Pellegrino Artusi, ricette d'osteria. Mi hanno sempre detto di stare alla larga dalle osterie vicentine, perchè con la polenta ti servono dei magnifici spezzatini felini. Per cui mi tengo a debita distanza, ma col naso per aria mi beo dei profumi che mi arrivano ad ogni sbattere di porta. Gnaoooo.
232 POLENTA DI FARINA GIALLA COLLE SALSICCE
Fate
una polenta piuttosto tenera di farina di granturco, distendetela sulla
spianatoia alla grossezza di un dito e tagliatela a mandorle.
Ponete
in un tegamino diverse salsicce intere con un gocciolo d'acqua e quando saranno
cotte spellatele, sbriciolatele ed aggiungete sugo o conserva di pomodoro.
Collocate la polenta in una teglia o in un vassoio che regga al fuoco,
conditela a suoli col parmigiano, queste salsicce e qualche pezzetto di burro
sparso qua e là, poi mettetela fra due fuochi e quando sarà ben calda
servitela, specialmente per primo piatto di una colazione alla forchetta. La
detta polenta si può fare anche dura per tagliarla a fette.
233 POLENTA PASTICCIATA
Fate
una polenta soda di farina di granturco cotta nel latte. Salatela quando siete
per ritirarla dal fuoco e versatela sopra la spianatoia, alta due dita circa.
Diaccia che sia, tagliatela a mandorle grosse mezzo centimetro, che disporrete
nella seguente maniera in un vassoio di metallo o di porcellana che regga al
fuoco. Fate un intingolo come quello per condire i maccheroni alla bolognese n.
87 o consimile, e fate un poco di besciamella n. 137, spolverizzare il fondo
del vassoio con parmigiano grattato e distendete un suolo di polenta; conditela
con parmigiano, l'intingolo e la besciamella; poi sopra a questo ponete un
altro suolo di polenta e conditela egualmente; e così di seguito finché avrete
roba. Anche qualche pezzettino di burro qua e là non ci farà male: però
mettetene poco se non volete che stucchi per soverchio condimento.
Preparato
così il vassoio colla sua colma, ponetelo nel forno da campagna per rosolare la
polenta e servitela calda per tramesso in un pranzo durante l'autunno e
l'inverno. Se viene bene sarà lodata per la sua delicatezza. Nel tempo della
cacciagione un abile cuoco può metterla in forma riempiendola di uccelletti
cotti in umido.
234 MACCHERONI COLLA BALSAMELLA
Prendete
maccheroni lunghi alla napoletana e cuoceteli per due terzi nell'acqua salata.
Levateli asciutti e rimetteteli al fuoco con un pezzetto di burro e quando
l'avranno assorbito aggiungete tanto latte che finisca di cuocerli a moderato
calore. Preparate intanto una besciamella come al n. 137 e quando non sarà più
a bollore legatela con un rosso d'uovo e poi versatela sui maccheroni insieme
con parmigiano grattato in proporzione. Maccheroni così preparati sono molto
opportuni per contorno a un pezzo di stracotto o a un pezzo di vitella di latte
in fricandò. Potete in questo caso prendere un vassoio che regga al fuoco,
collocarvi una forma di latta in mezzo e i maccheroni all'ingiro.
Ponete
il vassoio nel forno da campagna o sotto a un coperchio di ferro col fuoco
sopra, e quando i maccheroni saranno leggermente rosolati, ritirateli dal fuoco
e, levata la forma di latta, ponete nel suo posto la carne e serviteli. Potete
anche mandarli in tavola separati, ma sempre leggermente rosolati al di sopra
per più bellezza; badate che restino sugosi.
235 MACCHERONI COL PANGRATTATO
Se
è vero, come dice Alessandro Dumas padre, che gli Inglesi non vivono che di
roast-beef e di budino; gli olandesi di carne cotta in forno, di patate e di
formaggio; i Tedeschi di sauer-kraut e di lardone affumicato; gli Spagnuoli di
ceci, di cioccolata e di lardone rancido; gl'ltaliani di maccheroni, non ci
sarà da fare le meraviglie se io ritorno spesso e volentieri sopra ai medesimi,
anche perché mi sono sempre piaciuti; anzi poco mancò che per essi non mi
acquistassi il bel titolo di Mangia maccheroni, e vi dirò in che modo.
Mi
trovavo nella trattoria dei Tre Re a Bologna, nel 1850 in compagnia di diversi
studenti e di Felice Orsini amico d'uno di loro. Erano tempi nei quali in
Romagna si discorreva sempre di politica e di cospirazioni; e l'Orsini, che
pareva proprio nato per queste, ne parlava da entusiasta e con calore si
affannava a dimostrarci come fosse prossima una sommossa, alla testa della
quale, egli e qualche altro capo che nominava, avrebbero corsa Bologna armata
mano. Io nel sentir trattare con sì poca prudenza e in un luogo pubblico di un
argomento tanto compromettente e di un'impresa che mi pareva da pazzi, rimasi
freddo a' suoi discorsi e tranquillamente badavo a mangiare un piatto di
maccheroni che avevo davanti. Questo contegno fu una puntura all'amor proprio
dell'Orsini, il quale, rimasto mortificato, ogni volta che poi si ricordava di
me, domandava agli amici: - Come sta Mangia maccheroni? -
Mi
par di vederlo ora quel giovane simpatico, di statura mezzana, snello della
persona, viso pallido rotondo, lineamenti delicati, occhi nerissimi, capelli
crespi, un po' bleso nella pronunzia. Un'altra volta, molti anni dopo, lo
combinai in un caffè a Meldola nel momento che fremente d'ira contro un tale
che, abusando della sua fiducia, l'aveva offeso nell'onore, invitava un giovane
a seguirlo a Firenze, per aiutarlo, diceva egli, a compiere una vendetta
esemplare.
Una
sequela di fatti e di vicende, una più strana dell'altra, lo trassero dopo a
quella tragica fine che tutti conoscono e tutti deplorano, ma che fu forse una
spinta a Napoleone III per calare in Italia.
Ritorniamo
a bomba.
Maccheroni
lunghi e che reggano bene alla cottura, grammi 300.
Farina,
grammi 15.
Burro,
grammi 60.
Formaggio
gruviera, grammi 60.
Parmigiano,
grammi 40.
Latte,
decilitri 6.
Pangrattato,
quanto basta.
Se
vi piacessero più saporiti aumentate la dose del condimento.
Ai
maccheroni date mezza cottura, salateli e versateli sullo staccio a scolare.
Mettete al fuoco in una casseruola metà del burro e la farina, mescolando continuamente;
quando questa comincia a prender colore versate il latte a poco per volta e
fatelo bollire per una diecina di minuti; indi gettate in questa besciamella i
maccheroni e il gruviera grattato o a pezzettini e ritirate la casseruola
sull'orlo del fornello onde, bollendo adagino, ritirino il latte. Allora
aggiungete il resto del burro e il parmigiano grattato; versateli poi in un
vassoio che regga al fuoco e su cui faccian la colma e copriteli tutti di
pangrattato.
Preparati
in questa maniera metteteli nel forno da campagna o sotto un coperchio di ferro
col fuoco sopra e quando saranno rosolati serviteli caldi per tramesso o,
meglio, accompagnati da un piatto di carne.
236 COSTOLETTE D'AGNELLO VESTITE
Prendete
costolette d'agnello di carne fina, denudate l'osso della costola,
stiacciatele, pareggiatele, cuocetele, così naturali, alla sauté col burro,
conditele calde con sale e pepe e mettetele da parte.
Fate
una besciamella sodettina e nella medesima gettate prosciutto e lingua salata a
piccolissimi dadi, un pizzico di parmigiano, una presa di noce moscata e un
tartufo a fettine oppure funghi secchi rammolliti e tritati, e mettete anche
questo composto da parte perché diacci bene.
Fate
una pasta sfoglia, n. 154, proporzionata alla quantità delle costolette e colla
medesima avvolgetele una per una, lasciando fuori l'osso della costola, ma
prima spalmatele da una parte e dall'altra abbondantemente col detto composto.
Quando le avrete chiuse doratele col rosso d'uovo, collocatele ritte intorno
all'orlo di una teglia, cuocetele nel forno da campagna e servitele calde.
Saranno generalmente aggradite e tenute in conto di piatto fine.
La
pasta sfoglia potrete tagliarla con un modellino di carta, che così l'involucro
vi verrà più preciso; per più pulizia ed eleganza, prima di mandarle in tavola,
fasciate l'estremità di ogni costola con carta bianca smerlata.
237 COSTOLETTE NELLA CARTA
Queste
costolette, che i Francesi chiamano côtelettes en papillote, si possono
condizionare nella seguente maniera che è la più semplice e da non
disprezzarsi. Prendete costolette di vitella di latte, denudate l'osso della
costola, levandone la carne, cuocetele nel burro alla sauté e conditele con
sale e pepe. Fate un composto proporzionato di prosciutto grasso e magro e prezzemolo,
tritatelo fine, aggiungete burro e midolla di pangrattato per tenerlo unito e
con questo spalmate da ambedue le parti le costolette, poi rifioritele con
fettine di tartufi crudi. Tagliate a modello della carta bianca grossettina per
quante sono le costolette, ungetela col burro o coll'olio da ambedue le parti e
con essa involtatele strette con l'osso della costola fuori. Ora ponetele in
gratella a fuoco leggero avvertendo che la carta non bruci e mandatele in
tavola, per più pulizia, con l'estremità della costola fasciata di carta bianca
smerlata. Possono servire a quest'uso anche le costolette d'agnello se sono
grandi.
238 SALAMI DAL SUGO DI FERRARA
I
salami dal sugo di Ferrara sono una specialità di quel paese. Hanno la forma di
bondiole del peso di grammi 500 circa e sono di sapore piccante e appetitoso. A
differenza degli altri salumi della loro specie migliorano invecchiando ed
ordinariamente questi si mangiano quando quelli hanno fatto la loro stagione.
Allorché vorrete servirvene lavateli diverse volte con acqua tiepida per
nettarli da quella patina untuosa che li ricopre e metteteli al fuoco in acqua
diaccia abbondante per farli bollire lentamente un'ora e mezzo soltanto, chiusi
stretti in un pannolino onde evitare che la pelle schianti. Serviteli caldi con
contorno come i coteghini; ma il sugo di cui si vantano talvolta non apparisce,
o se pure, non è molto copioso.
243 SALSICCIA COLLE UOVA
Le
uova e la salsiccia messe insieme pare non si trovino in cattiva compagnia,
come non vi si trova la carnesecca tagliata a dadi; se le prime sono sciocche,
le seconde sono saporite e si forma una lega che piace a molti, benché si
tratti di piatti ordinari.
Se
la salsiccia è fresca spaccatela in due parti per il lungo e mettetela a
cuocere in un tegame senz'unto né condimento, perché ne contiene di per sé
stessa; se è stagionata tagliatela a fette e levatene la pelle. Appena la
salsiccia sarà cotta, scocciate le uova e servitela quando queste saranno
rapprese. Per ogni rocchio comune di salsiccia, basta un solo uovo o al più
due.
Se
le salsicce fossero troppo magre sarà bene cuocerle con un po' di burro o di
lardo. Se invece di salsiccia si tratta di carnesecca, aggiungete un pezzettino
di burro e le uova versatele dopo averle frullate a parte.
244 SALSICCIA COLL'UVA
È
un piatto triviale e comune, ma lo noto perché la salsiccia, con quel dolce
acidetto dell'uva, potrebbe dar nel gusto a qualcuno.
Bucate
le salsicce colla punta di una forchetta e mettetele in tegame così intere con
un poco di lardo o burro. Quando saranno cotte unite l'uva, non in quantità, a
chicchi interi e fatela bollire finché si strugga a metà. La salsiccia sola
poi, oltreché in gratella, può cuocersi intera in un tegame, con un gocciolo
d'acqua.
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