Rigatoni con la pajata, al dueeee. C'è nè di tutti i tipi, di camerieri. Quello che elenca i piatti, come se recitasse il rosario, quello che mentre ti parla fa cenni ad altri tavoli, quello che
è più veloce della luce e quello che se lo interrompi fa come tua mamma quando lavorava a maglia e cercavi di farle perdere il conto dei punti... trentuunoo, tren..ta-duee, cannnelllloniiii, gra-mi-gna. Insomma è questo che avete imparato a scuola? Guardate questo qua sotto come si muove, e non aveva neanche fatto l'alberghiero!
è più veloce della luce e quello che se lo interrompi fa come tua mamma quando lavorava a maglia e cercavi di farle perdere il conto dei punti... trentuunoo, tren..ta-duee, cannnelllloniiii, gra-mi-gna. Insomma è questo che avete imparato a scuola? Guardate questo qua sotto come si muove, e non aveva neanche fatto l'alberghiero!
Grande! Per abitudine avrei scelto la pasta e fagioli ma questa volta dico '.. a me, rigatoni con la pajata, grazie'. Mi raccomando con la J, non la GL, se dici pagliata, faranno finta di aver capito male e ti porteranno una paillard datata 1972. Arcangelo Dandini invece, romano dei Castelli, quarta generazione di una
stirpe di ristoratori romani, devota da sempre ad una sana tradizione capitolina ed al culto pagano della pajata, lo pronuncia alla perfezione. Come dice lui è un piatto molto rustico, fatto con gli avanzi della macellazione che,
di diritto, spettavano agli operai del macello e che per conseguenza se la mangiavano.
La
cucina economica ha ricevuto in eredità la ricetta storica dei rigatoni con la pajata
Ingredienti
per sei persone
1800
gr di pajata (intestino di vitello da latte)
1800
gr di pomodori pelati
600
gr di rigatoni
1
cucchiaio di conserva di pomodoro
1
cipolla
1
spicchio d’aglio
3
chiodi di garofano
mezzo
bicchiere di vino bianco secco
olio
extravergine di oliva
sale
pepe
La
pajata va, prima di tutto, spogliata del tutto dell’involucro
di pelle che la circonda. Lo spellamento si
effettua incidendo con un coltellino, a uno
dei capi del budello, poca pelle, separandola dal
sottostante intestino carnoso.
Quando
se n’è tirata abbastanza
da poterla afferrare con le dita, si rovescia
come un guanto, srotolando facilmente fino al
completo spellamento.
Dopo
la spellatura, si taglia la pajata in pezzi di circa
20 cm di lunghezza, si ripiega a ciambella ciascun pezzo fissando le estremità
con lo spago da cucina.
La
legatura evita che il contenuto del budello vada
disperso in cottura. Le ciambelle appariranno larghe,
ma si deve tenere conto che si ridurranno molto
cuocendo.
In
un tegame pesante mettere 5 cucchiaiate di olio
d’oliva, aggiungere l’aglio e la cipolla tagliata finemente,
e poi la pajata, girando con un cucchiaio di
legno per evitare che bruci, fino a che sia ben rosolata.
Aggiustare
di sale, pepare, aggiungere tre chiodi
di garofano e mezzo bicchiere di vino bianco
secco,
alzare la fiamma e far evaporare.
Versare nel
tegame i pomodori pelati scolati del loro succo, abbassare
il fuoco, coprire il tegame e cuocere dolcemente per circa 15 minuti. A questo
punto aggiungere la conserva di pomodoro e cuocere dolcemente per circa un’ora. Il
sugo deve restare denso e prendere sapore.
Cuocere
i rigatoni e scolarli al chiodo, condirli con metà del sugo. Servire
in piatti ben caldi, disponendo su ciascun piatto due ciambelle di pajata e
altro sugo.
ottima ricetta,la provo nel rispetto della tradizione romanesca!
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