Pellegrino Artusi, i krapfen e altri dolci d'Oltralpe. Saranno anche Krapfen, ma noi li chiamiamo Bomboloni, sono tra quei ricordi di infanzia che mi fanno venire le lacrime agli
occhi. Non c'era niente di più buono del 'bombolone alla crema', quello incrostato di zucchero grosso, che si mangiava al mare, dopo aver fatto il bagno, come merenda. Si rimaneva ad aspettare, con l'asciugamano sulle spalle, un pò infreddoliti, l'urlo ormai familiare del venditore. Arrivava deciso, coi piedi cotti dalla sabbia rovente, la pesante cassetta bianca sulla spalla, verso i gruppi di bambini, andava a colpo sicuro, sapeva di essere una tentazione irresistibile per tutti noi. Sono felice di averli mangiati quando ancora si friggevano nello strutto, perchè ora non hanno più lo stesso sapore.
559 STRUDEL
Non
vi sgomentate se questo dolce vi pare un intruglio nella sua composizione e se
dopo cotto vi sembrerà qualche cosa di brutto come un'enorme sanguisuga, o un
informe serpentaccio, perché poi al gusto vi piacerà.
Mele
reínettes, o mele tenere di buona qualità, gr. 500.
Farina,
grammi 250.
Burro,
grammi 100.
Uva
di Corinto, grammi 85.
Zucchero
in polvere, grammi 85.
Raschiatura
di un limone.
Cannella
in polvere due o tre prese.
Spegnete
la farina con latte caldo, burro, quanto una noce, un uovo e un pizzico di sale
per farne una pasta piuttosto soda che lascerete riposare un poco prima di
servirvene. Tirate con questa pasta una sfoglia sottile come quella dei
taglierini e, lasciando gli orli scoperti, distendetevi sopra le mele che
avrete prima sbucciate, nettate dai torsoli e tagliate a fette sottili. Sul
suolo delle mele spargete l'uva, la raschiatura di limone, la cannella, lo
zucchero e infine i 100 grammi di burro liquefatto, lasciandone un po' indietro
per l'uso che sentirete. Ciò fatto avvolgete la sfoglia sopra sé stessa per
formarne un rotolo ripieno che adatterete in una teglia di rame, già unta col
burro, assecondando per necessità la forma rotonda della medesima; col burro
avanzato ungete tutta la parte esterna del dolce e mandatelo al forno.
Avvertite che l'uva di Corinto, o sultanina, è diversa dall'uva passolina.
Questa è piccola e nera; l'altra è il doppio più grossa, di colore castagno
chiaro e senza vinaccioli anch'essa. Il limone raschiatelo con un vetro.
560 PRESNITZ
Eccovi
un altro dolce di tedescheria e come buono! Ne vidi uno che era fattura della
prima pasticceria di Trieste, lo assaggiai e mi piacque. Chiestane la ricetta
la misi alla prova e riuscì perfettamente; quindi, mentre ve lo descrivo, mi
dichiaro gratissimo alla gentilezza di chi mi fece questo favore.
Uva
sultanina, grammi 160.
Zucchero,
grammi 130.
Noci
sgusciate, grammi 130.
Focaccia
rafferma, grammi 110.
Mandorle
dolci sbucciate, grammi 60.
Pinoli,
grammi 60.
Cedro
candito, grammi 35.
Arancio
candito, grammi 35.
Spezie
composte di cannella, garofani e macis, grammi 5.
Sale,
grammi 2.
Cipro,
decilitri l.
Rhum,
decilitri l.
L'uva
sultanina, dopo averla nettata, mettetela in infusione nel cipro e nel rhum
mescolati insieme; lasciatela così diverse ore e levatela quando comincia a
gonfiare. I pinoli tagliateli in tre parti per traverso, i frutti canditi
tagliateli a piccolissimi dadi, le noci e le mandorle tritatele con la lunetta
alla grossezza del riso all'incirca, e la focaccia, che può essere una pasta della
natura dei brioches o del panettone di Milano, grattatela o sbriciolatela.
L'uva lasciatela intera e poi mescolate ogni cosa insieme, il rhum e il cipro
compresivi.
Questo
è il ripieno; ora bisogna chiuderlo in una pasta sfoglia per la quale può servirvi
la ricetta del n. 155 nella proporzione di farina gr. 160 e burro gr. 80.
Tiratela stretta, lunga e della grossezza poco più di uno scudo.
Distendete
sulla medesima il ripieno e fatene un rocchio a guisa di salsicciotto tirando
la sfoglia sugli orli per congiungerla. Dategli la circonferenza di 10
centimetri circa, schiacciatelo alquanto o lasciatelo tondo, ponetelo entro a
una teglia di rame unta col burro avvolto intorno a sé stesso come farebbe la
serpe; però non troppo serrato. Infine, con un pennello, spalmatelo con un
composto liquido di burro sciolto e un rosso d'uovo.
Invece
di uno potete farne due, se vi pare, con questa stessa dose, la metà della
quale io ritengo che basterebbe per sette od otto persone.
561 KUGELHUPF
Farina
d'Ungheria o finissima, grammi 200.
Burro,
grammi 100.
Zucchero,
grammi 50.
Uva
sultanina, grammi 50.
Lievito
di birra, grammi 30.
Uova,
uno intero e due rossi.
Sale,
un pizzico.
Odore
di scorza di limone.
Latte,
quanto basta.
Intridete
il lievito col latte tiepido e un pugno della detta farina per formare un
piccolo pane piuttosto sodo; fategli un taglio in croce e ponetelo in una
cazzarolina con un velo di latte sotto, coperta e vicina al fuoco, badando che
questo non la scaldi troppo.
D'inverno
sciogliete il burro a bagno-maria poi lavoratelo alquanto coll'uovo intero,
indi versate lo zucchero e poi la farina, i rossi d'uovo, il sale e l'odore,
mescolando bene. Ora, aggiungete il lievito che nel frattempo avrà già gonfiato
e con cucchiaiate di latte tiepido, versate una alla volta, lavorate il
composto con un mestolo entro a una catinella per più di mezz'ora riducendolo a
una consistenza alquanto liquida, non però troppo. Per ultimo versate l'uva e
mettetelo in uno stampo liscio imburrato e spolverizzato di zucchero a velo
misto a farina, ove il composto non raggiunga la metà del vaso che porrete ben
coperto in caldana o in un luogo di temperatura tiepida a lievitare, al che ci
vorranno due o tre ore.
Quando
sarà ben cresciuto da arrivare alla bocca del vaso, mettetelo in forno a calore
non troppo ardente, sformatelo diaccio, spolverizzatelo di zucchero a velo o se
credete (questo è a piacere) annaffiatelo col rhum.
562 KRAPFEN II
Fatti
nel seguente modo riescono più gentili di quelli del n. 182, specialmente se
devono servire come piatto dolce, e prenderanno la figura di palle lisce senza
alcuna impressione sopra.
Farina
d'Ungheria, grammi 200.
Burro,
grammi 50.
Lievito
di birra, grammi 20.
Latte
o panna meno di un decilitro, onde il composto riesca sodettino.
Rossi
d'uovo, n. 3.
Zucchero,
un cucchiaino.
Sale,
una buona presa.
Mettete
in una tazza il lievito con una cucchiaiata della farina e, stemperandolo con
un poco del detto latte tiepido, ponetelo a lievitare vicino al fuoco. Poi in
una catinella versate il burro, sciolto d'inverno a bagnomaria, e lavoratelo
con un mestolo, gettandovi i rossi d'uovo uno alla volta, indi versate il resto
della farina, il lievito quando sarà cresciuto del doppio, il latte a poco per
volta, il sale e lo zucchero, lavorando il composto con una mano fino a che non
si distacchi dalla catinella. Fatto ciò stacciatevi sopra un sottil velo di
farina comune e mettetelo a lievitare in luogo tiepido entro al suo vaso e
quando il composto sarà cresciuto versatelo sulla spianatoia sopra a un velo di
farina e leggermente col matterello assottigliatelo alla grossezza di mezzo
dito; indi, servendovi dello stampo della ricetta n. 7, tagliatelo in 24 dischi
sulla metà dei quali porrete, quanto una piccola noce, conserva di frutta o
crema pasticcera. Bagnate questi dischi all'ingiro con un dito intinto nel
latte per coprirli e appiccicarli coi 12 rimasti vuoti; lievitateli e
friggeteli in molto unto, olio o strutto che sia, spolverizzateli di zucchero a
velo quando non saranno più a bollore e serviteli. Se trattasi di doppia dose,
grammi 30 di lievito potranno bastare.
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