noce moscata, dei tartufi tritati
finissimi e versatelo in un piatto. Quando sarà ben diaccio fatene tante
pallottole rotonde della grossezza di una piccola noce e infarinatele. Poi
mettetele nell'uovo e dopo nel pangrattato finissimo, ripetendo per due volte
l'operazione e friggetele.
176 FRITTO ALLA ROMANA I
Mettete
al fuoco un battutino di cipolla e burro, e quando sarà ben colorito cuoceteci
un pezzo di magro di vitella di latte condendolo con sale e pepe. Allorché la
carne sarà rosolata bagnatela con marsala per tirarla a cottura. Pestatela nel
mortaio e per rammorbidirla alquanto servitevi dell'intinto rimasto, e se
questo non basta aggiungete un gocciolo di brodo e per ultimo un rosso d'uovo;
ma badate che il composto deve rimaner sodettino.
Ora
prendete delle cialde, ossia ostie, non troppo sottili, e tagliatele a
quadretti consimili a quelli che usano i farmacisti per le presine.
Frullate
un uovo e la chiara rimasta; poi prendete su con le dita un'ostia, intingetela
nell'uovo e posatela sopra uno strato di pangrattato; sulla medesima ponete
tanto composto quanto una piccola noce, intingete nell'uovo un'altra ostia,
fatela toccare il pangrattato da una sola parte, cioè da quella che deve
rimanere all'esterno, e con essa coprite il composto appiccicandola all'ostia
sottostante, panatela ancora, se occorre, e mettete il pezzo da parte,
ripetendo l'operazione fino a roba finita.
Friggetelo
nell'olio o nel lardo e servite questo fritto come piatto di tramesso. Con
grammi 200 di carne senz'osso, otterrete una ventina di questi bocconi.
177 FRITTO ALLA ROMANA II
Questo
fritto potrete farlo quando avrete d'occasione un petto di pollo arrostito e,
per una quantità all'incirca eguale all'antecedente, eccovi le proporzioni:
Petto
di pollo, grammi 50.
Lingua
salata, grammi 40.
Prosciutto
grasso e magro, grammi 30.
Parmigiano,
una cucchiaiata.
Un
piccolo tartufo o, mancando questo, odore di noce moscata.
Al
pollo levate la pelle e tagliatelo a piccolissimi dadi e così pure la lingua e
il prosciutto; il tartufo a fettine.
Fate
una besciamella con:
Latte,
decilitri 2;
Burro,
grammi 30;
Farina,
grammi 30.
Quando
questa sarà cotta versateci gl'ingredienti suddetti e lasciatela diacciar bene
per servirvene usando le ostie come nel precedente.
186 CARCIOFI FRITTI
Questo
è un fritto molto semplice; ma pure, pare incredibile, non tutti lo sanno.
fare. In alcuni paesi lessano i carciofi prima di friggerli, il che non va
bene: in altri li avvolgono in una pastella la quale non solo non è necessaria,
ma leva al frutto il suo gusto naturale. Eccovi il metodo usato in Toscana che
è il migliore. Colà, facendosi grande uso ed abuso di legumi ed erbaggi, si
cucinano meglio che altrove.
Prendete,
per esempio, due carciofi, nettateli dalle foglie coriacee, spuntateli,
mondatene il gambo e tagliateli in due parti; poi questi mezzi carciofi
tagliateli a spicchi o per meglio dire a fette da cavarne 8 o 10 per carciofo
anche se non è molto grosso. Di mano in mano che li tagliate, gettateli
nell'acqua fresca e quando si saranno ben rinfrescati, levateli ed asciugateli
così all'ingrosso o spremeteli soltanto, gettandoli subito nella farina perché
vi resti bene attaccata.
Montate
a mezzo la chiara di un uovo, ché uno solo basta per due carciofi, poi nella
chiara mescolate il torlo e salatelo. Mettete i carciofi in un vagliettino per
scuoterne la farina superflua e dopo passateli nell'uovo, mescolate e
lasciateceli qualche poco onde l'uovo s'incorpori. Gettate i pezzi a uno a uno
in padella con l'unto a bollore e quando avranno preso un bel colore dorato
levateli e mandateli in tavola con spicchi di limone perché, come ognun sa,
l'agro sui fritti che non sono dolci dà sempre grazia ed eccitamento al buon bere.
Se
desiderate che i carciofi restino bianchi, è meglio friggerli nell'olio e
strizzare mezzo limone nell'acqua quando li mettete in molle.
187 COTOLETTE DI CARCIOFI
Certe
signore si dolevano di non trovare nel mio libro questo fritto, ed eccole appagate.
Prendete
due carciofi grossi, nettateli dalle foglie dure e raschiatene il gambo, poi
lessateli, ma non troppo, e così bollenti tagliateli per il lungo in cinque
fette ciascuno, lasciandoci un po' di gambo, e conditeli con sale e pepe.
Fate
una besciamella così:
Farina,
grammi 30.
Burro,
grammi 30.
Parmigiano
grattato, grammi 20.
Latte,
decilitri 2.
Tolta
dal fuoco mescolateci un rosso d'uovo, il parmigiano e una presa di sale, e
prese su ad una ad una pel gambo le fette dei carciofi immergetele nella
besciamella, distendetele su un vassoio e, con un cucchiaio, ricopritele con la
besciamella rimasta. Dopo diverse ore, quando saranno ben diacce, doratele con
un uovo frullato, impanatele e friggetele nell'olio o nello strutto.
188 ZUCCHINI FRITTI I
Gli
zucchini fritti bene piacciono generalmente a tutti e si prestano a meraviglia
per rifiorire o contornare un altro fritto qualunque.
Prendete
zucchini di forma allungata della dimensione di un dito e più; lavateli e
tagliateli a filetti larghi un centimetro o meno, levate loro una parte del
midollo e salateli non troppo. Dopo un'ora o due da questa preparazione
scolateli dall'acquosità che hanno gettata e, senza asciugarli punto, buttateli
nella farina e da questa nel vagliettino, scuotendoli bene dalla farina
superflua; subito dopo gettateli in padella ove l'unto, olio o lardo che sia,
si trovi in abbondanza e bollente. Da principio non li toccate per non romperli
e solo quando si sono assodati rimuoveteli colla mestola forata e levateli
quando cominciano a prendere colore.
Si
possono anche cucinare come i carciofi in teglia del n. 246, ma allora bisogna
tagliarli a fette rotonde e prepararli come quelli da friggere.
189 ZUCCHINI FRITTI II
Questi
riusciranno migliori e più appariscenti di quelli della ricetta antecedente.
Prendete zucchini grandi e grossi da non potersi abbrancare con una mano.
Sbucciateli per rendere il fritto più bello, apriteli in due parti per il lungo
e levate loro il midollo in quella parte che mostrano i semi. Poi tagliateli a strisce
lunghe e sottili, larghe un dito buono e poneteli col sale a far l'acqua
lasciandoveli per qualche ora. Quando sarete per friggerli prendeteli su con
ambedue le mani e stringeteli forte per ispremerne l'acqua che ancora
contengono, poi gettateli nella farina sciogliendoli colle dita, indi nel
vagliettino e buttateli subito in padella con molto unto.
194 CRESCENTE
Che
linguaggio strano si parla nella dotta Bologna!
I
tappeti (da terra) li chiamano i panni; i fiaschi, i fiaschetti (di vino),
zucche, zucchette; le animelle, i latti. Dicono zigàre per piangere, e ad una
donna malsana, brutta ed uggiosa, che si direbbe una calía o una scamonea,
danno il nome di sagoma. Nelle trattorie poi trovate la trifola, la costata
alla fiorentina ed altre siffatte cose da spiritare i cani. Fu là, io credo,
che s'inventarono le batterie per significare le corse di gara a baroccino o a
sediolo e dove si era trovato il vocabolo zona per indicare una corsa in
tranvai. Quando sentii la prima volta nominare la crescente, credei si parlasse
della luna; si trattava invece della schiacciata, o focaccia, o pasta fritta
comune che tutti conoscono e tutti sanno fare, con la sola differenza che i
Bolognesi, per renderla più tenera e digeribile, nell'intridere la farina
coll'acqua diaccia e il sale, aggiungono un poco di lardo.
Pare
che la stiacciata gonfi meglio se la gettate in padella coll'unto a bollore, fuori
del fuoco.
Sono
per altro i Bolognesi gente attiva, industriosa, affabile e cordiale e però,
tanto con gli uomini che con le donne, si parla volentieri, perché piace la
loro franca conversazione. Codesta, se io avessi a giudicare, è la vera
educazione e civiltà di un popolo, non quella di certe città i cui abitanti son
di un carattere del tutto diverso.
Il
Boccaccio in una delle sue novelle, parlando delle donne bolognesi, esclama:
"O
singolar dolcezza del sangue bolognese! quanto se' tu sempre stata da
commendare in così fatti casi! (casi d'amore) mai di lagrime né di sospir fosti
vaga; e continuamente a' prieghi pieghevole e agli amorosi desiderio arrendevol
fosti; se io avesse degne lodi da commendarti, mai sazia non se ne vedrebbe la
voce mia".
195 CRESCIONI
Perché
si chiamino crescioni e non tortelli di spinaci vattel'a pesca. So che si
lessano degli spinaci secondo l'uso comune, cioè senz'acqua e, spremuti bene,
si mettono, tagliati all'ingrosso, in umido con un soffritto di olio, aglio,
prezzemolo, sale e pepe; poi si aggraziano con un po' di sapa e con uva secca,
a cui siano stati levati gli acini. In mancanza della sapa e dell'uva secca si
supplisce con lo zucchero e l'uva passolina.
Poi
questi spinaci, così conditi, si chiudono nella pasta matta n. 153 intrisa con
qualche goccia d'olio, tirata a sfoglia sottile e tagliata con un disco
all'incirca di quello segnato in questa pagina [figura08]. Questi dischi si
piegano in due per far prender loro la forma di mezza luna, si stringe bene la
piegatura e si friggono nell'olio. Servono come piatto di tramesso.
196 CROCCHETTE
Si
possono fare con ogni sorta di carne avanzata e si preparano come le polpette
del n. 314, senza però l'uva passolina e i pinoli. Invece si può dar loro,
piacendo, l'odore dell'aglio unendovi anche qualche foglia di prezzemolo. A
queste crocchette convien meglio dare la forma a rocchetti e generalmente si
mangiano soltanto fritte.
197 CROCCHETTE DI ANIMELLE
Prendete
grammi 150 di animelle, cuocetele nel sugo oppure con un battutino di cipolla e
burro, e conditele con sale, pepe e l'odore della noce moscata. Poi tagliatele
a piccoli dadi e mescolatele a due cucchiaiate di besciamella piuttosto soda
aggiungendo un rosso d'uovo e un buon pizzico di parmigiano. Prendete su il composto
a piccole cucchiaiate, versatelo nel pangrattato dandogli la forma bislunga ad
uso rocchetto. Dopo immergetele nell'uovo sbattuto, poi un'altra volta nel
pangrattato e friggetele. Potrete renderle di gusto più grato se nel composto
aggiungete prosciutto grasso e magro, lingua salata a piccoli dadi e se, invece
della noce moscata, date loro l'odore dei tartufi a pezzettini.
Col
suddetto quantitativo di animelle otterrete dieci o dodici crocchette le quali
potete unire ad altra qualità di fritto per fare un piatto di fritto misto.
198 CROCCHETTE DI RISO SEMPLICI
Latte,
mezzo litro.
Riso,
grammi 100.
Burro,
grammi 20.
Parmigiano
grattato, grammi 20.
Uova,
n. 2.
Cuocete
molto sodo il riso nel latte, e a mezza cottura aggiungete il burro e salatelo.
Levatelo
dal fuoco, versateci il parmigiano e così a bollore scocciateci dentro un uovo
mescolando subito per incorporarlo. Quando sarà ben diaccio prendetelo su a
cucchiaiate ed involtatelo nel pangrattato dandogli forma cilindrica; con
questa dose otterrete dodici crocchette. Frullate l'uovo rimasto, gettateci
dentro le crocchette a una a una, involtatele di nuovo nel pangrattato e
friggetele.
Si
possono servir sole; ma meglio accompagnate con altra qualità di fritto.
199 CROCCHETTE DI RISO COMPOSTE
Servitevi
della ricetta antecedente e mescolate framezzo al riso, quando sarà cotto e
dosato, le rigaglie di un pollo tirate a cottura con burro e sugo, e se questo
vi manca, supplite con un battutino di cipolla.
Le
rigaglie tagliatele dopo cotte alla grossezza di un cece.
200 CROCCHETTE DI PATATE
Patate,
grammi 300.
Burro,
grammi 30.
Parmigiano
grattato, grammi 20.
Rossi
d'uovo, n. 2.
Zucchero,
un cucchiaino.
Odore
di noce moscata.
Le
patate sbucciatele e se sono grosse tagliatele in quattro parti e mettetele a
bollire in acqua salata per passarle dallo staccio asciutte quando saranno
cotte ed ancora bollenti. Al passato aggiungete il burro, sciolto d'inverno, e
tutto il resto, mescolando.
Lasciate
che il composto diacci bene, dividetelo in dieci o dodici parti e, sopra uno
strato leggero di farina, date loro la forma di rocchetto per ottener le
crocchette. Frullate un uovo e nel medesimo immergetele ad una ad una, panatele
e friggetele in olio o lardo onde servirle per contorno a un fritto di carne o
ad un arrosto.
201 PALLOTTOLE DI PATATE RIPIENE
Patate,
grammi 300.
Parmigiano,
due cucchiaiate ben colme.
Uova,
n. 2.
Odore
di noce moscata.
Farina,
quanto basta.
Lessate
le patate, sbucciatele e passatele calde dallo staccio sopra a un velo di
farina. Fate una buca sul monte delle patate, salatele, date loro l'odore della
noce moscata e versateci le uova e il parmigiano. Poi, con meno farina che
potete, formatene un pastone morbido e lungo che dividerete in 18 parti e ad
ognuna di queste, con le dita infarinate, fate una piccola buca per riempirla
con un battuto di carne. Tirateci sopra i lembi per coprirlo e, con le mani
infarinate, formate palle rotonde che friggerete nello strutto o nell'olio,
mandandole in tavola per contorno a un fritto di carne.
È
un piatto appariscente, buono e di poca spesa perché il ripieno potete formarlo
anche con le rigaglie di una sola gallina, quando vi capita, se vi
comprenderete la cresta, il ventriglio lessato prima e le uova non nate tirate
a cottura con un piccolo battutino di cipolla e burro, unendovi dopo una
fettina di prosciutto grasso e magro tagliato a dadini e tutto il resto
tritato.
Se
non avete la gallina formate il ripieno in altra maniera.
202 PERINE DI RISO
Riso,
grammi 100.
Latte,
mezzo litro.
Burro,
poco più di una noce.
Parmigiano,
un buon pizzico.
Uova,
n. l.
Cuocete
il riso ben sodo nel latte aggiungendovi il burro e, quando è cotto, salatelo
ed aspettate che abbia perduto il forte calore per scocciarvi l'uovo e mettervi
il parmigiano. Tirate poi a cottura due fegatini di pollo e due animelle di
agnello, facendone un umidino delicato, e dategli l'odore della noce moscata;
tagliatelo a pezzetti grossi meno di una nocciola e uniteci dei pezzetti di
prosciutto, di tartufi o di funghi che gli donano molta grazia.
Per
dare a questo riso ripieno la forma di perette fatevi fare un imbutino di latta
del quale vi disegnerei la forma e la grandezza, se ne fossi capace, ma non
conoscendo il disegno contentatevi del cerchio già delineato che ne rappresenta
la bocca [figura09], la parte opposta della quale termina col suo cannoncino
che ha due centimetri di lunghezza. Ungetelo col burro liquido e
spolverizzatelo di pangrattato fine, poi riempitelo per metà di riso, poneteci
due o tre pezzetti dell'umido descritto e finite di riempirlo con altro riso.
Formata la pera, per estrarla soffiate dal cannoncino, ripetendo l'operazione
finché avrete roba. Già s'intende che per friggerle queste perette bisogna
dorarle con uova e pangrattato.
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