Bologna & Tartufi. Ogni
anno quando si ripresenta la stagione del tartufo ecco che mi torna alla memoria
la
‘bottega della Lea’. A Bologna nella zona del mercato, schiacciata tra le
lussuose vetrine degli orefici, la Lea si occupava della sua piccola bottega,
così piccola da contenerla a fatica, lei che era un donnone rubizzo e
sorridente. Tutte le primizie arrivavano sul suo banco prima che altrove, le
trovavi sempre allo scoccare della stagione. Frutta e verdure selvatiche,
riordinate, in fila come soldatini. Davanti alla sua bottega c’era sempre un
rimescolare di donne che arrivavano dalla campagna a portarle le uova, quelle gialle,
per fare ‘la spoja’ migliore, per i tortellini o le tagliatelle col buon ragù bolognese. E poi quando la stagione cambiava, e non si trovavano più le uve
bionde, zuccherine, picchiettate di scuro, cominciavano a comparire sul banco,
bel in vista ma non a portata di mano, i funghi freschissimi, le spugnole che
durano solo un giorno, e sotto a tovaglioli a quadretti cestini pieni del
tartufo che si trova sulle colline attorno a Bologna. Lo portavano al mattino
presto, tartufai grinzosi e baffuti con ancora gli stivali terrosi e a volte i
cani agitati. Chi lo voleva doveva affrettarsi perché neanche a metà mattina la
Lea lo aveva finito e si doveva aspettare fino al giorno dopo o anche oltre. Allora
mi comperavo, pur di gustarlo, le palline più piccole, alla portata delle mie
paghette di studentessa, ma non potevo resistere. A volte mi fermavo anche solo
per annusare e sentirla vociare allegramente. E’ stata lei ad insegnarmi a
mangiarle sull’ovetto,’perché, diceva, tutti san’ fare un ovetto, sfrigolato
nel burro col sale e poi via a tagliarci sopra la trifola’.
Ora
la bottega della Lea non c’è più, da molti anni, ma la sua risata ancora si
sente, laggiù a Bologna in via degli Orefici.
La cucina
economica conserva gelosamente la ricetta delle ovette
col tartufo della Lea
Per
una persona
In
una piccola padella far imbiondire una noce di burro. Rompere il guscio di un
uovo e senza rovinare il tuorlo far scivolare l'uovo intero nella padellina. Far
rapprendere l'albume allargandolo leggermente con un cucchiaio di legno, salare
l'albume e appena, appena il tuorlo. Ancora sul fuoco, grattuggiare parmigiano
reggiano sull'uovo ormai rappreso, facendolo sciogliere un poco. Con una
paletta, o inclinando semplicemente la padella, sistemare l'uovo cotto in una
piatto piano; cospargere il tuorlo di fettine sottili di tartufo ottenute con
l'apposito taglierino.
Gustare
ancora caldo, intingendo dei bastoncini di pane nel rosso d'uovo.
Ciao,bella storia ,buona ricetta.Lisa
RispondiEliminaGrazie Luisa, ci sentiamo alla prossima storia. Buona giornata
RispondiElimina