Nel vegetarianismo si possono distinguere diverse pratiche alimentari, che si producono
in abitudini dietetiche che, sebbene possono essere anche molto differenti l'una dall'altra, sono tutte accomunate dalla rigorosa esclusione della carne di qualsiasi animale.
Pitagora
è tradizionalmente considerato l'iniziatore del vegetarianismo in Occidente
grazie ad alcuni versi delle Metamorfosi di Ovidio, che lo descrivono come il
primo degli antichi a scagliarsi contro l'abitudine di cibarsi di animali,
reputata dal filosofo un'inutile causa di stragi, dato che la terra offre
piante e frutti sufficienti a nutrirsi senza spargimenti di sangue; Ovidio lega
il vegetarianismo di Pitagora alla credenza nella metempsicosi, secondo cui
negli animali non vi è un'anima diversa da quella degli esseri umani. Ma, per essere più precisi, in quale delle
seguenti correnti, il grande filosofo, poteva trovare una maggiore comunanza di
pensiero?
Latto-ovo-vegetarianismo: esclude gli alimenti che derivano dall’uccisione
diretta di animali sia terrestri sia marini, quali carne, pesce, molluschi e
crostacei; ammette qualunque alimento di origine vegetale, i prodotti animali
indiretti, ovvero latte e derivati, uova e miele, oltre ad alghe, funghi (di
cui fanno parte i lieviti) e batteri (come i fermenti lattici). Questo regime
vegetariano è il più diffuso nei paesi occidentali, tanto che nel linguaggio
comune la dieta associata è erroneamente indicata, per sineddoche, come dieta
vegetariana;
Latto-vegetarianismo: come il latto-ovo-vegetarianismo, ma esclude
anche le uova. È un modello dietetico frequente nella tradizione asiatico-indiana,
di cui fanno parte le diete sattva o yogiche e altre di estrazione induista
come la dieta vaishnava, tra i cui precetti è compresa l'astensione dai funghi;
Ovo-vegetarianismo: come il latto-ovo-vegetarianismo, ma esclude
anche latte e derivati;
Vegetalismo o veganismo dietetico: esclude tutti gli alimenti di origine animale
(carne, pesce, molluschi e crostacei, latte e derivati, uova, miele e altri
prodotti delle api) e ammette qualunque alimento di origine vegetale, oltre ad
alghe, funghi e batteri;
Crudismo vegano: ammette esclusivamente cibi vegetali non
sottoposti a trattamenti termici oltre i 40 °C (è ammessa l'essiccazione).
Questo modello dietetico è composto prevalentemente da frutta, verdura, noci e
semi, cereali e legumi germogliati. È da distinguersi dal crudismo non vegano,
in cui si utilizzano latticini non pastorizzati e perfino carne e pesce crudi;
Fruttarismo: pratica alimentare a base di frutta, frutta secca
e semi. Oltre alla frutta intesa come frutto dolce della pianta (mela, pesca,
albicocca, ecc.), viene contemplato anche il consumo di ortaggi a frutto come
pomodori, peperoni, zucchine e cetrioli. Si basa sull’idea che la frutta sia il
cibo elettivo per l'uomo.
Pitagora
andò anche oltre, mai contento di ogni risultato ottenuto, con un occhio al
passato ed uno al futuro, vegetariano al 100%, decise anche di astenersi, lui e
tutti i seguaci la sua Scuola, dal mangiare le
fave, tanto che, secondo la leggenda, messo in fuga dagli scherani di Cilone di
Crotone, preferì farsi raggiungere ed uccidere piuttosto che mettersi in salvo
in un campo di fave.
Le
ipotesi che si trassero a posteriori ne danno un interpretazione fisica
collegata al favismo, malattia dilagante nel crotonese, ed una spirituale che
vede le fave connesse al mondo dei morti e quindi dell’impurità.
A me piace pensare che il filosofo gentile, che amava gli animali e li rispettava, amasse anche le fave tanto da preferire vederle fiorire in brevi racemi di fiori pentameri dal vessillo ondulato, inebrianti corolle bianche striate di viola, ondeggianti al vento, nei campi del crotonese, piuttosto che sgranocchiarle con pane e pecorino, perchè forse anche i fiori oltre agli animali hanno un'anima.
A me piace pensare che il filosofo gentile, che amava gli animali e li rispettava, amasse anche le fave tanto da preferire vederle fiorire in brevi racemi di fiori pentameri dal vessillo ondulato, inebrianti corolle bianche striate di viola, ondeggianti al vento, nei campi del crotonese, piuttosto che sgranocchiarle con pane e pecorino, perchè forse anche i fiori oltre agli animali hanno un'anima.
La
cucina economica ha scelto la ricetta della zuppa al pesto di fave
Lessare
per circa 8 minuti in una pentola a pressione 450 grammi di fave sgusciate in
acqua bollente non salata, poi scolarle e passarle con il passaverdura per
eliminare la buccia (il disco con i fori di media grandezza è ideale). Poi sciogliere
40 grammi di burro in una casseruola, unire 40 grammi di farina setacciata e
400 grammi di latte versato a filo. Lasciare che questo roux prenda il bollore
e fare addensare, sempre rimestando, per circa 8 minuti. A questo punto
aggiungere il passato di fave, sale, mescolare e lasciare cuocere per altri 2
minuti. Servire la minestra condendo ogni piatto con un totale di 80 grammi di
pecorino tagliato a scaglie, un po’ di pepe macinato fresco e con un giro di
olio extravergine di oliva.
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