Pasta per pizza. Certe mattine mi sveglio accussì, con un'idea che non mi abbandona. Mi alzo e senza spazzolarmi i capelli, perchè i sogni della notte non vadano smarriti, sorseggio un caffè.
E' come quello che mia mamma mi ha insegnato a fare, con la cuccumella che mi sono portata dall'Italia. Pasta per pizza. E' un'idea che non mi abbandona, forse l'ho sognata? Ormai da molti anni abito a Nuova York e ancora non mi sono abituata alla luce del mattino, il sole di Napoli è tutta n'antra cosa. Beh, farò un regalo ai miei nuovi amici merricani.
E' come quello che mia mamma mi ha insegnato a fare, con la cuccumella che mi sono portata dall'Italia. Pasta per pizza. E' un'idea che non mi abbandona, forse l'ho sognata? Ormai da molti anni abito a Nuova York e ancora non mi sono abituata alla luce del mattino, il sole di Napoli è tutta n'antra cosa. Beh, farò un regalo ai miei nuovi amici merricani.
John portava sempre il cane nel parco, alla mattina, quando arrivò a casa trovò sotto la porta un bigliettino a quadretti, piegato a metà. Pasta per pizza, non c'era scritto altro. Liza ancora dormiva quando il telefono cominciò a squillare. Ma che ore sono? Pasta per pizza, disse una voce. Robert arrivò alla sua automobile, parcheggiata sotto casa. Ormai era abituato a trovarci di tutto dai i bigliettini delle sue fans, fiori, ciocche di capelli. Oggi niente, strano, forse sto invecchiando. Ma guardando bene, sulla polvere del cofano qualcuno aveva tracciato poche parole: pasta per pizza.
Comincio subito a lavorare perchè la giornata è corta, diceva sempre mammà, non stare con le mani in mano.
Preparo l'impasto per 4 pizze con 500 g di farina di Tipo 2, 10 g di zucchero, 15 g di sale fino, 30 g di olio extravergine
d’oliva italiano, 10 g di lievito di birra
fresco.
In un bicchiere sciolgo il lievito in poca acqua tiepida. Su di una spianatoia metto la farina a fontana; al centro l'acqua e il lievito. Mescolo con le dita, come mi hanno insegnato i miei amici pizzaioli, partendo dal centro della fontana e aggiungendo gradualmente altra acqua.
Quando la farina ha
assorbito quasi tutta l’acqua, aggiungo zucchero e sale ed inizio ad
impastare energicamente, accussì come facevano le donne di una volta. Quando ti è venuto caldo l'impasto è pronto dicevano le donne del quartiere. Allora faccio una palla, la ungo con l’olio e impasto altri 5 minuti. La pasta deve essere elastica,
liscia e un'nà attaccarsi alle mani.
Una volta ottenuta la palla, la sbatto sulla tavola, con cattiveria, per darle forza. Poi la metto in una terrina coperta dalla pillicula, in Italia non ce l'avevamo, mettevamo o' strazziu, e la lascio riposare per 2 ore
a temperatura ambiente; poi in frigorifere per 8 ore.
La giornata è volata, tra poco arrivano gli amici, adorano la mia pizza, ungo una teglia e divido la pasta in 4 pezzi, tagliandola con le mani. La stendo con i polpastrelli e la lascio riposare, poco poco, finisco di stenderla sempre con le mani, perchè la pizza non si stende col mattarello, per essere buona deve prendere il calore delle mani. Poi la lascio crescere nella teglia per 10
minuti.
Accendo il forno a
200°C , stendo la pummarola che mi spediscono da casa, la mozzarella che compro nelle botteghe di Broccolino, un filo d'olio e quando suonano alla porta la inforno, 15 minuti.
Stanca ma felice!
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per il tuo contributo