Pellegrino Artusi, Ricciarelli e Cavallucci. Le
origini dei «Ricciarelli di Siena» sono legate a quelle del Marzapane, dolce a
base di mandorle e zucchero, la cui diffusione a Siena
risale al XV secolo. A partire dal 1400 le cronache locali segnalano la presenza dei Marzapani e Marzapanetti, biscottini di forma quadrata ricavati dal Marzapane, all'usanza senese, sulle tavole dei più sontuosi banchetti d'Italia. La lavorazione e la vendita dei «Ricciarelli di Siena» avveniva nei conventi o nelle botteghe degli speziali, le farmacie di un tempo, unici luoghi nei quali potevano essere recuperate le spezie e gli aromi indispensabili per certe preziose ricette. Particolari anche le tecniche di lavorazione di questi tipici dolci senesi che prevedono che la superficie del prodotto venga cosparsa da zucchero a velo prima di effettuarne la cottura e che la base sia protetta da ostie di amido.
risale al XV secolo. A partire dal 1400 le cronache locali segnalano la presenza dei Marzapani e Marzapanetti, biscottini di forma quadrata ricavati dal Marzapane, all'usanza senese, sulle tavole dei più sontuosi banchetti d'Italia. La lavorazione e la vendita dei «Ricciarelli di Siena» avveniva nei conventi o nelle botteghe degli speziali, le farmacie di un tempo, unici luoghi nei quali potevano essere recuperate le spezie e gli aromi indispensabili per certe preziose ricette. Particolari anche le tecniche di lavorazione di questi tipici dolci senesi che prevedono che la superficie del prodotto venga cosparsa da zucchero a velo prima di effettuarne la cottura e che la base sia protetta da ostie di amido.
619 CAVALLUCCI DI SIENA
Con
questa ricetta intendo indicarvi il modo di poterli imitare, ma non di farli
del tutto precisi perché se nel sapore all'incirca ci siamo, la manipolazione
lascia a desiderare, ed è cosa naturale. Dove si lavora in grande e con
processi che sono un segreto ai profani, l'imitazione zoppica sempre.
Farina,
grammi 300.
Zucchero
biondo, grammi 300.
Noci
sgusciate, grammi 100.
Arancio
candito, grammi 50.
Anaci,
grammi 15.
Spezie
e cannella in polvere, grammi 5.
Le
noci tritatele alla grossezza della veccia all'incirca.
L'arancio
tagliatelo a dadettini.
Lo
zucchero mettetelo al fuoco con un terzo del suo peso di acqua e quando è
ridotto a cottura di filo gettate in esso tutti gli ingredienti, mescolate e
versate il composto caldo nella spianatoia sopra la farina per intriderla; ma
per far questo vedrete che vi occorrerà dell'altra farina, la quale serve a
ridurre la pasta consistente. Formate allora i cavallucci, dei quali, con
questa dose, ne otterrete oltre a 40, e siccome, a motivo dello zucchero,
questa pasta appiccica, spolverizzateli di farina alla superficie. Collocateli
in una teglia e cuoceteli in bianco a moderato calore. State molto attenti alla
cottura dello zucchero, perché se cuoce troppo diventa scuro. Quando,
prendendone una goccia tra il pollice e l'indice, comincia a filare, basta per
questo uso.
620 RICCIARELLI DI SIENA
Zucchero
bianco fine, grammi 220.
Mandorle
dolci, grammi 200.
Dette
amare, grammi 20.
Chiare
d'uovo, n. 2.
Odore
di buccia d'arancio.
Sbucciate
le mandorle, asciugatele bene al sole o al fuoco e pestatele finissime nel
mortaio con due cucchiaiate del detto zucchero, versato in diverse volte; poi
uniteci il resto dello zucchero mescolando bene.
Montate
le chiare in un vaso qualunque e versateci le mandorle così preparate e la
buccia dell'arancio grattata. Mescolate di nuovo con un mestolo e versate il
composto sulla spianatoia sopra a un leggero strato di farina per fargliene
prendere soltanto quella ben poca quantità che occorre per tirare leggermente
col matterello una stiacciata morbida, grossa mezzo dito. Allora tagliateli con
la forma qui sotto segnata [figura13] e ne otterrete da 16 a 18 per cuocerli
nel seguente modo:
Prendete
una teglia, fatele uno strato di crusca alto quanto uno scudo e copritelo tutto
di cialde per posarvi su i ricciarelli e cuocerli al forno a moderato calore
onde restino teneri. in mancanza del forno, che sarebbe il più opportuno,
servitevi del forno da campagna.
Dopo
cotti tagliate via la cialda che sopravanza agli orli di queste paste, che
riescono di qualità fine.
621 CIALDONI
Ponete
in un pentolo:
Farina,
grammi 80.
Zucchero
biondo, grammi 30.
Lardo
vergine e appena tiepido, grammi 20.
Acqua
diaccia, sette cucchiaiate.
Sciogliete
prima, coll'acqua, la farina e lo zucchero, poi aggiungete il lardo.
Ponete
sopra un fornello ardente il ferro da cialde e quando è ben caldo apritelo e
versatevi sopra ogni volta mezza cucchiaiata della detta pastella; stringete le
due parti del ferro insieme, passatelo sul fuoco da una parte e dall'altra,
levate le sbavature con un coltello ed apritelo quando conoscerete che la
cialda ha preso il color nocciola. Allora distaccatela alquanto da una parte
col coltello e subito così calda sopra il ferro medesimo o sopra a un
canovaccio disteso sul focolare arrotolatela con un bocciolo di canna o
semplicemente colle mani. Quest'ultima operazione bisogna farla molto svelti
perché se la cialda si diaccia non potrete più avvolgerla su sé stessa. Se le
cialde restassero attaccate al ferro ungetelo a quando a quando col lardo, e se
non venissero tutte unite, aggiungete un po' di farina.
Sapete già che i cialdoni si possono servir soli;
ma è meglio accompagnarli con la panna o con la crema montata ed anche col
latte brûlé o col latte alla portoghese.
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