Pellegrino Artusi, dai risi agli strichetti passando dal cuscussù. E perchè no mettiamoci anche la zuppa di cipolle alla francese, tre nazioni e due continenti.
42 RISI E LUGANIGHE
Le
popolazioni del Veneto, non conoscono, si può dire altra minestra che il riso,
e però lo cucinano bene e in tante svariate maniere. Una è il riso sul brodo
colla salsiccia; ma colà le salsicce le lasciano intere; io preferisco di
sminuzzarle nel brodo quando vi si mette a cuocere il riso, il quale non è bene
lavare, ma soltanto nettare e strofinare in un canovaccio per levargli la
polvere. A me piace di unire al riso colle salsicce, o rapa o cavolo cappuccio.
Sia l'una che l'altro vanno prima imbiancati, ossia mezzo lessati; tagliate la
rapa a dadi, il cavolo a fettuccine e metteteli a soffriggere nel burro. Poco
avanti di levare il riso dal fuoco aggiungete un buon pizzico di parmigiano per
legarlo meglio e dargli più grato sapore.
43 RISO ALLA CACCIATORA
Un
negoziante di cavalli ed io, giovanotto allora, ci avviammo al lungo viaggio,
per que' tempi, di una fiera a Rovigo. Alla sera del secondo giorno, un sabato,
dopo molte ore di una lunga corsa con un cavallo, il quale sotto le abilissime
mani del mio compagno, divorava la via, giungemmo stanchi ed affamati alla
Polesella. Com'è naturale, le prime cure furono rivolte al valoroso nostro
animale; poi entrati nello stanzone terreno che in molte di simili locande
serve da cucina e da sala da pranzo: - Che c'è da mangiare? - domandò il mio
amico all'ostessa. - Non ci ho nulla, - rispose; poi pensandoci un poco
soggiunse: - Ho tirato il collo a diversi polli per domani e potrei fare i
risi. - Fate i risi e fateli subito - si rispose - che l'appetito non manca. -
L'ostessa si mise all'opera ed io lì fermo ed attento a vedere come faceva a
improvvisar questi risi.
Spezzettò
un pollo escludendone la testa e le zampe, poi lo mise in padella quando un
soffritto di lardone, aglio e prezzemolo aveva preso colore. Vi aggiunse di poi
un pezzo di burro, lo condí con sale e pepe, e allorché il pollo fu rosolato,
lo versò in una pentola d'acqua a bollore, poi vi gettò il riso, e prima di
levarlo dal fuoco gli diede sapore con un buon pugno di parmigiano. Bisognava
vedere che immenso piatto di riso c'imbandí dinanzi; ma ne trovammo il fondo,
poiché esso doveva servire da minestra, da principii e da companatico.
Ora,
per ricamo ai risi dell'ostessa di Polesella, è bene il dire che invece del
lardone, se non è squisito e di quello roseo, può servire la carnesecca tritata
fine, che il sugo di pomodoro, o la conserva, non ci sta male e perché il riso
leghi bene col pollo, non deve essere troppo cotto, né brodoso.
44 QUAGLIE COL RISO
Fate
un battuto con prosciutto e un quarto di una cipolla comune: mettetelo al fuoco
con burro, e quando la cipolla avrà preso colore, collocateci le quaglie
pulite, sventrate ed intere. Conditele con sale e pepe e, rosolate che siano,
tiratele a mezza cottura col brodo, indi versate il riso per cuocerlo con quel
tanto di brodo che occorre, insieme colle quaglie. Conditelo quando è cotto,
col parmigiano e servitelo, brodoso od asciutto, come più piace, frammisto alle
quaglie.
Quattro
quaglie e grammi 400 di riso potranno bastare per quattro persone.
45 MALFATTINI
In
que' paesi dove si fa uso quasi giornaliero di paste d'uova fatte in casa, non
vi è servuccia che non ne sia maestra; e molto più di questa che è
semplicissima. Non è quindi per loro che la noto, ma per gli abitanti di quelle
province ove non si conoscono, si può dire, altre minestre in brodo che di
zuppa, riso e paste comprate.
I
malfattini più semplici sono di farina. Intridetela colle uova e lavoratela
colle mani sulla spianatoia per formarne un pane ben sodo: tagliatelo a fette
grosse mezzo dito e lasciatele esposte all'aria perché si rasciughino.
Tritatele colla lunetta fino a ridurle in minuzzoli minuti quanto la metà di un
chicco di riso, facendoli passare da un vagliettino onde ottenerli eguali, oppure
grattateli dal pane intero; ma non imitate coloro che li lasciano grossi come
il becco dei passerotti se non volete che vi riescano di difficile digestione;
anzi, per questo motivo, invece di farina si possono fare di pangrattato
semplice, oppure aggraziato con un pizzico di parmigiano e l'odore di spezie.
In tutte le maniere, al tempo dei piselli potete, piacendovi, unirli con quelli
della ricetta n. 427, oppure colla bietola tritata minuta o cogli uni e
coll'altra insieme. A proposito di quest'ortaggio ho notato che, in Firenze,
dove si fa grande uso di erbe aromatiche nella cucina, non si conosce l'aneto,
che mescolato alla bietola, come si fa in altri paesi, le dà molta grazia. Anzi
l'aneto, pel suo grato odore, tentai diverse volte d'introdurlo a Firenze, ma
non vi riuscii forse perché la bietola si vende a mazzetti mentre in Romagna si
porta sciolta al mercato e già frammista all'aneto.
46 CUSCUSSÙ
Il
Cuscussù è un piatto di origine araba che i discendenti di Mosè e di Giacobbe
hanno, nelle loro peregrinazioni, portato in giro pè il mondo, ma chi sa quante e
quali modificazioni avrà subite dal tempo e dal lungo cammino percorso. Ora è
usato in Italia per minestra dagli israeliti, due de' quali ebbero la
gentilezza di farmelo assaggiare e di farmi vedere come si manipola. Io poi
l'ho rifatto nella mia cucina per prova, quindi della sua legittimità
garantisco; ma non garantisco di farvelo ben capire:
Che
non è impresa da pigliar a gabbo
Descriver
bene questo grande intruglio,
Né
da lingua che chiami mamma e babbo.
La
dose seguente potrà bastare per sei o sette persone:
Spicchio
di petto di vitella, grammi 750.
Vitella
magra, senz'osso, grammi 150.
Semolino
di grana grossa, grammi 300.
Un
fegatino di pollo.
Un
uovo sodo.
Un
rosso d'uovo.
Erbaggi
di qualità diverse come cipolla, cavolo verzotto, sedano, carota, spinaci,
bietola od altro.
Mettete
il semolino in un vaso di terra piano e molto largo, oppure in una teglia di
rame stagnata, conditelo con un pizzico di sale e una presa di pepe e,
versandogli sopra a gocciolini per volta due dita (di bicchiere) scarse di
acqua, macinatelo colla palma della mano per farlo divenir gonfio, grandioso e
sciolto. Finita l'acqua versategli sopra, a poco per volta, una cucchiaiata
d'olio e seguitate a manipolarlo nella stessa maniera, durando fra la prima e
la seconda operazione più di mezz'ora. Condizionato il semolino in tal modo,
mettetelo in una scodella da minestra e copritelo con un pannolino, il
sopravanzo del quale, passandolo al disotto, legherete stretto con uno spago.
Mettete
al fuoco lo spicchio di petto con tre litri d'acqua per fare il brodo e dopo
schiumata la pentola copritene la bocca colla scodella, già preparata, in modo
che il brodo resti a qualche distanza; ma badate che le bocche dei due vasi
combacino insieme e non lascino uscir fumo. Lasciato così il semolino per
un'ora e un quarto onde abbia il tempo di cuocere a vapore, aprite l'involto a
mezza cottura per mescolarlo e poi rimetterlo com'era prima.
Tritate
col coltello i 150 grammi di carne magra, unite alla medesima un pezzo di
midolla di pane sminuzzata, conditela con sale e pepe, fatene tante polpettine
grosse poco più di una nocciola e friggetele nell'olio.
Tritate
alquanto gli erbaggi e mettete per prima la cipolla a soffriggere nell'olio e
quando questa avrà preso colore gettate giù gli altri, conditeli con sale e
pepe, rimestate spesso e lasciate che ritirino l'acqua che fanno. Ridotti quasi
all'asciutto, bagnateli con sugo di carne, oppure con brodo e sugo di pomodoro
o conserva, per tirarli a cottura insieme col fegatino di pollo tagliato a
pezzetti e colle polpettine.
Levate
il semolino dall'involto, mettetelo al fuoco in una casseruola e senza farlo
bollire scioglietegli dentro il rosso d'uovo, versate nel medesimo una parte
del detto intingolo, mescolate e versatelo in un vassoio, ma quasi asciutto
onde presenti la colma, la quale fiorirete coll'uovo sodo tagliato a piccoli
spicchi. Il resto dell'intingolo mescolatelo nel brodo della pentola e questo
brodo mandatelo in tavola diviso in tante tazze quanti sono i commensali,
accompagnate, s'intende, dal vassoio del semolino; così ognuno tira giù nel suo
piatto una porzione di semolino e gli beve dietro il brodo a cucchiaiate.
Lo
spicchio di petto si serve dopo per lesso.
Fatta
questa lunga descrizione, sembrami verrà spontaneo nel lettore il desiderio di
due domande:
l°
Perché tutto quell'olio e sempre olio per condimento?
2°
Il merito intrinseco di questo piatto merita poi l'impazzamento che esso
richiede?
La
risposta alla prima domanda, trattandosi di una vivanda israelita, la dà il
Deuteronomio, cap. XIV, ver. 21: Tu non cuocerai il capretto nel latte di sua
madre; i meno scrupolosi però aggiungono un pizzico di parmigiano alle
polpettine per renderle più saporite. Alla seconda posso rispondere io e dire
che a parer mio, non è piatto da fargli grandi feste; ma può piacere anche a
chi non ha il palato avvezzo a tali vivande, massime se manipolato con
attenzione.
47 MINESTRONE
Il
minestrone mi richiama alla memoria un anno di pubbliche angosce e un caso mio
singolare.
Mi
trovavo a Livorno al tempo delle bagnature l'anno di grazia 1855, e il colera
che serpeggiava qua e là in qualche provincia d'Italia, teneva ognuno in timore
di un'invasione generale che poi non si fece aspettare a lungo. Un sabato sera
entro in una trattoria e domando: - Che c'è di minestra? - Il minestrone, - mi
fu risposto. - Ben venga il minestrone, - diss'io. Pranzai e, fatta una
passeggiata, me ne andai a dormire. Avevo preso alloggio in Piazza del Voltone
in una palazzina tutta bianca e nuovissima tenuta da un certo Domenici; ma la
notte cominciai a sentirmi una rivoluzione in corpo da fare spavento; laonde
passeggiate continue a quel gabinetto che più propriamente in Italia si
dovrebbe chiamar luogo scomodo e non luogo comodo. - Maledetto minestrone, non
mi buscheri più! - andavo spesso esclamando pieno di mal animo contro di lui
che era forse del tutto innocente e senza colpa veruna.
Fatto
giorno e sentendomi estenuato, presi la corsa del primo treno e scappai a
Firenze ove mi sentii subito riavere. Il lunedì giunge la triste notizia che il
colera è scoppiato a Livorno e per primo n'è stato colpito a morte il Domenici.
- Altro che minestrone! - Dopo tre prove, perfezionandolo sempre, ecco come lo
avrei composto a gusto mio: padronissimi di modificarlo a modo vostro a seconda
del gusto d'ogni paese e degli ortaggi che vi si trovano.
Mettete
il solito lesso e per primo cuocete a parte nel brodo un pugnello di fagioli
sgranati ossia freschi: se sono secchi date loro mezza cottura nell'acqua.
Trinciate a strisce sottili cavolo verzotto, spinaci e poca bietola, teneteli
in molle nell'acqua fresca, poi metteteli in una casseruola all'asciutto e
fatta che abbiano l'acqua sul fuoco, scolateli bene strizzandoli col mestolo.
Se trattasi di una minestra per quattro o cinque persone, preparate un battuto
con grammi 40 di prosciutto grasso, uno spicchio d'aglio, un pizzico di
prezzemolo, fatelo soffriggere, poi versatelo nella detta casseruola insieme
con sedano, carota, una patata, uno zucchino e pochissima cipolla, il tutto
tagliato a sottili e corti filetti. Aggiungete i fagioli, e, se credete,
qualche cotenna di maiale come alcuni usano, un poco di sugo di pomodoro, o
conserva, condite con pepe e sale e fate cuocere il tutto con brodo. Per ultimo
versate riso in quantità sufficiente onde il minestrone riesca quasi asciutto e
prima di levarlo gettate nel medesimo un buon pizzico di parmigiano.
Vi
avverto però che questa non è minestra per gli stomachi deboli.
48 PASSATELLI DI SEMOLINO
Semolino
di grana fine, grammi 150.
Parmigiano
grattato, grammi 30.
Latte,
decilitri 6.
Uova,
due intere e due rossi.
Sale,
odore di noce moscata e scorza di limone.
Cuocete
il semolino nel latte, e se vedete che non riesca ben sodo, aggiungetene un altro
pizzico. Salatelo quando è cotto ed aspettate che abbia perduto il calore per
gettarvi le uova e il resto.
Ponete
il composto nella siringa con uno stampino a buchi rotondi piuttosto larghi, e
spingetelo nel brodo bollente, tenendo la siringa perpendicolare e fatelo
bollire finché i passatelli siensi assodati.
Questa
dose potrà bastare per sei o sette persone.
49 RISO CON ZUCCHINI
Prendete
zucchini piccoli del peso del riso che avrete a cuocere e tagliateli a
tocchetti grossi quanto le nocciole. Metteteli a soffriggere nel burro,
conditeli con sale e pepe, e rosolati appena gettateli così durettini nel riso
quando sarà arrivato a mezza cottura, onde finiscano di cuocere insieme.
Il
riso è bene che resti poco brodoso e gli zucchini non si devono disfare. Invece
di brodo potete servirvi di acqua e farlo asciutto: ma allora dategli grazia
colla salsa di pomodoro n. 125, versatela anch'essa nel riso a mezza cottura, e
con parmigiano.
50 ZUPPA CON LE CIPOLLE ALLA FRANCESE
Questa
zuppa si può fare col brodo o col latte, e le seguenti dosi sono sufficienti
per cinque persone.
Pane
bianco, grammi 250.
Gruviera
grattato, grammi 80.
Burro,
grammi 50.
Parmigiano
grattato, grammi 40.
Uova
frullate, n. 3.
Cipolle
bianche grosse, n. 2.
Brodo
o latte, circa litri 1 e mezzo.
Tagliate
a fette sottilissime le cipolle e mettetele al fuoco col burro suddetto; quando
cominciano a prender colore tiratele a molta cottura col brodo, o col latte se
la fate con questo, per poterle passare bene dal setaccio, poi mescolate il passato
nel restante liquido per bagnare la zuppa. Il pane tagliato a fette o a dadini,
arrostitelo e, collocatolo a strati nella zuppiera, conditelo via via colle
uova, il gruviera e il parmigiano. Per ultimo versate bollente il brodo od il
latte e mandatela in tavola.
Se
la fate col latte sarà bene salare abbondantemente le uova. A motivo della
cipolla, chi patisce di scioglimenti non farà male di astenersi da questa
zuppa.
51 STRICHETTI ALLA BOLOGNESE
Intridete
la farina con due uova, grammi 40 di parmigiano grattato fine e l'odore della
noce moscata. Tiratene una sfoglia non tanto sottile e tagliatela con la
rotella smerlata in tante strisce larghe un dito e mezzo. Poi, con la stessa
rotella, tagliate queste strisce in isbieco e alla medesima distanza di un dito
e mezzo per farne tanti pezzetti in forma di mandorla. Prendeteli uno alla
volta e stringete colle dita le quattro punte, due al disopra e due al disotto
per formarne come due anellini attaccati insieme. Cuoceteli nel brodo con poca
cottura. La dose di due uova potrà bastare per cinque persone.
Se
questa minestra vi piace, siatene grati ad una giovane simpatica bolognese,
chiamata la Rondinella, che si compiacque di insegnarmela.
52 ZUPPA DI GAMBERI COL SUGO DI CARNE
Prendendo
per norma una zuppa che dovesse servire a sole quattro persone, bastano grammi
150 di gamberi. Lavateli e metteteli al fuoco con due ramaioli di brodo; cotti
che siano, levateli asciutti e nel liquido che resta sciogliete grammi 30 di
midolla di pane soffritta nel burro, per bagnarli quando li passerete dallo
staccio, dopo averli pestati nel mortaio. Estrattane così tutta la polpa,
unitela a sugo di carne come quello della ricetta n. 4 e se non lo avete in
cucina potete farlo con soli centesimi 30 di carne adatta per quell'uso.
Mescolate ora questo composto al resto del brodo per bagnare la zuppa, che può
essere di pane semplicemente arrostito, o a dadini, fritto nel lardo o
nell'olio.
Servitela
con parmigiano grattato.
53 ZUPPA ALLA STEFANI
L'illustre
poeta dott. Olindo Guerrini, essendo bibliotecario dell'Università di Bologna,
ha modo di prendersi il gusto istruttivo, a quanto pare, di andare scavando le
ossa dei Paladini dell'arte culinaria antica per trarne forse delle illazioni
strabilianti a far ridere i cuochi moderni. Si è compiaciuto perciò di
favorirmi la seguente ricetta tolta da un libriccino a stampa, intitolato:
L'arte di ben cucinare, del signor Bartolomeo Stefani bolognese, cuoco del
Serenissimo Duca di Mantova alla metà del 1600, epoca nella quale si faceva in
cucina grande uso ed abuso di tutti gli odori e sapori, e lo zucchero e la
cannella si mettevano nel brodo, nel lesso e nell'arrosto. Derogando per questa
zuppa dai suoi precetti io mi limiterò, in quanto a odori, a un poco di
prezzemolo e di basilico; e se l'antico cuoco bolognese, incontrandomi
all'altro mondo, me ne facesse rimprovero, mi difenderò col dirgli che i gusti
sono cangiati in meglio; ma che, come avviene in tutte le cose, si passa da un
estremo all'altro e si comincia anche in questa ad esagerare fino al punto di
volere escludere gli aromi e gli odori anche dove sarebbero più opportuni e
necessari. E gli dirò altresì che delle signore alla mia tavola, per un poco di
odore di noce moscata, facevano boccacce da spaventare. Ecco la
RICETTA
DI DETTA ZUPPA PER SEI PERSONE
Cervello
di vitella, o di agnello, o di altra bestia consimile, grammi 120.
Fegatini
di pollo, n. 3.
Uova,
n. 3.
Un
pizzico di prezzemolo ed uno di basilico.
Il
sugo di un quarto di limone.
Scottate
il cervello per poterlo spellare e, tanto questo che i fegatini, soffriggeteli
nel burro e tirateli a cottura col sugo di carne; sale e pepe per condimento.
Ponete
le uova in un pentolo, uniteci il prezzemolo e il basilico tritati, l'agro di
limone, un poco di sale e pepe e frullatele; poi col brodo diaccio, che deve
servire per bagnare la zuppa, diluite il composto poco per volta. Versateci in
ultimo il cervello e i fegatini tagliati a pezzetti, e mettetelo a condensare a
fuoco leggero, muovendolo continuamente col mestolo, ma senza farlo bollire.
Condensato che sia, versatelo nella zuppiera sopra il pane, che già avrete
tagliato a dadi e soffritto nel burro o nell'olio, ma prima spargete sul pane
stesso un pugno di parmigiano grattato.
Questa
minestra riesce delicata e sostanziosa; ma io che coi morbidumi non me la dico
punto, invece del cervello, in questo caso, supplirei con le animelle e in
proposito vi dirò che in certe città, e m'intend'io, dove per ragione del clima
non si può scherzare troppo coi cibi, a forza di mangiar leggero e
preferibilmente cose morbide e liquide, si sono gli abitanti di esse snervato
lo stomaco in modo che questo viscere non può più sopportare alcun nutrimento
un po' grave.
54 ANOLINI ALLA PARMIGIANA
Una
signora di Parma, che non ho il bene di conoscere, andata sposa a Milano, mi
scrive: "Mi prendo la libertà d'inviarle la ricetta di una minestra che a
Parma, mia amata città natale, è di rito nelle solennità famigliari; e non c'è
casa, io credo, ove nei giorni di Natale e Pasqua non si facciano i tradizionali
Anolini". Mi dichiaro obbligato alla prefata signora perché avendo messo
in prova la detta minestra è riuscita di tale mia soddisfazione da poter
rendermi grato al pubblico e all'inclita guarnigione. Dosi per una minestra
sufficiente a quattro o cinque persone:
Magro
di manzo nella coscia, senz'osso, grammi 500
Lardone,
circa grammi 20.
Burro,
grammi 50.
Un
quarto di una cipolla mezzana.
Il
pezzo della carne steccatelo col lardone, legatelo e conditelo con sale, pepe e
l'odore di spezie, poi mettetelo al fuoco in un vaso di terra o in una
casseruola col burro e la cipolla tritata all'ingrosso per rosolarlo col detto
burro. Fatto questo, versare due ramaioli di brodo nel vaso e chiudetelo con
diversi fogli di carta tenuta ferma da una scodella contenente alquanto vino
rosso; e perché poi vino e non acqua non lo sa spiegare neanche la detta
signora. Ora fate bollire dolcemente la carne così preparata per otto o nove
ore, onde ottenere quattro o cinque cucchiaiate di un sugo ristretto e saporito
che passerete dal setaccio strizzando bene e che serberete per il giorno
appresso. Allora formate il composto per riempire gli Anolini con:
Pangrattato
di pane di un giorno, tostato leggermente, grammi 100.
Parmigiano
grattato, grammi 50.
Odore
di noce moscata
Un
uovo e il sugo della carne.
Fate
tutto un impasto omogeneo e tirando tre uova di sfoglia tenuta alquanto tenera
riempite il disco smerlato del n. 162 che ripiegherete in due per ottenere la
forma di una piccola mezza luna. Con questa dose ne otterrete un centinaio che
saranno buoni in brodo o asciutti come i tortellini e riescono leggeri allo
stomaco più di questi. La carne rimasta poi la mangerete sola o con un contorno
d'erbaggi e figurerà come uno stracotto.
Consigliate da La Cucina Economica
Ma non ho capito: stai trascrivendo tutto l'Artusi?? Coraggiosa! Un abbraccio e tanti auguri...cri
RispondiEliminaHo gia' programmato tutto l'Artusi con anche ricette rivisitate nelle cucine dei vari continenti. E' stato divertente. Grazie CRI e a presto
RispondiElimina