cucina,ricette La Cucina Economica: Pitagora? Vegetariano o Vegano?

martedì 8 ottobre 2013

Pitagora? Vegetariano o Vegano?


Nel vegetarianismo si possono distinguere diverse pratiche alimentari, che si producono 



in abitudini dietetiche che, sebbene possono essere anche molto differenti l'una dall'altra, sono tutte accomunate dalla rigorosa esclusione della carne di qualsiasi animale.

Pitagora è tradizionalmente considerato l'iniziatore del vegetarianismo in Occidente grazie ad alcuni versi delle Metamorfosi di Ovidio, che lo descrivono come il primo degli antichi a scagliarsi contro l'abitudine di cibarsi di animali, reputata dal filosofo un'inutile causa di stragi, dato che la terra offre piante e frutti sufficienti a nutrirsi senza spargimenti di sangue; Ovidio lega il vegetarianismo di Pitagora alla credenza nella metempsicosi, secondo cui negli animali non vi è un'anima diversa da quella degli esseri umani. Ma, per essere più precisi, in quale delle seguenti correnti, il grande filosofo, poteva trovare una maggiore comunanza di pensiero?


Latto-ovo-vegetarianismo: esclude gli alimenti che derivano dall’uccisione diretta di animali sia terrestri sia marini, quali carne, pesce, molluschi e crostacei; ammette qualunque alimento di origine vegetale, i prodotti animali indiretti, ovvero latte e derivati, uova e miele, oltre ad alghe, funghi (di cui fanno parte i lieviti) e batteri (come i fermenti lattici). Questo regime vegetariano è il più diffuso nei paesi occidentali, tanto che nel linguaggio comune la dieta associata è erroneamente indicata, per sineddoche, come dieta vegetariana;

Latto-vegetarianismo: come il latto-ovo-vegetarianismo, ma esclude anche le uova. È un modello dietetico frequente nella tradizione asiatico-indiana, di cui fanno parte le diete sattva o yogiche e altre di estrazione induista come la dieta vaishnava, tra i cui precetti è compresa l'astensione dai funghi;

Ovo-vegetarianismo: come il latto-ovo-vegetarianismo, ma esclude anche latte e derivati;

Vegetalismo o veganismo dietetico: esclude tutti gli alimenti di origine animale (carne, pesce, molluschi e crostacei, latte e derivati, uova, miele e altri prodotti delle api) e ammette qualunque alimento di origine vegetale, oltre ad alghe, funghi e batteri;

Crudismo vegano: ammette esclusivamente cibi vegetali non sottoposti a trattamenti termici oltre i 40 °C (è ammessa l'essiccazione). Questo modello dietetico è composto prevalentemente da frutta, verdura, noci e semi, cereali e legumi germogliati. È da distinguersi dal crudismo non vegano, in cui si utilizzano latticini non pastorizzati e perfino carne e pesce crudi;

Fruttarismo: pratica alimentare a base di frutta, frutta secca e semi. Oltre alla frutta intesa come frutto dolce della pianta (mela, pesca, albicocca, ecc.), viene contemplato anche il consumo di ortaggi a frutto come pomodori, peperoni, zucchine e cetrioli. Si basa sull’idea che la frutta sia il cibo elettivo per l'uomo.

Pitagora andò anche oltre, mai contento di ogni risultato ottenuto, con un occhio al passato ed uno al futuro, vegetariano al 100%, decise anche di astenersi, lui e tutti i seguaci la sua Scuola, dal mangiare le fave, tanto che, secondo la leggenda, messo in fuga dagli scherani di Cilone di Crotone, preferì farsi raggiungere ed uccidere piuttosto che mettersi in salvo in un campo di fave.

Le ipotesi che si trassero a posteriori ne danno un interpretazione fisica collegata al favismo, malattia dilagante nel crotonese, ed una spirituale che vede le fave connesse al mondo dei morti e quindi dell’impurità. 

A me piace pensare che il filosofo gentile, che amava gli animali e li rispettava, amasse anche le fave tanto da preferire vederle fiorire in brevi racemi di fiori pentameri dal vessillo ondulato, inebrianti corolle bianche striate di viola, ondeggianti al vento, nei campi del crotonese, piuttosto che sgranocchiarle con pane e pecorino, perchè forse anche i fiori oltre agli animali hanno un'anima.

La cucina economica ha scelto la ricetta  della   zuppa al pesto di fave



Lessare per circa 8 minuti in una pentola a pressione 450 grammi di fave sgusciate in acqua bollente non salata, poi scolarle e passarle con il passaverdura per eliminare la buccia (il disco con i fori di media grandezza è ideale). Poi sciogliere 40 grammi di burro in una casseruola, unire 40 grammi di farina setacciata e 400 grammi di latte versato a filo. Lasciare che questo roux prenda il bollore e fare addensare, sempre rimestando, per circa 8 minuti. A questo punto aggiungere il passato di fave, sale, mescolare e lasciare cuocere per altri 2 minuti. Servire la minestra condendo ogni piatto con un totale di 80 grammi di pecorino tagliato a scaglie, un po’ di pepe macinato fresco e con un giro di olio extravergine di oliva.



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