Pellegrino Artusi, il Cacimperio ed altre ghiottonerie. 'Vario ed incostante sopra tutti gli altri sentimenti si è il gusto', verità assoluta confermata dal fatto che possiamo incontrare persone facoltose, in cui il gusto per la vita e le cose è incontestabilmente, pessimo ed arrogante, mentre in altre persone di modesta apparenza prevalgono scelte di grande eleganza, sia nel vestirsi che nella buona tavola.
245 RISO PER CONTORNO
Quando
avrete per lesso una pollastra o un cappone mandateli in tavola con un contorno
di riso che vi sta bene. Per non consumar tanto brodo imbiancate il riso
nell'acqua e terminate di cuocerlo col brodo dei detti polli. Tiratelo sodo e,
quando è quasi cotto, dategli sapore con burro e parmigiano in poca quantità;
posto che il riso sia grammi 200, quando lo ritirate dal fuoco legatelo con un
uovo o, meglio, con due rossi.
Se
il riso, invece che al lesso di pollo dovesse servire di contorno a uno
stracotto di vitella di latte o a bracioline, aggiungete agl'ingredienti sopra
indicati due o tre cucchiaiate di spinaci lessati e passati per istaccio.
Avrete allora un riso verde e più delicato.
Si
può dare migliore aspetto a questi contorni restringendo il riso a bagno-maria
entro a uno stampo; ma badate non indurisca troppo, che sarebbe un grave
difetto.
246 CARCIOFI IN TEGLIA
Anche
questo è un piatto di uso famigliare in Toscana, di poca spesa e relativamente
buono. Potendo servire da colazione, per principio o per tramesso in un
desinare di famiglia, non so comprendere come non sia conosciuto in altri
luoghi d'Italia.
Preparate
i carciofi nel modo descritto al n. 186, e dopo averli scossi dalla farina
superflua, distendeteli in una teglia ove abbia cominciato a grillettare olio
buono e in quantità sufficiente. Quando le fette dei carciofi saranno rosolate
da ambe le parti, versate sulle medesime delle uova sbattute, ma avvertite di
non cuocerle troppo. Il condimento di sale e pepe spargetelo parte sui carciofi
e parte nelle uova prima di versarle.
Invece
della teglia potete servirvi della padella; ma allora otterrete una frittata il
cui gusto riuscirà alquanto diverso e inferiore.
247 CACIMPERIO
Chi
frequenta le trattorie può formarsi un'idea della grande varietà dei gusti
nelle persone. Astrazion fatta da quei divoratori, come lupi, che non sanno
distinguere, sto per dire, una torta di marzapane da un piatto di scardiccioni,
sentirete talvolta portare al cielo una vivanda da alcuni giudicata mediocre e
da altri perfino, come pessima, rigettata. Allora vi tornerà in mente la gran
verità di quella sentenza che dice: De gustibus non est dísputandum.
A
questo proposito Giuseppe Averani, trattando Del vitto e delle cene degli
antichi, scrive: "Vario ed incostante sopra tutti gli altri sentimenti si
è il gusto. Imperocché gli organi della lingua, per cui gustiamo i sapori, non
sono d'una maniera in tutti gli uomini e in tutti i climi, e s'alterano sovente
o per mutazione d'età o per infermità o per altra più possente cagione. Per la
qual cosa molti di quei cibi che di soverchio appetiscono i fanciulli, non
allettano gli uomini; e quelle vivande e quelle bevande che gustevoli e
delicate solleticano con diletto e soavità il palato de' sani, non rade volte,
come spiacevoli e sazievoli, sono abbominate dagli infermi. Accade ancora bene
spesso, che una certa fantastica apprensione ci rende più o meno aggradevoli e
piacenti le vivande, secondoché la stravolta immaginazione ce le rappresenta. I
cibi e le vivande rare e strane sono più piacevoli al gusto che le comunali e
nostrali non sono. La carestia e l'abbondanza, il caro e la viltà dà e toglie
il sapore alle vivande: e la comune approvazione de' ghiotti le fa saporite e
dilettevoli. Quindi è avvenuto che tutti i tempi e tutte le nazioni gli stessi
cibi non pregiarono, né buoni e delicati medesimamente gli reputarono".
Io,
per esempio, non sono del parere di Brillat Savarin, che nella sua Physiologie
du goût fa gran caso della fondue (cacimperio) e ne dà la seguente ricetta:
"Pesate,
egli dice, le uova e prendete un terzo del loro peso di formaggio gruviera e un
sesto del loro peso di burro, sale ben poco e pepe a buona misura".
Io,
in opposizione a Savarin, di questo piatto ho poco conto, sembrandomi non possa
servire che come principio in una colazione o per ripiego quando manca di
meglio.
In
Italia essendo questo un piatto speciale ai Torinesi, ritenuto perciò che essi
lo facciano alla perfezione, mi sono procurato da Torino la seguente ricetta la
quale, avendo corrisposto alla prova, ve la descrivo. Basta per sei persone.
Fontina,
netta dalla corteccia, grammi 400.
Burro,
grammi 80.
Rossi
d'uovo, n. 4.
Latte,
quanto basta.
La
fontina è un formaggio poco dissimile dal gruviera, ma alquanto più grasso.
Tagliatelo
a piccoli dadi e tenetelo per due ore in infusione nel latte. Mettete il burro
al fuoco e quando avrà preso colore versateci la fontina, ma del latte, ove è
stata in molle, lasciatecene due sole cucchiaiate. Lavoratela molto col mestolo
senza farla bollire e quando il formaggio sarà tutto sciolto ritiratela dal
fuoco per aggiungervi i rossi. Rimettetela per un poco sul fuoco rimestandola
ancora e, d'inverno, versatela in un vassoio caldo.
Se
è venuta bene non dev'essere né granulosa, né far le fila; ma aver l'apparenza
di una densa crema. A Torino ho visto servirla con uno strato superficiale di
tartufi bianchi crudi tagliati a fettine sottili come un velo.
248 TORTINO DI POMODORI
Fate
bollire dei pomodori tagliati a pezzi in un soffritto di aglio, prezzemolo e
olio; sale e pepe per condimento.
Quando
saranno cotti in maniera che il loro sugo si sia condensato, passatelo e
rimettetelo al fuoco con uova in proporzione, frullate avanti. Aggiungete un
pizzico di parmigiano, mescolate e quando le uova saranno assodate, versatele
in un vassoio e contornatele di crostini tagliati a mandorle e fritti nel burro
o nel lardo.
Qualche
foglia di nepitella, o un pizzico di regamo, dopo passato il sugo, dà al
tortino un odore gradevole.
249 TORTINI DI RICOTTA
Ricotta,
grammi 200.
Parmigiano
grattato, grammi 50.
Farina,
grammi 30.
Uova,
n. 2.
Prezzemolo
tritato, un pizzico.
Odore
di spezie.
Sale,
quanto occorre.
Formate
un impasto coi suddetti ingredienti, versatelo sulla spianatoia sopra a un
leggero strato di farina e fategliene prender tanta, con le mani infarinate, da
poter formare dodici crocchette morbide che schiaccerete alquanto. Mettete una
sauté o una teglia al fuoco con un pezzo di burro per rosolarle, e quando
avranno preso colore da ambedue le parti bagnatele con sugo di pomodoro o
conserva sciolta nell'acqua.
Possono
servir da tramesso e possono esser portate in tavola accompagnate da una
bistecca o da un pezzo di rosbiffe caldo.
250 CROSTINI DI TRE COLORI
Prendete
due chifels e tagliateli a rotelline grosse un centimetro che friggerete nel
burro o nell'olio. Prendete degli spinaci tirati col sugo o col burro e
parmigiano, tritati fini, e coprite le fette del chifel con uno strato dei
medesimi. Prendete due uova sode, sgusciatele, tagliatele a metà per traverso e
mettete da parte i torli. Del bianco tagliate tanti cerchietti concentrici e
poneteli sopra lo strato degli spinaci. Del torlo fatene tanti pezzetti o dadi
grossetti e poneteli in mezzo ai cerchietti del bianco. Così formerete dei
crostini che potranno contornare un piatto d'arrosto i quali avendo per base il
pane fritto coperto dal verde degli spinaci, col bianco e il giallo-rosso delle
uova figureranno di tre colori; ma sono più belli che buoni.
251 INSALATA MAIONESE
Certi
cuochi di cattivo gusto vi presentano questa insalata composta di tanti
intrugli da dovervi raccomandare il giorno appresso all'olio di ricino o
all'acqua ungherese. Alcuni la fanno col pollo lesso, altri perfino con avanzi
di carne qualunque arrostita; ma è da preferirsi sempre il pesce, specialmente
se di qualità fine come sarebbe il dentice, l'ombrina, il ragno, lo storione,
oppure i gamberi sbucciati, l'arigusta, e, per ultimo, il palombo. Io vi
indicherò la seguente che, a mio parere, per essere la più semplice è la più
buona.
Prendete
insalata romana o lattuga, tagliatela a strisce larghe un dito, mescolateci
barbabietole e patate lesse tagliate a fette sottili, alcune acciughe lavate,
nettate dalla spina e tagliate in quattro o cinque parti, ed infine pesce lesso
a pezzetti. Potete aggiungere al più alcuni capperi e la polpa di due o tre
olive indolcite. Condite ogni cosa insieme con sale, olio e non molto aceto,
rivoltatela onde prenda bene il condimento ed ammucchiatela tutta insieme che
faccia la colma.
Fate
una salsa maionese come quella del n. 126 che, nella dose ivi indicata, potrà
bastare per sette od otto persone; ma invece del pepe datele il piccante con un
cucchiaino di senapa ed al limone aggiungete un gocciolo di aceto, in cui
potete stemperare la senapa. Con questa salsa spalmate tutta l'insalata alla
superficie e poi fioritela con altre fette di barbabietole e patate intercalate
in modo che facciano bella mostra; se avete uno stampino adatto collocate in
cima all'insalata, per bellezza, non per mangiarlo, un fiore fatto col burro.
A
proposito d'insalata, a me sembra che il radicchio cotto, col suo sapore
amarognolo, stia molto bene insieme colla barbabietola, la quale è dolce.
252 PIZZA A LIBRETTI
Una
signora mi scrive: "Voglio insegnarle, come mi ero proposta, una buona ed
elegante pizza fritta; ma guai a lei se la chiamerà stiacciata, perché deve
riuscire tutt'altro. La chiami pizza a libretti e sarà nel vero".
In
obbedienza all'ordine della signora, avendo fatto due prove di questa pizza a
libretti, che sono riescite bene, ve la descrivo.
Tirate
una sfoglia non troppo soda e quanto più potrete sottile intridendo la farina
con due uova, un pizzico di sale e tre cucchiaiate di cognac o di spirito, e
forse meglio di fumetto. Fatta la sfoglia ungetela con grammi 20 di burro
sciolto e arrotolatela, ossia piegatela sopra sé stessa alla larghezza di 10 a
11 centimetri, ma che la parte unta resti all'interno; indi tagliate il rotolo
a metà per la sua lunghezza e poi per traverso a proporzionate distanze onde
ottenere tanti rettangoli e a questi pigiate con le dita l'orlo esterno, ossia
la costola che non è stata tagliata. Friggeteli in padella con molto unto e
prima di servirli spolverizzateli di zucchero a velo. Se vengono bene vedrete
che questi libretti si aprono e restano sfogliati.
Questa
dose potrà bastare per quattro persone.
Consigliate da La Cucina Economica
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