Pellegrino Artusi, il Savarin. La
scoperta di un piatto nuovo è più preziosa per il genere umano che la scoperta
di una nuova stella. Galatticamente vera, questa
affermazione del filosofo del cibo Anthelme Brillat-Savarin: consiglio caldamente la lettura del suo mirabile capolavoro, 'Physiologie
du goût', La fisiologia del gusto, a tutti quelli che, per un motivo o per l'altro, stanno pensando di emigrare su un'altro pianeta. Il savarin è un tipico dolce francese che gli venne dedicato, nella seconda metà dell’Ottocento, dai due fratelli Julien, pasticcieri
alla corte di Napoleone III. Suo il merito della creazione dello sciroppo che lo inzuppa. Per non far confusione, ha lo stesso nome, Savarin appunto, anche lo stampo
circolare con la cupola arrotondata e un foro centrale usato per prepararlo.
563 SAVARIN
Ad
onore forse di Brillat-Savarin fu applicato a questo dolce un tal nome.
Contentiamoci dunque di chiamarlo alla francese, e di raccomandarlo per la sua
bontà ed eleganza di forma, ad ottenere la quale occorre uno stampo a forma
rotonda, col buco nel mezzo, convesso alla parte esterna e di capacità doppia
del composto che deve entrarvi.
Farina
d'Ungheria o finissima, grammi 180.
Burro,
grammi 60.
Zucchero,
grammi 40.
Mandorle
dolci, grammi 40,
Latte,
decilitri 2.
Uova,
due rossi e una chiara.
Una
presa di sale.
Lievito
di birra, quanto un piccolo uovo.
Ungete
lo stampo con burro diaccio, spolverizzatelo di farina comune mista con
zucchero a velo e spargete in fondo al medesimo le dette mandorle sbucciate e
tagliate a filetti corti. Se le tostate, farete meglio.
Stemperate
ed impastate il lievito con un gocciolo del detto latte tiepido e con un buon
pizzico della farina d'Ungheria per fare un piccolo pane che porrete a lievitare
come quello del Babà n. 565. Ponete il resto della farina e gli altri
ingredienti meno il latte che va aggiunto a poco per volta in una catinella, e
cominciate a lavorarli col mestolo; poi uniteci il lievito e quando il composto
sarà lavorato in modo che si distacchi bene dalla catinella, versatelo nello
stampo sopra le mandorle. Ora mettetelo a lievitare in luogo appena tiepido e
ben riparato dall'aria, prevenendovi che per questa seconda lievitatura
occorreranno quattro o cinque ore. Cuocetelo al forno comune o al forno da
campagna e frattanto preparate il seguente composto: fate bollire grammi 30 di
zucchero in due dita, di bicchiere, d'acqua e quando l'avrete ridotto a
sciroppo denso, ritiratelo dal fuoco e, diaccio che sia, aggiungete un cucchiaino
di zucchero vanigliato e due cucchiaiate di rhum oppure di kirsch; poi sformate
il savarin e così caldo, con un pennello, spalmatelo tutto di questo sciroppo,
finché ne avrete. Servite il dolce caldo o diaccio a piacere.
Questa
dose, benché piccola, può bastare per cinque o sei persone. Se vedete che
l'impasto diventasse troppo liquido con l'intera dose del latte, lasciatene
indietro un poco. Si può fare anche senza le mandorle.
564 GÂTEAU À LA NOISETTE
A
questo dolce diamogli un titolo pomposo alla francese, che non sarà del tutto
demeritato.
Farina
di riso, grammi 125.
Zucchero,
grammi 170.
Burro,
grammi 100.
Mandorle
dolci, grammi 50.
Nocciole
sgusciate, grammi 50.
Uova,
n. 4.
Odore
di vainiglia.
Le
nocciole (avellane) sbucciatele coll'acqua calda come le mandorle e le une e le
altre asciugatele bene al sole o al fuoco. Poi, dopo averle pestate finissime,
con due cucchiaiate del detto zucchero mescolatele alla farina di riso.
Lavorate bene le uova col resto dello zucchero, indi versateci dentro la detta
miscela e dimenate molto colla frusta il composto. Infine aggiungete il burro
liquefatto e tornate a lavorarlo. Ponetelo in uno stampo liscio di forma
rotonda e alquanto stretta onde venga alto quattro o cinque dita, e cuocetelo
in forno a moderato calore. Servitelo freddo.
Questa
dose potrà bastare per sei o sette persone.
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